Anche se la riforma delle pensioni non si farà, la legge di Bilancio del governo Meloni introdurrà diverse novità, quantomeno in merito alle proroghe di alcune misure in scadenza al 31 dicembre 2023. Nel 2024 resteranno in vigore anche misure che consentono un anticipo che va oltre quello concesso dalle misure in attesa di conferma come l’APE sociale o Opzione Donna e quota 103. Infatti esiste una misura che può essere utilizzata anche da soggetti che rientrano nel perimetro di alcune misure che verranno confermate, ma senza quei particolari vincoli che queste misure hanno.

“Salve, sono una invalida di 62 anni con 36 anni di contributi versati. Le ASL mi hanno accertato l’invalidità all’80% e adesso vorrei vedere se riesco a usare questa invalidità per andare in pensione. Mi dite che genere di misura posso utilizzare? secondo me ce ne sono diverse, giusto?”

Pensioni 2024 anche ai nati fino al 1968 senza penalizzazioni e limiti di importo

L’invalidità, pur nella criticità che la situazione comporta e anzi proprio per via di ciò, ha dei vantaggi. Sono previste agevolazioni anche per il pensionamento. Non tutte le misure sono uguali.

In alcuni casi servono molti anni di contributi per la pensione invalidi, in altri casi molti di meno. Alcune misure sono ricche di vincoli e limiti, anche di importo della prestazione, altre invece non hanno nessuna sorta di penalizzazione. La nostra lettrice, per condizioni fisiche di invalidità, età anagrafica e carriera contributiva, non ha solo una possibilità di andare in pensione, ma ne ha diverse. E adesso le analizzeremo tutte confrontandole. Il tutto per verificare quale è la convenienza maggiore che può sfruttare.

APE sociale per invalidi, limiti di importo e limiti di prestazione

Un invalido rientra nell’APE sociale se viene riconosciuto tale con almeno il 74% di disabilità certificata dalle commissioni mediche delle ASL. Servono 63 anni di età ed almeno 30 anni di contributi versati.

Gli invalidi infatti sono una delle 4 categorie che possono sfruttare l’APE sociale fino al 31 dicembre 2023 (ma la misura dovrebbe essere confermata nella manovra di fine anno, fino al 31 dicembre 2024). Insieme ai caregivers, ai disoccupati ed a chi svolge un lavoro gravoso, gli invalidi almeno al 74% rientrano in questo assegno ponte che li accompagna alla pensione a 67 anni.

Tanti i vincoli della pensione con l’APE sociale, anche per gli invalidi

La misura quindi, è limitata nel tempo e vale fino al raggiungimento dell’età pensionabile vigente per la pensione di vecchiaia ordinaria. Inoltre l’APE sociale è una misura che non si indicizza al tasso di inflazione annualmente, e quindi l’importo assegnato alla data di decorrenza, calcolato con il sistema misto, resta tale per tutti gli anni di anticipo a prescindere da inflazione e perequazione. Oltretutto la prestazione non può superare i 1.500 euro di importo. E poi bisogna sapere che la misura è priva di tredicesima mensilità, non prevede Assegni Familiari, integrazioni al trattamento minimo e maggiorazioni. E non è reversibile ai superstiti in caso di prematura scomparsa del lavoratore.

L’Opzione Donna 2023, dentro le invalide e poche altre lavoratrici

Dal primo gennaio 2023 anche Opzione Donna è diventata aperta anche alle lavoratrici invalide. Perché nella proroga 2023 la misura è stata ridotta a sole 4 categorie di potenziali beneficiarie. Niente più pensione a 58 anni per tutte le dipendenti o a 59 anni di età per tutte le autonome come Opzione Donna ha permesso fino al 31 dicembre 2022. Tranne per quante hanno completato i 35 anni di contributi, i 58 o i 59 anni di età entro il 31 dicembre 2021, per le altre Opzione Donna è diventata una misura limitata a poche lavoratrici.

Invalide come dicevamo, ma anche caregiver, disoccupate o assunte in aziende con tavoli di crisi aperti al Ministero del Lavoro. Le lavoratrici invalide, con Opzione Donna possono andare in pensione se entro il 31 dicembre 2022 sono stati completati i 60 anni di età ed i 35 anni di contributi.

Se la lavoratrice ha avuto un figlio durante la sua vita, possono bastare 59 anni di età completati sempre entro l’anno precedente quello di presentazione della domanda, cioè entro il 31 dicembre 2022 per il 2023, ed entro il 31 dicembre 2023 in caso di proroga della misura nel 2024. Se i figli avuti sono due o più invece, l’età da completare scende a 58 anni.

Il calcolo contributivo della pensione con Opzione Donna è il deterrente all’utilizzo della misura

Questi vincoli riguardano anche le caregiver, mentre per disoccupate e lavoratrici in aziende in crisi, 58 anni è l’età anagrafica da considerare. Per tutte le lavoratrici però c’è un vincolo ulteriore da considerare. Che prescinde dai figli avuti, dalla categoria di appartenenza e da tutto ciò che abbiamo detto prima.

Con Opzione Donna la prestazione è sempre calcolata con il sistema contributivo, notoriamente penalizzante sugli importi della prestazione. Soprattutto per le lavoratrici che hanno completato 18 o più anni di versamenti al 31 dicembre 1995, il taglio di pensione è elevato con il sistema contributivo. Perché loro avrebbero diritto al calcolo misto, con applicazione del retributivo fino al 2012. Un taglio che i tecnici hanno dimostrato possa essere superiore anche al 30%. Per quelle che invece hanno carriere più corte prima del 1996 la penalizzazione è inferiore, ma resta sempre penalizzante la prestazione rispetto alle regole ordinarie.

La pensione per invalidità specifica alternativa per i disabili

Nel 2024, a prescindere da riforme, proroghe e novità del governo, resterà fruibile per la generalità dei lavoratori, la pensione di vecchiaia anticipata per invalidità pensionabile. Chi viene riconosciuto invalido almeno all’80% ha buone chance di entrare nel perimetro di una misura che ha una vantaggiosissima età pensionabile di uscita ed una altrettanto vantaggiosa carriera contributiva da centrare. Infatti bastano 61 anni di età per gli uomini e 56 anni di età per le donne. Quando diciamo pensioni 2024 anche ai nati fino al 1968 senza penalizzazioni e limiti di importo ci riferiamo proprio a questa misura.

Ma l’invalidità necessaria non è quella civile. In altri termini non basta l’invalidità civile all’80% ma serve quella specifica riconosciuta dall’INPS.

Invalidità specifica, cosa significa?

La riduzione della capacità di svolgere il proprio lavoro, questo ciò che significa invalidità pensionabile o specifica. Mentre l’invalidità civile guarda alla riduzione generale della capacità lavorativa, quella specifica guarda al lavoro e alle mansioni svolte durante la carriera dal diretto interessato. Quindi, con almeno 20 anni di contributi, invalidità specifica almeno all’80% e 56 anni di età per le donne e 61 anni di età per gli uomini, c’è questa interessante misura. Che ha una decorrenza di 12 mesi posticipata come per Opzione Donna (l’APE sociale è senza finestre).