Pensione cancellata ai perseguitati di guerra: il governo deve far quadrare i conti ma la proposta non piace alle comunità ebraiche. Cosa c’è di vero nella notizia che sta suscitando polemiche a catena nel web?

Ridurre le tasse risparmiando i soldi delle pensioni. I primi tagli del governo cominciano ad arrivare. E, come prevedibile, la reazione dei diretti interessati colpiti dal taglio pensioni non tarda. Cosi oggi ci occupiamo del taglio pensioni dei perseguitati di guerra, tra i quali gran parte sono gli ebrei reduci della Seconda Guerra Mondiale e delle persecuzioni razziali.

Stando ai calcoli del governo questo permetterebbe di risparmiare circa 50 milioni di euro oggi assegnati a “pensionati di guerra e dei perseguitati politici e razziali”.

Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha rilasciato un immediato commento alla lettura dell’allegato tabellare al Decreto-Legge n. 119/18 in cui, tra le riduzioni delle dotazioni finanziarie delle spese dei ministeri figura appunto anche un taglio di 50 milioni per questi indennizzi riconosciuti ai sopravvissuti alle persecuzioni razziali del regime fascista e i perseguitati politici antifascisti, in base alla L. n. 96 del 1955. Pur riconoscendo la priorità di risparmio che il nostro Paese vive, Di Segni invita il governo a “preservare la memoria e la Storia di questo Paese. Storia dell’Italia, di noi tutti. La dignità di un intero Paese che «si desta» dopo la guerra, non può essere umiliata, chinando la testa e distogliendo il vigile sguardo, da un simile provvedimento”.

Non si nega quindi la legittimità di altre esigenze primarie del Paese ma sfugge il legame con questi indennizzi di cui sarebbero privati “migliaia di cittadini per lo più molto anziani, che hanno vissuto sulla propria pelle gli orrori della guerra, delle persecuzioni e delle discriminazioni politiche e razziali, persone che hanno visto la propria vita segnata da quella vicenda terribile che ha caratterizzato in modo indelebile il Novecento con l’occupazione nazifascista, a partire dai provvedimenti del ’38 e con la successiva deportazione nei campi di sterminio”.

Si sottolinea inoltre il “tempismo” che fa coincidere questa decisione con l’ottantesimo anniversario delle leggi razziste del 1938, amara coincidenza!

Pensioni cancellate agli ebrei perseguitati: è una bufala?

Dal Governo e dal Quirinale arriva però la smentita, nonostante l’autorevolezza della fonte che aveva pubblicato la notizia, poi condivisa da altri siti. Già il sottosegretario all’Economia Laura Castelli aveva chiarito che si trattava di una fake news: “smentisco in modo categorico: non verrà tolto un solo euro dall’assegno per le vittime delle leggi razziali e per i perseguitati dal fascismo per motivi politici! Il fondo per le pensioni c’è ed è capiente per tutto il 2019. Tutti i beneficiari riceveranno l’intero assegno. È molto grave che un quotidiano nazionale come La Stampa, poi seguito da altri quotidiani come il Corriere della Sera, abbia pubblicato una fake news di questa portata. Oltretutto perché la vicenda riguarda una questione delicata e sensibile quale quella delle vittime della persecuzione. Si tratta dell’ennesima squallida menzogna e mi dispiace che ad essere coinvolte in questo clamoroso errore, loro malgrado, siano persone a cui va tutto il mio sostegno e la mia comprensione”.

Gli ha fatto eco Enrico Mentana da Facebook “sono arrivate rassicurazioni dal Quirinale e dal Governo sulla questione della pensione alle vittime delle leggi razziali. Come dicevo, è un bene per tutti se questo allarme rientra. E non mi importa a questo punto fare dietrologie su come e cosa sia successo. Grazie Mattarella grazie Conte”.