La pensione di vecchiaia viene considerata da tutti come una delle due misure pilastro dell’intero sistema pensionistico nostrano. Infatti le misure fisse del sistema restano sostanzialmente due. Anche se in pensione si può andare con una miriade di misure e con svariati requisiti, pensioni di vecchiaia e pensioni anticipate restano le due misure fisse. Ma anche le misure pilastro oggi presentano una serie di limitazioni che potrebbero precludere a qualcuno la possibilità di andare in pensione. A tal punto che c’è chi sostiene che oggi in Italia la pensione è sicura solo per pochi lavoratori.

“Salve, mi sapete dire a quanto deve ammontare la mia pensione per permettermi di lasciare il lavoro a giugno 2024, quando completo i 67 anni di età? Ho 22 anni di versamenti tutti contributivi. So che se non raggiungo un determinato importo non posso andare in pensione.”

I requisiti delle pensioni 2024 e cosa succederà da gennaio

C’è chi anche completando i 42 anni e 10 mesi di contributi utili alle pensioni anticipate senza limiti di età, non riesce ad uscire dal mondo del lavoro. Questo vale per chi dei 42,10 anni di versamenti, manca l’obbiettivo di averne 35 effettivi da lavoro e quindi scevri da contributi figurativi per malattia e disoccupazione. Contributi questi sempre validi per il calcolo della pensione, cioè per l’importo, ma non sempre per il diritto.

E proprio l’importo della pensione è il limite che rischia di rendere la pensione di vecchiaia non fruibile per molti, nonostante raggiungano 67 anni di età e superino i 20 anni di contributi nel 2024. Infatti occorre arrivare a prendere una pensione non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale. E parliamo di assegno sociale in vigore l’anno di eventuale pensionamento. E questo aggraverà la situazione.

Tutti i limiti che minano le possibilità di quiescenza dei contributivi puri

La pensione di vecchiaia anche nel 2024 si prenderà con 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi.

Requisiti congelati, perché così è stato deciso fino al 2026. Solo nel 2027 ci sarà un altro incremento dell’età pensionabile come l’ultimo registrato nel 2019, anche se non sarà di 5 mesi come all’epoca, ma di soli due mesi. Stessa sorte per le pensioni anticipate ordinarie, che fino al 2026 saranno fruibili per gli uomini e le donne rispettivamente con 42,10 e 41,10 anni di contributi.

Tornando alle pensioni di vecchiaia, c’è da fare un distinguo tra lavoratori del sistema misto e lavoratori del sistema contributivo. I primi sono quelli che hanno iniziato a lavorare prima del 1996 e che pertanto hanno diritto al calcolo misto della prestazione. Retributivo fino al 1995, contributivo dopo. Oppure retributivo fino al 2012 e contributivo dopo per chi ha almeno 18 anni di contributi accreditati già il 31 dicembre 1995. I secondi invece sono lavoratori la cui carriera contributiva, cioè con il primo versamento a qualsiasi titolo, è iniziata dopo il 1995.

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La differenza tra queste due aree di contribuenti è marcata soprattutto per le pensioni di vecchiaia. Nel sistema contributivo e quindi, per chi non ha versamenti in epoca retributiva, la pensione di vecchiaia può essere presa completando non due ma tre requisiti. All’età ed ai contributi, che sono identici per tutti, bisogna aggiungere il giusto importo della pensione. Che non deve essere inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale. E si parla di assegno sociale in vigore l’anno del possibile pensionamento.

In altri termini, chi si trova in questa condizione contributiva, se punta alla pensione nel 2024 come il nostro lettore, deve necessariamente attendere l’aggiornamento dell’importo dell’assegno sociale per via della perequazione. Ma anticipiamo già che servirà una pensione superiore ad 800 euro al mese per essere liquidata.

I calcoli con il contributivo per chi rischia di non uscire dal lavoro nemmeno a 67 anni di età

L’assegno sociale è quella prestazione assistenziale che l’INPS assegna a soggetti privi di contributi o con contributi tali da non permettere il diritto a una forma di pensionamento tra quelle previste dall’ordinamento.

E soprattutto, una misura che l’INPS eroga a chi non ha redditi elevati e vive in prossimità della soglia della povertà. Alla pari delle pensioni anche i trattamenti assistenziali dell’INPS si adeguano al tasso di inflazione.

Significa che nel 2024 l’assegno sociale salirà di importo e a cascata, aumenterà l’importo della pensione minima che si deve centrare per poter uscire dal lavoro come contributivi con le misure di vecchiaia ordinarie. L’assegno sociale nel 2023 è stato pari a 503,27 euro al mese, mentre doveva essere pari a 507,29. Nessun errore di calcolo, perché tutto dipende dall’indicizzazione.

Pensione di vecchiaia 2024 a 67 anni, non tutti ne hanno diritto. Ecco le regole e i calcoli da fare

A inizio anno l’INPS usa il tasso di inflazione provvisorio per calcolare gli incrementi, per poi passare dopo a conguagliare il tutto in base al tasso definitivo. Il tasso di inflazione usato è stato il 7,3%, che portò da 469,03 a 503,27 l’assegno sociale. Ma si doveva arrivare a 507,29 euro perché il tasso di inflazione fu dell’8%. Ecco quindi che a gennaio l’assegno sociale 2024 sarà portato a questa cifra. Per poi aumentarlo ancora con il nuovo tasso provvisorio pari, al momento, al 5,9%. Almeno stando alle ultime stime non ancora definitive.

Significa che presumibilmente l’assegno sociale 2024 arriverà a 537,22 euro al mese. E pertanto, per prendere la pensione di vecchiaia 2024 come contributivo puro, sarà necessario arrivare a un assegno minimo di circa 805,84 euro al mese.