Una delle cose che comunemente si dice riguardo alla pensione in Italia è che le regole di pensionamento sono abbastanza rigide. Un po’ per colpa della riforma Fornero, accusata da tutti di essere il male supremo del sistema previdenziale italiano ma un po’ anche per colpa del sistema contributivo che fu introdotto dalla riforma precedente quella del governo Monti, cioè dalla riforma Dini.

Il sistema contributivo infatti oltre a determinare un calcolo meno favorevole della prestazione pensionistica ha reso più difficile raggiungere la quiescenza.

A tal punto che oggi lavoratori sicuri di andare in pensione a 67 anni, se rientranti nel sistema contributivo, non ce ne sono. Eppure da un’analisi più approfondita del sistema, c’è chi può trarre beneficio dalle regole del contributivo. Ed un nostro lettore ne è un tipico esempio ma forse non lo sa.

“Buonasera, volevo sapere se e quando potrò andare in pensione dal momento che a settembre compirò 64 anni di età ed ho 24 anni di contributi versati. Stavo pensando se la pensione anticipata contributiva a 64 anni può fare per me.  Purtroppo ho pochi anni di contributi, perché fino al 1998 ho sempre lavorato in un bar di famiglia senza assunzioni e senza contributi versati. Solo dopo la chiusura del bar per fallimento, ho iniziato a lavorare come magazziniere e tutto fare in una albergo aperto tutto l’anno. Il lavoro però mi comincia a diventare faticoso, e non ho capito bene se ci sono delle regole che mi consentono di anticipare la quiescenza anche se con solo 24 anni di contributi versati.”

Il sistema contributivo e le ultime riforme delle pensioni

Al nostro lettore anticipiamo subito che il sistema contributivo potrebbe dare una grossa mano nella sua voglia di andare in pensione. Infatti il sistema contributivo non sempre è una cosa penalizzante per le pensioni perché c’è chi proprio grazie al sistema contributivo ne trae beneficio.

Ricordiamo che è con la riforma Dini che è entrato in vigore ufficialmente il sistema contributivo. Importante per il calcolo della pensione, perché da quel giorno chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, ha nel sistema contributivo l’unico sistema di calcolo della propria prestazione pensionistica.

Notoriamente una pensione calcolata con il sistema contributivo è più penalizzata rispetto ad una calcolata con il sistema retributivo. La riforma Fornero non ha fatto altro che proseguire sulla linea tracciata dalla riforma Dini e quindi dando ancora maggiore importanza al sistema contributivo. Quindi, pensioni calcolate soprattutto in base al montante dei contributi e non più in base alle retribuzioni.

Calcolo contributivo e retributivo dopo la riforma Fornero

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Con l’avvento della riforma Fornero, le pensioni sono calcolate con il sistema misto da chi ha iniziato a lavorare prima del 1996. Nessuno più ha ricevuto il calcolo della pensione solo con il metodo retributivo. Chi ha maturato entro il 31 dicembre 1995 almeno 18 anni di contribuzione versata ha diritto al calcolo retributivo fino al 2012. Chi invece ha meno di 18 anni di contributi versati in epoca retributiva, ha diritto a questo calcolo più vantaggioso solo fino al 1995. Detto quindi delle penalizzazioni di assegno nel sistema contributivo, dobbiamo passare alle evidenti penalizzazioni dal punto di vista delle possibilità di accedere alla quiescenza.

Infatti chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, non potrà andare in pensione di vecchiaia se non raggiunge un importo minimo della prestazione pensionistica. Per la pensione di vecchiaia come contributivi, serve avere 67 anni di età, 20 anni di contributi versati ed anche una pensione pari o superiore a 1,5 volte l’assegno sociale. In pratica, non è detto che completando il doppio requisito anagrafico-contributivo la pensione di vecchiaia è certa.

La pensione anticipata contributiva a 64 anni e il vantaggio per chi è un contributivo

Il sistema contributivo però offre un netto vantaggio per alcuni lavoratori.

E uno di questi è proprio il nostro lettore. Infatti esiste una misura destinata proprio a quei soggetti che hanno completato 64 anni di età e si trovano ad aver superato i vent’anni di contributi versati. Ripetiamo, il fattore più importante è che il primo contributo versato sia successivo al 1995. In questo caso infatti, chi ottiene un assegno pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale può godere di quella che si chiama pensione anticipata contributiva. Il nostro lettore che ha 24 anni di contributi versati tutti dopo il 1998, può tranquillamente rientrare in questa misura. Anche se bisogna stare attenti a determinate cose.

Per esempio, il nostro lettore se ha svolto il servizio militare, non deve averlo già riscattato e portato nell’estratto conto dei contributi INPS. Infatti anche un anno di contributi da servizio militare può far perdere lo status di contributivo puro che lo escluderebbe dalla misura. L’altro dubbio che non ci consente di dare per fatta la possibilità di pensionamento del lettore è il già citato importo della pensione. Serve infatti una pensione ben superiore a 1.400 euro al mese per permettere il pensionamento a 64 anni di età con la pensione anticipata contributiva.