Andare in pensione in anticipo ma decidere di tornare a lavorare, anche per brevi periodi o per lavoretti occasionali. La legge, in linea di massima, ammette questa possibilità. Perché altrimenti non avrebbe senso il fatto che l’INPS prevede il cosiddetto supplemento di pensione che viene concesso a chi fa domanda dopo aver versato altri contributi dopo la pensione. Però è vero che ci sono delle misure di pensionamento anticipato che prevedono il famoso divieto di cumulo tra i redditi di pensione e quelli da lavoro.

Il divieto di arrotondare la prestazione pensionistica però riguarda soltanto alcune misure. Si tratta di misure temporanee, sperimentali e straordinarie. Parliamo di Ape sociale e di Quota 103. Ma se per quest’ultima anche lo scorso anno vigeva questo vincolo, come era in vigore per le precedenti misure come la Quota 100 o la Quota 102, per l’Ape sociale siamo di fronte a una novità 2024. Ed è una novità che va chiarita e approfondita.

Le domande sulla pensione incumulabile con redditi da lavoro

Sono tantissimi i lettori che si chiedono fin dove arriva la nuova normativa sul divieto di cumulo della pensione Ape sociale con redditi derivanti da attività lavorative.

“Buongiorno, sono Dario un lavoratore che a febbraio 2023 è riuscito ad andare in pensione con l’Ape sociale. Oggi ho 64 anni di età e il mio vecchio datore di lavoro vorrebbe che tornassi a dargli una mano, naturalmente assunto, anche se a orario ridotto e solo per qualche settimana ogni mese. Ho letto che c’è il divieto di cumulo tra redditi e volevo capire se davvero rischio di perdere la pensione nel momento in cui accetto la nuova offerta del mio ex principale. Mi sapete indirizzare per la giusta scelta?”

“Salve, sono andato in pensione nel 2022 con l’Ape sociale all’età di 63 anni. Anche se in pensione, ogni estate do una mano, regolarmente assunto, a mio genero che ha uno stabilimento balneare.

Oggi però sento dire che per l’Ape sociale vige il divieto di cumulo dei redditi di pensione con redditi da lavoro. Si corre il rischio di perdere la pensione e di dover restituire quelle precedenti prese dall’INPS. Volevo capire se era vero questo cambiamento e se davvero corro dei rischi se a luglio, come sempre, accetto il lavoro estivo fino a settembre. Grazie in anticipo per la risposta.”

Il divieto di cumulare redditi da lavoro con redditi da pensione

Effettivamente esiste questo divieto di cumulo dei redditi da lavoro con i redditi da pensione. Un divieto che hanno sopportato fin dal 2019 i pensionati quotisti. Parliamo di soggetti andati in pensione dal 2019 al 2021 con la Quota 100, nel 2022 con la Quota 102 e nel 2023 con la Quota 103. E anche chi lascerà il lavoro con quest’ultima misura nel 2024 sopporterà il medesimo vincolo.

L’unica attività lavorativa ammessa per poter continuare a percepire la pensione normalmente è il lavoro autonomo a carattere occasionale. Sempre che da questa attività l’interessato non percepisca redditi superiori a 5.000 euro per anno solare (dal 1° gennaio al 31 dicembre). Questo vincolo nel 2024 vale anche per l’Ape sociale. Ma vale solo per chi va in pensione con questa misura nel 2024. Perché si tratta di una novità introdotta dall’ultima legge di Bilancio che ha prorogato di un altro anno l’Ape sociale che altrimenti cessava il 31 dicembre scorso.

Pensione Ape sociale da restituire, ecco quando si corre questo rischio

Chi va in pensione con l’APE sociale nel 2024 deve prestare massima attenzione. Perché la pensione Ape sociale da restituire è ciò che succede a chi disattende il divieto di cumulare redditi da lavoro con redditi da pensione. Infatti al maturare di questa situazione, l’interessato oltre a perdere il rateo mensile, immediatamente sospeso, deve restituire tutti i ratei percepiti da gennaio a dicembre dello stesso anno del ritorno al lavoro.

Va detto che per andare in pensione con l’Ape sociale, il diretto interessato deve cessare l’attività lavorativa svolta. Pertanto, è il ritorno al lavoro quello che finisce con il far correre questo rischio al pensionato.

L’Ape sociale è stata sempre limitata nelle possibilità di cumulo tra redditi

Per chi invece in pensione è andato prima del 2024, anche se con l’Ape sociale, il divieto non esiste. Anche perché non era previsto dalla misura il giorno che il pensionato l’ha percepita la prima volta. Infatti il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 maggio 2017, DPCM n° 88/2017, prevede espressamente la compatibilità con attività da lavoro dipendente o da collaborazioni coordinate e continuative. Ma questo non vuol dire che non esistevano vincoli già nella versione originaria dell’Ape sociale.

Infatti da queste attività l’interessato non poteva trarre redditi annui superiori a 8.000 euro al lordo delle imposte e dei contributi. Redditi che nel caso di lavoro autonomo scendevano a 4.800 euro. Quindi, già in passato esisteva un vincolo per l’Ape sociale. Anche se si trattava di un vincolo meno invasivo rispetto a quello odierno.

Tra l’altro, la cumulabilità della vecchia Ape con redditi da lavoro, non produceva la decurtazione dell’assegno pensionistico percepito come invece per esempio l’INPS fa con la Naspi (decurtata se durante il periodo di disoccupazione si svolgono alcune attività retribuite entro i limiti).

Il vincolo ha una sua scadenza, poi c’è il liberi tutti

La legge, quindi, prima consentiva al percettore di Ape sociale di svolgere, per il periodo che lo separava dalla pensione, piccole attività per integrare il reddito. Adesso l’unica attività ammessa è il lavoro autonomo occasionale come prima detto. Il vincolo comunque non dura per sempre. Anche perché l’Ape sociale non dura per sempre ed è temporanea. Un pensionato con l’Ape infatti, una volta raggiunti i 67 anni dovrà passare alla pensione di vecchiaia ordinaria.

Servirà di fatto una nuova domanda all’INPS perché l’Ape decade a 67 anni. In quel caso, entrando nel perimetro della vera pensione, l’interessato potrà lavorare liberamente e senza vincolo alcuno. E soprattutto senza correre quei rischi: Pensione Ape sociale da restituire e sospesa prematuramente.