Lo sapete che la riforma Fornero ha spostato avanti i requisiti di accesso alle pensioni? Una domanda del genere sicuramente è superflua. Anche perché non c’è cittadino che non sa che la riforma Fornero è stata una specie di tabula rasa del sistema pensioni nostrano. Tutto cambiò con l’avvento della famigerata riforma che per esempio cancellò le pensioni di anzianità. Ed è evidente che tutti oggi puntano a cambiarla, correggerla o, come amano dire i nostri politici, superarla. Ma non tutti i lettori sanno davvero come si andava in pensione prima della riforma Fornero e cosa effettivamente questa legge ha modificato.

“Buonasera, sono un lavoratore dipendente che ha 60 anni di età e che pertanto, si trova ancora distante dalle pensioni. Mi chiedevo perché tutti sembra siano così nostalgici delle regole precedenti la riforma Fornero. Si andava in pensione così prima di adesso? A me tutta questa grande differenza non sembra ci sia o sbaglio?”

Le pensioni prima della riforma Fornero, sicuro di sapere tutto?

Il quesito del nostro lettore può sicuramente essere definito curioso. Infatti si tratta di un lavoratore giovane che evidentemente non ricorda come si andava in pensione prima della famigerata riforma Fornero. Certo, non tutti i mali del sistema pensioni italiano possono essere riportati a ciò che ha prodotto la legge Fornero. Anche il sistema contributivo introdotto nel 1996 da Lamberto Dini, per l’altra grande riforma del sistema pensionistico ha effetti che ancora oggi sono negativi. Poi il collegamento delle pensioni all’aspettativa di vita ha fatto il resto, con requisiti via via crescenti che hanno portato alla situazione previdenziale odierna. Il sistema contributivo ha imposto un calcolo delle pensioni sicuramente penalizzante per gli italiani.

Pensioni miste, retributive e contributive, da quelle di anzianità alle anticipate

Una cosa è ricevere una pensione calcolata con il sistema contributivo, cioè sull’ammontare esatto dei contributi versati durante la carriera.

Naturalmente rivalutati e indicizzati, oltre che passati per dei coefficienti di trasformazione appositi che fanno uscire fuori il rateo mensile della pensione. Un’altra è ricevere una pensione calcolata in base all’ammontare delle ultime buste paga. Evidente che sia meglio la seconda strada, che però la riforma delle pensioni Dini ha di fatto soppresso.

Oggi solo chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 gode di un calcolo misto della pensione. Infatti fino al 1996 la pensione è calcolata con il metodo retributivo, cioè quello precedente la riforma Dini. Gli anni di carriera successivi invece ricadono nel calcolo contributivo. Chi ha maturato già 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, può godere del calcolo retributivo fino al 2012, con una specie di salvaguardia nata proprio con la riforma Fornero.

Il contributivo puro e la pensione addirittura a 71 anni di età

Le pensioni contributive poi hanno dei limiti dal punto di vista del calcolo della pensione. Infatti a 67 anni di età e 20 anni di contributi, solo chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 può andare in pensione a prescindere dall’importo della pensione stessa. Chi ha iniziato dopo, che il sistema individua con il nome di contributivi puri, per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria deve avere un assegno pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Un limite alle pensioni ordinarie se calcolate con il sistema contributivo.

Infatti per questi lavoratori la pensione di vecchiaia si sposta a 71 anni. A quella età infatti viene meno il limite di importo della pensione che quindi è erogata a prescindere. E viene meno anche il limite dei 20 anni di contributi. Infatti la pensione di vecchiaia a 71 anni di età prevede solo 5 anni di contribuzione minima da versare.

Dalla pensione di anzianità alla quota 96, restano i ricordi del sistema che era

La riforma Fornero ha cancellato quelle che una volta si chiamavano pensioni di anzianità.

Infatti le ha sostituite con le pensioni anticipate. Le pensioni anticipate oggi si completano senza limiti di età proprio come le pensioni di anzianità di una volta. Ma prima bastavano 40 anni di carriera mentre oggi ne servono 42,10 per gli uomini e 41,10 per le donne. Donne a cui la riforma Fornero in connubio con la riforma Dini, hanno tolto anche il vantaggio di uscire con le pensioni di vecchiaia, prima dei colleghi maschi.

Prima della legge Fornero infatti le donne andavano in pensione di vecchiaia con 60 anni di età (solo le statali a 61 anni). Adesso invece, fermo restando il limite dei 20 anni di contribuzione versata, uomini e donne escono a 67 anni di età (ma occhio a quanto detto prima per i contributivi puri).

Inoltre, tornando al meccanismo delle pensioni di anzianità, c’era un particolare strumento che si chiamava quota 96. Era la misura più popolare in quell’epoca. Consentiva infatti il pensionamento una volta giunti a 60 anni di età con una carriera pari ad almeno 35 anni di contributi. E naturalmente completando la quota 96. La misura ha fatto la fine delle prestazioni di anzianità ordinarie, scomparendo dai radar. Evidente quindi che rispetto al passato le regole attuali siano piuttosto stringenti.