Ci sono lavoratori che avranno la fortuna di rientrare nel 2024 in alcune nuove misure che entreranno in vigore grazie al pacchetto pensioni della legge di Bilancio. Infatti ci saranno lavoratori che potranno sfruttare alcune novità che il governo ha deciso di varare per contenere, anche se solo in parte, gli effetti della legge Fornero sui pensionamenti. Le novità sono quasi tutte delle autentiche proroghe con correttivi di misure in scadenza l’ormai imminente 31 dicembre 2023.

Ma come vedremo, la fortuna prima citata riguarda soltanto l’età alla quale questi lavoratori potranno andare in pensione.

Perché da un punto di vista legato al calcolo della pensione la parola fortuna non è sicuramente quella più idonea da utilizzare. Oggi rispondiamo a due nostri lettori, che ci chiedono di Quota 103 e dell’Ape sociale, due misure confermate nella legge di Bilancio che sta per essere approvata, ma con qualche brutta sorpresa.

“Salve, sono un vostro lettore e volevo alcune delucidazioni in merito alle novità che il governo avrebbe deciso di introdurre per quanto riguarda l’Ape sociale. Dal momento che sono un disoccupato che ha perso la Naspi a novembre prendendo l’ultima mensilità, potrei sfruttare l’Ape nel 2024. Dico questo perché ho 38 anni di contributi versati e compio 63 anni di età a marzo 2024. Mi sapete dire quando effettivamente potrò sfruttare questa misura e con che requisiti e limitazioni?”

“Buonasera. sono Salvatore e conto, continuando a lavorare, di andare in pensione l’anno prossimo perché compio 62 anni di età e arriverò alla bellezza di 41 anni di contributi versati. Secondo i miei calcoli la quota 103 mi calza a pennello. Ma ho paura dei tagli che dovrò sopportare sulla pensione. Mi spiegate se davvero sono così elevati?”

Il calcolo contributivo della Quota 103 è davvero penalizzante

Partiamo dal secondo quesito e quindi da Quota 103. La misura è di quelle che sicuramente stanno facendo tanto discutere.

Il perché è presto detto. La conferma della misura per il 2024 è cosa che molti danno ormai per certa. Perché la legge di Bilancio sta completando i passaggi parlamentari e presto verrà approvata. E la quota 103 presente nella bozza della manovra uscita qualche mese fa, non sembra sarà ritoccata nel passaggio da bozza a testo definitivo della legge.

Di conseguenza, anche le novità discutibili che hanno accompagnato l’inserimento della quota 103 nella bozza della manovra restano invariate. E ce ne sono almeno 3 che rischiano di compromettere in parte la bontà della misura come i lavoratori l’hanno conosciuta nel 2023.

Quota 103, il confronto tra la misura 2023 e quella 2024

La quota 103 è attiva oggi, perché è entrata in vigore da gennaio 2023 in sostituzione della quota 102 che a sua volta aveva sostituito da gennaio 2022 la quota 100. E sarà in vigore anche nel 2024. Ma con alcune novità che la rendono meno “bella” rispetto alla versione odierna. Almeno dal punto di vista dei lavoratori che usciranno dal lavoro con la misura.

Partiamo dall’importo massimo di pensione ottenibile con la misura. La quota 103 del 2023 può arrivare a massimo 5 volte il trattamento minimo, la quota 103 del 2024 può arrivare a massimo 4 volte il trattamento minimo. Significa perdere oltre 500 euro rispetto alla versione precedente.

La quota 103 del 2023 prevedeva 3 mesi di finestra (attesa per il primo rateo di pensione) per i lavoratori del settore privato e 6 mesi per il pubblico impiego. La versione 2024 invece prevede 7 mesi di finestra (o forse saranno 6 mesi) per il settore privato e 9 mesi nel pubblico impiego. Significa perdere da 3 a 4 mesi di pensione.

Il calcolo contributivo e il calcolo misto per la pensione di quota 103

Ma se c’è una cosa che penalizza i lavoratori per la quota 103/2024 rispetto alla quota 103/2023, questa cosa è il calcolo della pensione. Che per la versione di oggi della misura è un calcolo misto, mentre nella versione valida dal 1° gennaio 2024, sarà con calcolo esclusivamente contributivo.

Significa, a parità di contribuzione versata, perdere oltre il 30% di pensione. Perché il calcolo misto per chi ha più di 18 anni di contributi versati prima del primo gennaio 1996, prevede il maggior vantaggio del contributivo per tutti i periodi di lavoro fino al 2012.

Per il resto, la misura prevedeva e prevederà anche nel 2024 il divieto di cumulo con redditi da lavoro fatta eccezione con il lavoro autonomo occasionale di massimo 5.000 euro per annualità solare.

Pensioni 2024, ecco il confronto con quelle 2023, ed il vantaggio è per queste ultime

L’Ape sociale non sarà penalizzata tra versione 2023 e versione 2024 come accade alla quota 103, ma qualcosa cambia in peggio lo stesso. L’Ape sociale 2023 non ha nessun divieto di lavorare per i pensionati. Nel 2024 invece, lo stesso divieto di cumulo con i redditi da lavoro della quota 103, di cui abbiamo trattato nel paragrafo precedente, sarà applicato all’Ape sociale.

L’anticipo pensionistico inoltre, cambia l’età minima per lasciare il lavoro che da 63 anni esatti passa a 63 anni e 5 mesi. Il nostro primo lettore che compie a marzo 2024 i 63 anni, non potrà andare in pensione a partire dal primo aprile, ma dal primo settembre proprio alla luce di questo inasprimento.

L’Ape sociale inoltre, cambierà contribuzione minima per invalidi, disoccupati e caregiver, che vengono accomunati ai lavori gravosi. Per tutte e 4 le categorie di contribuenti a cui si applica l’Ape sociale, serviranno dal 1° gennaio prossimo, 36 anni di versamenti previdenziali.

Il paragone tra Ape sociale del 2023 con la versione aggiornata per il 2024, non regge: meglio la vecchia

La pensione per il resto non cambia rispetto al 2023. Quindi, massimo 1.500 euro mensili, misura non reversibile e priva nell’ordine di tredicesima, assegni familiari, maggiorazioni e indicizzazione. In definitiva, il paragone tra quota 103 e Ape sociale del 2023 con le due versioni aggiornate per il 2024, non regge. Le pensioni più favorevoli sono quelle delle vecchie versioni.