Pensioni: la nuova RITA è allo studio al Governo per potenziare l’accesso ai lavoratori. La nuova misura, una volta entrata in vigore, permetterà ai lavoratori, che hanno i requisiti per accedere all’APE volontaria, di utilizzare il capitale come rendita.

Pensione: Rendita integrativa RITA, arrivano le prime istruzioni

Nuovi requisiti RITA

Secondo il presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, il Governo sta studiando sull’arrivo a cinque anni. Questo significa che potranno chiedere la RITA i lavoratori che hanno almeno 63 anni e 20 anni di contributi versati, con una pensione pari a 1,4 volte il minimo.

Il periodo è più lungo dei tre anni e sette mesi sull’ipotesi più probabile è che si arrivi a cinque anni.

RITA più conveniente per i lavoratori

La RITA è allo studio al Governo, per trovare la soluzione adatta alle esigenze dei lavoratori e contenere il rischio di aumento dell’età pensionabile. I lavoratori che oggi sono vicini alla pensione si ritireranno a 67 – 68 anni, (in base alle attuali normative vigenti). Mentre chi invece deve ancora aspettare per andare in pensione, si trova a lottare con l’aumento dell’età pensionabile (considerando anche gli scatti relativi all’aumento delle speranze di vita), potrebbe essere una soluzione concreta quella di poter utilizzare il capitale accumulato con i contributi versati a un fondo di previdenza privato.

RITA e APE social

In base alla nuova norma, il lavoratore per accedere alla RITA deve avere gli stessi requisiti dell’APE volontaria, quindi finché l’APE volontaria non sarà operativa, anche la rendita integrativa temporanea anticipata resterà ferma.

Con l’allungamento del periodo a cinque anni dall’età pensionabile, si potenzierebbe la misura consentendo l’accesso ad un numero maggiore di lavoratori.

Ricordiamo che è stato firmato il decreto dell’APE volontaria, ma si attendono le note operative dall’INPS, per maggiori informazioni leggi l’articolo: Pensione Anticipata Volontaria, firmato il decreto, retroattiva dal 1° maggio 2017