Sulla detassazione della pensione all’estero a seguito di convenzioni bilaterali ci hanno scritto alcuni utenti ex Inpdap per chiedere conferma o esprimere polemiche su quella che viene vissuta e interpretata come una disparità di trattamento.
Gli ex dipendenti privati possono rientrare, facendone domanda, in tutti i trattati internazionali con i quali i Paesi contraenti disciplinano l’esercizio della potestà fiscale al fine di scongiurare la doppia tassazione sui redditi e sul patrimonio dei rispettivi residenti. Chi ha lavorato nel pubblico invece è escluso da questa possibilità ed è costretto a percepire la pensione all’estero al netto delle tasse versate in Italia.

Per quale motivo e con quali eccezioni?
Apriamo la riflessione a tal proposito con una lettera che ci è giunta in redazione firmata da un ex carabiniere oggi in pensione:

“Vivo a Roma, con mia moglie, Insegnante, in quiescenza anche lei.
Da moltissimo tempo è maturata in noi la voglia di trasferirci in Portogallo, per vivere una vita più serena e meno caotica di quella capitolina, ma anche per avere, se possibile, un poco di agiatezza in più rispetto a quella che abbiamo a Roma.
Però, per quanto abbia cercato informazioni tra colleghi, amici e conoscenti in pensione, tutti mi hanno detto che la detassazione della pensione in Portogallo non si applica agli ex dipendenti pubblici, senza che alcuno mi abbia saputo spiegare il perché.
Solo oggi, finalmente, ho letto un suo articolo sul web, dove anche Lei scrive che per i pensionati ex INPDAP, non vi sono possibilità di avere detassazione sulla pensione”.

I pensionati ex Inpdap sono statali, un parastatali, ex dipendenti degli Enti Locali (Regioni, Provincie e Comuni), ex militari, finanzieri, vigili del fuoco, poliziotti, forestali etc.
Giuseppe Bucceri, ideatore del Gruppo Facebook “Pensionati uniti all’estero”, ha proposto anche di portare all’attenzione della Corte Europea la questione.

Nella battaglia per la parità dei diritti dei pensionati all’estero ha trovato il sostegno di Giuseppe Daquanno, Responsabile Europa e Coordinatore Pensionati residenti in Bulgaria, Eugenio Parise coordinatore del Gruppo e del “Movimento per i diritti degli Italiani.
Da una lettura dei trattati internazionali sembrerebbe intendersi che la disparità di trattamento fiscale sia nata, paradossalmente, dalla volontà di salvaguardare i dipendenti pubblici che lavorano all’estero, dalla fiscalità del paese ospitante, onde evitare che ad esempio un dipendente dell’ambasciata, un docente universitario in servizio presso una Università straniera o un militare italiano in forza alla NATO, fossero costretti a versare le imposte sulla retribuzione percepita durante la permanenza all’estero. La norma però sarebbe stata estesa arbitrariamente anche ai pensionati pubblici senza che si potesse riscontrare una ratio specifica.
Solo in pochissimi Paesi, i pensionati Ex INPDAP possono godere della defiscalizzazione della pensione e versare i contributi nel posto in cui risiedono tra questi Tunisia, il Senegal, il Cile e l’Australia (che però, da diversi anni, non rilascia più questo tipo di visto ai pensionati).
Purtroppo, nonostante la gestione sia stata unificata, le convenzioni previste per i pensionati INPS non sono state applicate anche agli ex INPDAP, e quindi quest’ultimi non usufruiscono delle stesse possibilità. Come si evince dalla lista dei Paesi più convenienti per chi proviene dal settore pubblico non ci sono Stati Europei.

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Tra le 4 destinazioni per la pensione all’estero dei dipendenti pubblici quale conviene di più? In Tunisia sulla pensione si paga solo il 20% di tasse sul 20% dell’importo. A conti fatti una pensione lorda di 1400 euro corrisponde a circa 1350 euro. Possiamo praticamente parlare di pensione esentasse.

In Senegal la tassazione delle pensioni è piuttosto particolare. Chi ha pensioni basse può chiedere di non pagare le tasse. Al di sopra dei circa 950 euro lordi però la pressione fiscale sale gradualmente e può arrivare anche al 40% nel qual caso potrebbe convenire mantenere la tassazione italiana.
In Australia ricevere la pensione italiana lorda richiede alcuni requisiti da soddisfare difficili perché la vecchia Visa Subclass 410 è stata eliminata. Oggi per non pagare le tasse sulla pensione all’estero in Australia bisogna avere almeno 55 anni e investire nel territorio qualcosa come 500.000 euro. Una strada quindi difficilmente praticabile.
In Cile la convenzione contro la doppia imposizione è datata 2016. L’accordo prevede che “Le pensioni e le altre remunerazioni analoghe, pagate ad un residente di uno Stato contraente, sono imponibili soltanto in questo Stato”.

Pensionati all’estero: come ottenere la cittadinanza

C’è una soluzione teorica che vale sia per pensionati pubblici che privati: ottenere la cittadinanza. Non si tratta di una procedura sempre semplice. In alcuni casi è possibile al contempo mantenere la cittadinanza italiana, in altri l’una esclude la seconda.