La pensione a 63 anni di età è qualcosa che per i nati nel 1960 può diventare realtà. Purché si rientri in almeno una delle quattro categorie previste dalla normativa vigente. La misura si chiama Ape sociale. Ma solo per alcuni di questi nati nel 1960 la pensione si può centrare con 20 anni di contributi previdenziali versati. Ed è questo ciò che adesso approfondiremo. Perché un nostro lettore ci chiede una particolare informazione riguardo questa misura.

“Salve, vi chiedo una delucidazione in merito alla mia pensione futura.

Dal mese di febbraio 2023 lavoro per una impresa edile. Ma a fine agosto scade il mio contratto. Sono un lavoratore edile che ha 31 anni di contributi. Secondo voi, a novembre che termino la Naspi, potrei andare lo stesso in pensione come edile e disoccupato nonostante per la mia categoria servirebbero 32 anni di contributi?”

Pensione subito per i nati nel 1960, bastano 30 anni di contributi senza lavoro gravoso

L’Ape sociale è una misura che riguarda alcune determinate platee di beneficiari ed è costituita da una indennità a carico dello Stato che paga l’INPS, per tutti gli anni che mancano al diretto interessato per raggiungere la sua pe Simone ordinaria. La misura è erogata dietro domanda degli interessati, purché non siano già titolari di un’altra prestazione, anche estera. Gli interessati devono essere alternativamente invalidi, disoccupati, caregivers o alle prese con i lavori gravosi. In base alla categoria di appartenenza cambiano i requisiti contributivi. Infatti per invalidi, disoccupati e caregivers, servono 30 anni di contributi. Per i lavoratori gravosi in generale ne servono 36 di anni di contributi. Solo per edili e per i ceramisti, la soglia è ridotta a 32 anni.

APE sociale, per i disoccupati requisiti meno rigidi

Il caso del nostro lettore è un caso particolare. Perché di fatto ci troviamo di fronte a un soggetto che rientra in due categorie entrambe potenzialmente dentro l’Ape sociale.

Infatti si trova a essere sia edile che disoccupato. In ogni caso bisogna approfondire le due categorie. Perché i lavoratori edili possono andare in pensione con 63 anni di età e 32 anni di contributi versati. Purché l’attività gravosa sia stata svolta per 7 anni negli ultimi 10 anni di carriera. In alternativa, bastano 6 anni di lavoro gravoso negli ultimi 7 anni. Evidente che il nostro lettore non può avere accesso alla misura avendo 31 anni di contributi e non 32 anni.

Ma ciò che va detto è che ha tutte le carte in regola, sembra, per prendere l’Ape sociale come disoccupato. Perché perderà il lavoro, senza la sua volontà, alla scadenza del contratto. E quindi, come disoccupato può godere del vantaggio dell’Ape sociale perché bastano 30 anni di contributi (e lui ne ha 31 di anni di contribuzione).

Occhio all’APE sociale, la misura può essere meno vantaggiosa di quanto si pensi

La pensione con l’Ape sociale è una pensione temporanea perché accompagna il lavoratore al compimento dei 67 anni di età. In termini pratici, anche se a 63 anni si sfrutta la misura, la pensione non dura in eterno ma a 67 anni di età occorre presentare la domanda di pensione di vecchiaia. L’importo della prestazione erogata con l’Ape inoltre, non può essere superiore a 1.500 euro. E per di più, l’importo della prestazione resta invariato per tutti gli anni dell’anticipo. Infatti non si applica la perequazione annuale alla pensione in regime di Anticipo Pensionistico Sociale. La prestazione poi non gode delle integrazioni al trattamento minimo o delle maggiorazioni sociali. E non offre nemmeno gli assegni al nucleo familiare e la tredicesima mensilità.