Sicuramente quando si sottolineano le difficoltà che dei contribuenti possono avere nell’andare in pensione, la figura delle casalinghe calza a pennello. Notoriamente le donne hanno diverse difficoltà a maturare quelle lunghe carriere contributive che servono per accedere alle pensioni anticipate previste dal sistema. Ma a dire il vero, non mancano le donne che non riescono a raggiungere nemmeno i vent’anni di contributi minimi previsti dalla pensione di vecchiaia ordinaria. E oggi approfondiamo proprio il caso di quelle donne che anche a 67 anni di età possono trovare complicato andare in pensione e raggiungere la quiescenza senza dover passare da misure e assistenziali come sono l’assegno sociale o senza dover vivere una vita con il reddito del marito.

“Buonasera, mi chiamo Angelica e sono una donna oggi casalinga che in giovane età lavorava. Poi la vita, la famiglia, il marito e la casa mi hanno costretto a lasciare il lavoro e dedicarmi a tutt’altro. A maggio compirà 67 anni di età. Sono nata nel 1956 ed ho smesso di lavorare nel 1991. Ho esattamente 15 anni e 4 mesi di contributi pieni. Il calcolo me lo ha fatto un consulente del lavoro. Ma mi trovo con mio marito che prende una pensione da 1.200 euro al mese netti a tal punto che anche arrivando a 67 anni non potrò prendere l’assegno sociale. E nemmeno una pensione mia dal momento che da ormai casalinga 15 anni di contributi non bastano. Ma allora, questi contributi li ho buttati via? Lo Stato almeno, dovrebbe restituirmi i soldi versati.”

Lavoro precario, intermittente, disoccupazione e crisi economica, ecco i problemi del sistema

Oggi ci sono lavoratori che svolgono attività solo per particolari periodi dell’anno. Edili, agricoli, stagionali e così via dicendo. E poi c’è chi svolge lavori a chiamata, intermittenti, o semplicemente, c’è chi non trova lavoro stabilmente. Una vita da precari quindi, anche lavorando.

E queste problematiche nel presente, si tramutano in problematiche nel futuro, perché le pensioni rischiano di restare un miraggio. Ma poi, c’è anche chi precario o con una carriera discontinua, lo diventa per scelta o per esigenze personali. E in questo le già citate casalinghe sono l’esempio calzante. Quante donne hanno sacrificato carriera e lavoro e futura pensione per fare le casalinghe e aver cura della casa e della famiglia? Sicuramente tante, e la nostra lettrice ne è esempio calzante. E se c’è una categoria di soggetti che a livello previdenziale pare sia penalizzata è quella delle donne, soprattutto se ex lavoratrici poi divenute proprio casalinghe.

A poco servono le maggiorazioni contributive per figli avuti, oppure le possibilità previste da Opzione Donna. E a poco serve l’anno in meno di contributi previsto dalle pensioni anticipate ordinarie per le donne. Per Opzione Donna servono ben 35 anni di contributi. E servono addirittura 41 anni e 10 mesi per la pensione anticipata ordinaria. Troppo per quanto detto prima con tutte le difficoltà a maturare carriera.

La soluzione che poche ex lavoratrici casalinghe considerano considerano per la pensione

Donne penalizzate? Sì, ma sono tra le poche a cui ancora oggi calza a pennello una delle deroghe Amato. E la nostra lettrice sembra fatta a posta per poter sfruttare questo canale di uscita. L’assegno sociale infatti è una misura che può essere percepita a prescindere dalla contribuzione versata, ma a determinate condizioni reddituali. Per esempio, la nostra lettrice con una pensione del marito da 1.200 euro al mese netta, non potrà avere diritto all’assegno sociale. E solo con la deroga Amato avrà una chance di evitare di andare a riempire l’area dei contributi silenti dell’INPS. I contributi silenti sono dei contributi che anche se versati non vengono utilizzati dai lavoratori per andare in pensione.

Capita come nel caso della nostra lettrice, nel momento in cui non si matura la carriera contributiva minima prevista. Oppure nel caso in cui un lavoratore non la utilizza per scelta o per convenienza, maturando lo stesso il diritto alla sua pensione (per evitare di pagare gli oneri di riscatto, o per sterilizzare periodi di contribuzione dannosa).

La deroga Amato con 15 anni, ecco chi può

Una particolare misura che è stata introdotta in deroga ai requisiti previgenti, ha nel 1992 una data fondamentale. La misura è la pensione in deroga Amato. Sono 3 le deroghe Amato che consentono di accedere alla pensione con solo 15 anni di contributi. Misure in deroga ai 20 anni di contribuzione minima previsti per la pensione di vecchiaia. La prima deroga Amato riguarda quanti hanno maturato tutti i 15 anni di contribuzione necessari entro il 1992. Oppure chi entro lo stesso anno è stato autorizzato alla prosecuzione volontaria dei versamenti. Infine, la terza deroga, per chi ha una carriera intermittente, con almeno 10 anni di carriera con versamenti inferiori alle 52 settimane. E questo vale anche per la pensione di coloro che hanno poi scelto di fare le casalinghe. Bastano in questo caso 15 anni di contributi, ma il primo contributo versato deve essere antecedente di 25 anni la data di presentazione della domanda, per via del requisito dell’anzianità di iscrizione.

La prima deroga Amato per la pensione delle casalinghe? Ecco perché è possibile

La nostra lettrice che compirà a maggio 67 anni di età, potrebbe sfruttare la prima deroga Amato. Avendo completato 15 anni di contributi già nel 1992, e non avendo più proseguito l’attività, non ha altre occasioni per sfruttare la sua carriera. Anzi, non ha altra strada per avere una sua personale pensione. Perché l’assegno sociale come detto è impossibile. E anche pensare a versare 5 anni di contributi volontari e arrivare a 20 anni di carriera, è improponibile.