La pensione con quota 103 è una forma di pensione anticipata. Fu introdotta dalla Legge di bilancio 2023 e ha preso il posto della quota 102, che a sua volta prese il posto della quota 100. La misura oggi è quella che consente di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Nata per durare solo 12 mesi, la sua scadenza del 31 dicembre 2023 verrà probabilmente prorogata di 12 mesi. Si passerà così al 31 dicembre 2024. Ma come funzionerà la nuova quota 103 nel 2024? Ci saranno differenze rispetto alla attuale? Domande comuni a tanti nostri lettori che ci chiedono se anche l’anno venturo potranno andare in pensione con la quota 103.

Soprattutto chi compie 62 anni di età nel 2024 o chi completa 41 anni di contributi, sempre l’anno venturo.

Pensione quota 103, cos’è e come funziona?

La quota 103 è una misura di pensionamento flessibile, perché non è obbligatorio utilizzarla per uscire. La pensione con quota 103 per il 2023, e forse per il 2024 se la proroga del governo arriverà, consentirà a molti lavoratori di anticipare la quiescenza. La misura si applica ai lavoratori dipendenti e ai lavoratori autonomi iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria (Ago). Si applica a statali e privati, a soggetti iscritti alle forme esclusive e sostitutive dell’Ago ed anche a chi è iscritto alla Gestione separata. In pratica, una misura che riguarda tutti i lavoratori iscritti alle forme di previdenza obbligatorie, fatta eccezione per i iscritti ad alcune casse professionali.

Quota 103, cosa aspettarsi per il 2024

Per andare in pensione con quota 103, bisogna avere compiuto almeno 62 anni di età. E bisogna aver raggiunto una carriera contributiva di almeno 41 anni di contribuzione. In attesa che la proroga permetta 12 mesi di tempo in più, ad oggi tutti questi requisiti devono essere completati entro il 31 dicembre 2023. Solo così il diritto alla pensione diventa effettivo e il diretto interessato può renderlo inviolabile.

Per la quota 103 come per le precedenti quota 100 e quota 102, chi matura il diritto a questa prestazione durante il funzionamento della misura, lo rende inattaccabile per via del principio della cristallizzazione del diritto.

Significa che se un lavoratore raggiunge i requisiti di quota 103 entro la fine del 2023, non dovrà aspettare che il Governo vari la proroga della misura al 2024 se decide di non lasciare immediatamente il lavoro.

Tutte le limitazioni della quota 103 che resteranno anche a proroga avvenuta

Per la quota 103, è di tre mesi per i lavoratori del settore privato e di sei mesi per i dipendenti pubblici la finestra mobile di attesa per la decorrenza del primo rateo di pensione. Questa la prima limitazione della misura, che però non è l’unica. Infatti per la quota 103 è previsto un tetto massimo all’assegno pensionistico, perché esso non può superare 5 volte il trattamento minimo. Quindi l’importo mensile lordo non potrà essere maggiore di 2.818,70 euro per quanto riguarda il 2023, perché il trattamento minimo 2023 è pari a 563,74 euro. Una soglia che nel 2024 cambierà con il meccanismo dell’indicizzazione.

E se la quota 103 verrà prorogata, la soglia dovrebbe essere più alta. La pensione con quota 103 sarà adeguata all’importo effettivamente spettante al lavoratore, solo quando lo stesso avrà raggiunto l’età prevista per la pensione di vecchiaia (67 anni, ndr).

Divieto di cumulo redditi da lavoro e redditi da pensione

La pensione con quota 103 non è cumulabile con i redditi da lavoro. Questo un altro vincolo della misura. In pratica, chi prende la pensione con la quota 103, non può lavorare se non svolgendo l’attività di lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo. Un vincolo che dura fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia (67 anni, ndr). Se la misura verrà confermata, anche questo vincolo rimarrà sicuramente, soprattutto perché era attivo anche per le precedenti misure di quota 102 e quota 100.

Ma a misura confermata è facile che venga confermato anche il bonus della decontribuzione per chi resta al lavoro anche dopo aver completato i requisiti di quota 103.

Infatti, per la quota 103 esiste la possibilità di sfruttare uno sgravio per la quota contributiva a carico del lavoratore, che finisce con l’aumentare lo stipendio. Pertanto, chi anche se ha già 62 anni di età e 41 anni di contributi resta al lavoro, può godere di uno stipendio più alto. Una specie di Bonus Maroni, perché già con un vecchio Governo Berlusconi il compianto Roberto Maroni aveva pensato a un premio per chi restava al lavoro nonostante il raggiungimento di una pensione.