La pensione di vecchiaia era, e resta, la principale misura pensionistica prevista dal sistema previdenziale italiano. Non fosse altro perché si tratta della misura che consente il pensionamento per sopraggiunto completamento della cosiddetta età pensionabile. Ma non tutti conoscono alcune sfaccettature della misura. E, alla luce di alcune novità che saranno introdotte a legge di Bilancio approvata, ecco come i lavoratori potranno andare in pensione con la pensione di vecchiaia 2024.

“Buonasera, nel 2024 compio 67 anni di età. Ho un estratto conto certificativo che conta al 30 settembre 2023 il requisito contributivo collegato all’età: 1032 settimane di lavoro.

Invece per requisito contributivo, in alternativa all’età, 1048 settimane. Non ci capisco nulla. Ho nel primo caso 658 settimane da dipendente, nel secondo caso 660 settimane. Per il requisito alternativo all’età mi contano 14 settimane di malattia, mentre per il requisito contributivo collegato all’età no. Solo i contributi da lavoro autonomo sono 374 in entrambi i casi. Che significano questi numeri? potrò andare in pensione o no? E quali sono i contributi che ho effettivamente versato? Premetto che ho terminato di lavorare il 30 novembre e quindi ho qualche settimana in più rispetto a ciò che si legge nel mio estratto conto aggiornato a settembre.“

Pensione di vecchiaia 2024: la guida pratica. Come fare domanda e quali contributi servono

Il nostro lettore potrà andare in pensione nel 2024. E possiamo dirlo al 100% se i dati che ci riporta sono quelli veritieri. Anche perché proprio per i dati che ci riporta, ipotizziamo che l’estratto conto a cui fa riferimento sia quello certificativo.

Nel 2024 per poter andare in pensione con la quiescenza di vecchiaia serviranno almeno 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Nell’estratto conto di un lavoratore, i contributi sono espressi sempre in settimane. E per avere diritto alla pensione di vecchiaia servono 1.040 settimane.

Ciò che interessa il lettore è la prima colonna, che riporta il requisito contributivo collegato all’età.

Nella seconda colonna invece si parla di pensioni distaccate dall’età pensionabile, oggi ancora fissata a 67 anni. Ma lui non ne ha diritto. Perché per le pensioni anticipate servono 42,10 anni di contributi per gli uomini e 41,10 anni di contributi per le donne ovvero rispettivamente 2227 settimane e 2175 settimane.

I periodi di malattia che non valgono per il nostro lettore, riguardano la pensione di vecchiaia e non l’anticipata. Anche perché i periodi di malattia non retribuiti, vengono considerati nel numero massimo consentito dalla normativa vigente. E al momento del pensionamento il diretto interessato può scegliere i periodi la cui valutazione risulterà più favorevole. Ma ripetiamo, è un discorso che vale per le pensioni anticipate.

Servono 1040 settimane di contributi

Tornando al quesito del lettore, lui potrà andare in pensione perché se è vero che ha lavorato fino a novembre, ha aggiunto almeno altre 9 settimane alle 1032 che aveva già il 30 settembre. E quindi ha superato il tetto minimo delle 1040 settimane.

Nel momento in cui completerà anche l’età (o qualche settimana prima), potrà presentare la domanda di pensione. Prendendo il primo rateo dal mese successivo a quello di completamento dei requisiti.

Per la pensione di vecchiaia in genere sono utili tutti i periodi anche quelli figurativi, da riscatto e volontari. Ma resta sempre l’estratto conto certificativo il fattore determinante per capire quali sono effettivamente i contributi considerati dall’INPS.

Pensione di vecchiaia, domanda telematica

Per la pensione di vecchiaia, per esempio, il riconoscimento dei contributi figurativi da disoccupazione in genere non è sottoposto a regole restrittive (anche se abbiamo esempi di periodi non utili). Per le pensioni anticipate o di anzianità invece, questi periodi non sono utili per il raggiungimento del requisito contributivo minimo dei 35 anni, ma sono considerati solo ai fini della maggiore anzianità.

In linea generale, per misurare la pensione spettante i figurativi valgono sempre. La domanda di pensione di vecchiaia può essere presentata tramite Patronato o da soli nell’area riservata del sito istituzionale INPS. Bisogna però avere accesso all’area My Inps con Spid, Cie o Cns. A prescindere dalla via prescelta la domanda è comunque telematica.

Cosa cambia per la pensione di vecchiaia 2024

Infine, è doveroso un accenno alla novità introdotta dal governo Meloni per le pensioni di vecchiaia. Infatti con la manovra di fine anno il governo ha deciso di interrompere le differenze tra soggetti con primo accredito antecedente il 1996 e soggetti con primo accredito successivo a tale data.

In effetti fino alla fine del 2023, i contributivi puri potevano avere accesso al trattamento di vecchiaia solo con 67 anni di età, 20 anni di contributi e un pensione pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Una cosa che adesso non varrà più.

Quindi, ora, come per tutti gli altri lavoratori, anche chi non ha versamenti in epoca retributiva non dovrà più raggiungere l’importo minimo della pensione. Questa l’unica novità introdotta per la misura. Per il resto, tutto rimane inalterato anche per il 2024.