Andare in pensione nel 2023 dovrebbe partire dalle misure oggi in vigore. È notizia di ieri che il nuovo governo sta iniziando a capire che il tempo è troppo ristretto per una riforma o anche solo per inserire nel sistema alcune nuove misure. La legge di Bilancio ormai è imminente. E varare un pacchetto pensioni con riforma annessa tutto è tranne che semplice da fare in poco più di due mesi, visto che la manovra va ultimata entro fine dicembre. Ma anche senza riforme e novità sostanziali, alcune pensioni anticipate potranno rientrare nel pacchetto previdenziale, garantendo canali di uscita a determinati lavoratori che, a oggi, invece non ne avrebbero la possibilità.

 

“Gentile redazione, mi chiamo Paolo e ho appena compiuto 62 anni. Ho 34 anni di contributi versati, ma ho da riscattare un anno di militare. Sono disoccupato dal 2021 e a febbraio 2023 finisco di incassare il sussidio. Purtroppo mi trovo a non poter guardare con ottimismo al futuro dal momento che l’Ape sociale che mi permetteva di andare in pensione nel 2023 non ci sarà più. Mi sembra di aver capito che al posto di questa misura entreranno in scena pensionamenti dai 61 anni di età flessibili. Io a 63 anni dovrei completarne 37 di lavoro per entrare in una nuova quota 100. Ma è possibile che si passi a nuove misure che per molti significano un peggioramento della situazione?” 

La proroga delle pensioni 2022 anche nel 2023 

pensione 2023

Una cosa senza ombra di dubbio giusta il nostro lettore la dice quando parla di nuove misure previdenziali che rischiano di penalizzare qualcuno di fronte alle vecchie misure oggi in vigore. Ma è una cosa fisiologica questa dal momento che accontentare tutti non è possibile. È successo lo stesso con la fine di quota 100 e l’ingresso di quota 102. È praticamente inevitabile che con il varo di nuove misure e contestuale cancellazione delle vecchie, qualcuno si leccherà le ferite. Ma per il nostro lettore il danno potrebbe non verificarsi.

Infatti è vero che se venisse cancellata l’Ape sociale, che di fatto scade il 31 dicembre prossimo, lui verrebbe penalizzato. Subirebbe un duro colpo perché non potrebbe uscire a 63 anni con l’Ape sociale ormai cessata, e nemmeno con l’ipotizzata nuova pensione flessibile a partire dai 61 anni di età. Infatti a 61 anni potrebbero uscire solo quanti hanno 39 anni di contributi versati, perché c’è da completare la quota 100 ancora una volta. Per lui che nel 2023 avrà 63 anni, andrebbero completati 37 anni di carriera. E lui non ne ha. Ma l’Ape sociale è probabile che venga confermata ancora per un altro anno.  

A 63 anni in pensione nel 2023, ecco come 

Con la proroga dell’Ape sociale nella legge di Bilancio la riforma verrebbe posticipata a data da destinarsi. Se ne riparlerebbe ad anno 2023 in corso. Più tempo per parlare di nuove misure, più tempo per limare i dettagli e i provvedimenti. Ecco perché oggi sembra probabile che la nuova legge di Stabilità, alla voce pensioni tenga in considerazione solo la riproposizione di 3 vecchie misure, in scadenza il 31 dicembre 2022, da prolungare per un altro anno. E tra queste l’Ape sociale. Che il nostro lettore come disoccupato di lungo corso potrebbe sfruttare al termine della Naspi. Potrebbero continuare a uscire nel 2023 quanti si trovano ad aver compiuto almeno 63 anni di età ed hanno 30 anni di contributi versati se disoccupati, invalidi o con soggetti invalidi a carico e conviventi. Oppure con 36 anni di contributi versati se svolgono un lavoro gravoso.  

Come funziona l’Ape sociale 2023 

In pensione potrebbero andarci quanti hanno almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi se hanno finito la Naspi da almeno 3 mesi. Il vincolo potrebbe essere riproposto dopo la sua eliminazione per la crisi. Stessa età e stessi contributi per chi ha almeno il 74% di disabilità certificata ASL.

Ed anche per chi alla data della domanda di Ape e da almeno 6 mesi ha un parente disabile a carico e convivente, a cui presta assistenza. Servono sempre 63 anni di età e almeno 36 anni di contributi versati per chi svolge un lavoro gravoso. Infermieri e ostetriche di sala operatoria e sala parto, maestre, maestri ed educatori di asilo nido e scuola dell’infanzia, camionisti e facchini sono solo alcuni esempi di lavoro gravoso a cui si applica il vantaggio della pensione a 63 anni. Solo per edili e ceramisti, altre categorie che rientrano tra i lavori gravosi, bastano 32 anni di contributi. L’interessato deve avere svolto l’attività gravosa per 7 degli ultimi 10 anni di carriera o per la metà della vita lavorativa.  

Altre proroghe di altre misure nel 2023 

E con il prolungamento di 12 mesi dell’Ape sociale, sarà inevitabile fare lo stesso con Opzione Donna e con la quota 102. Per Opzione Donna, si aprirebbe il pensionamento per lavoratrici dipendenti e lavoratrici autonome che hanno completato rispettivamente 58 e 59 anni di età entro il 31 dicembre 2022. Alla stessa data devono aver conseguito anche i 35 anni di contributi versati. Resterebbe il calcolo della pensione con il penalizzante metodo contributivo. Con la quota 102 confermata, potrebbero continuare a lasciare il lavoro senza differenze di genere o di lavoro svolto, quanti nel 2023 completano insieme ai 64 anni di età almeno, anche i 38 anni di contributi necessari. Di questi 35 anni devono essere effettivi da lavoro.