Cosa sappiamo, davvero, di pensione minima? La pensione si rivela essere una tappa importante nella vita di ognuno di noi. Basti pensare che delinea la fine della carriera lavorativa, aprendo dall’altro canto la possibilità di trascorrere il proprio tempo libero facendo finalmente ciò che più si desidera.

Per accedere al trattamento pensionistico, però, come risaputo, è necessario essere in possesso di determinati requisiti anagrafici e contributivi.

Proprio soffermandosi su quest’ultimi è bene sapere che, a differenza di quanto si possa pensare, non sempre la pensione minima spetta al raggiungimento dei 67 anni di età.

Ecco come funziona.

Pensione minima, non sempre spetta a 67 anni: ecco come funziona

Abbiamo già avuto modo di vedere assieme come non sia passata inosservata la proposta di Silvio Berlusconi di garantire una pensione minima di mille euro anche per le casalinghe. A tal proposito è importante sapere che, a differenza di quanto si possa pensare, non sempre la pensione minima spetta al raggiungimento dei 67 anni di età. Ma come funziona?

Ebbene, a tal fine è bene ricordare che l’accesso al trattamento pensionistico differisce in base a quando è stato versato il primo contributo, oltre che importo dell’assegno stesso. Questo pertanto vuol dire che non sempre aver raggiunto 67 anni di età e aver maturato 20 anni di contributi risulta sufficiente ad accedere alla pensione minima.

Trattamento pensionistico: i requisiti di accesso

Entrando nel dettaglio: per i soggetti che hanno versato dei contributi, anche pochi, prima del 1996, è sufficiente aver raggiunto l’età di 67 anni e maturato 20 anni di contributi per avere diritto alla pensione. Quest’ultima, se ha un importo particolarmente basso, è bene sapere, finirà per essere integrata al minimo, con un importo pari a 525 euro al mese.

Diversa, invece, la questione per coloro che non hanno versato contributi prima del 1996. In tal caso, infatti, per poter accedere al trattamento pensionistico è necessario essere in possesso dei seguenti requisiti.

Ovvero età di 67 anni, venti anni di contributi, mentre l’importo della pensione a cui si ha diritto deve essere pari o superiore a 1,5 volte l’assegno sociale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.

Dato che quest’ultimo nel corso del 2022 è pari a 468 euro, ecco che l’importo minimo della pensione deve essere pari ad almeno 702 euro. Nel caso in cui i soggetti interessati non riescano a soddisfare il requisito richiesto per ricevere l’importo poc’anzi citato, ovvero i 20 anni di contributi versati, non potranno andare in pensione all’età di 67 anni. Dovranno, bensì, attendere di raggiungere i 71 anni.

Questo per poter ottenere la pensione di vecchiaia contributiva a prescindere dall’importo. Se tutto questo non bastasse, c’è anche da considerare che non si ha diritto a un’integrazione al trattamento minimo. Perciò, se l’importo del trattamento pensionistico è inferiore a 525 euro, ecco che non si beneficerà di alcuna maggiorazione.