La Legge 104 è l’insieme delle misure, delle agevolazioni e delle prestazioni destinate a chi è affetto da handicap vari e invalidità sia fisiche che psichiche. Lo Stato italiano, attraverso questa legge, mira a migliorare l’integrazione e l’assistenza dei disabili, evidenziando il suo forte impegno sociale. Tuttavia, queste non sono le uniche risorse disponibili per i disabili; esistono, infatti, diverse prestazioni INPS a loro dedicate, quali la pensione di invalidità, l’indennità di accompagnamento e altre forme di assistenza specificamente pensate per chi vive con un handicap.

L’INPS, inoltre, mette a disposizione alcune misure favorevoli ai disabili, legate ai loro contributi previdenziali. Si tratta di vere e proprie prestazioni previdenziali, che prevedono pensionamenti agevolati per chi è affetto da determinate patologie. Nel prosieguo, risponderemo a una domanda generica posta da un lettore, con l’intento di guidare i disabili attraverso le opportunità offerte dall’INPS.

“Buonasera, da tempo sono malato e ho di recente completato la visita medica presso la Commissione Invalidi Civili delle ASL. Ancora non conosco l’esito, ma vorrei capire quali possibilità esistono per noi disabili di accedere anticipatamente alla pensione. Ho 61 anni e ho versato numerosi anni di contributi. In passato mi è stato riconosciuto il 35% di invalidità, insufficiente per accedere a certi benefici. Ora, però, le mie condizioni di salute si sono aggravate e credo che mi verrà riconosciuto un grado di invalidità superiore. Cosa posso fare per lasciare definitivamente il lavoro?”

Pensione agli invalidi, ecco le età e le percentuali per anticipare di molto il pensionamento

Esistono diverse misure pensionistiche a favore dei disabili, che li identificano come categorie svantaggiate. Queste misure non si limitano alle prestazioni assistenziali, ma comprendono anche prestazioni previdenziali, basate sui contributi versati. È rilevante sottolineare che i periodi di lavoro e, di conseguenza, di contribuzione versata da un invalido dopo il suo riconoscimento di invalidità, acquisiscono un valore maggiore ai fini pensionistici.

Ogni anno di contributo versato da un invalido durante l’attività lavorativa vale 1,2 volte. Ciò consente di recuperare fino a un massimo di 5 anni di contributi per chi ha lavorato 25 anni o più dopo il riconoscimento della propria disabilità. Esistono inoltre misure specifiche che permettono ai disabili di accedere anticipatamente alla pensione. Ad esempio, chi presenta un’invalidità civile del 74% può beneficiare sia della Quota 41 per i lavoratori precoci che dell’Ape sociale.

Le prestazioni per invalidi, come funzionano l’Ape sociale e la Quota 41 precoci

L’Ape sociale è indirizzata a quattro categorie specifiche, inclusi i disabili, che devono avere almeno il 74% di invalidità civile certificata dalla Commissione medica delle ASL. È necessario avere compiuto 63 anni e 5 mesi di età e avere versato 30 anni di contributi. Questa prestazione è temporanea e si estende fino al raggiungimento dell’età pensionabile di 67 anni, con un importo massimo di 1.500 euro mensili. Non è reversibile, non include maggiorazioni, assegni familiari né la tredicesima.

Coloro che percepiscono l’Ape non possono incrementare la propria pensione con un reddito da lavoro. È consentito svolgere solo piccole attività lavorative autonome occasionali, fino a un reddito annuo di 5.000 euro.

Precoci invalidi in pensione a prescindere dalla loro età

Anche con il 74% di invalidità, chi ha accumulato 41 anni di contributi versati ha diritto, indipendentemente dall’età, alla Quota 41 per i lavoratori precoci. Sono necessari 41 anni di contributi totali, di cui 35 senza considerare i contributi figurativi per malattia o disoccupazione, e almeno un anno di contributi versati prima dei 19 anni di età. Questa misura prevede un periodo di attesa di 3 mesi per l’effettiva erogazione della pensione.

Le donne e il loro trattamento di favore se invalide

Dal 2023, anche la misura Opzione Donna è disponibile per le lavoratrici con una disabilità pari o superiore al 74%.

Questa opzione è rivolta alle lavoratrici affette da patologie fisiche o psichiche, richiedendo almeno 35 anni di contributi e un’età variabile in funzione del numero di figli. Le donne con più figli possono ritirarsi a 59 anni, quelle con un figlio a 60 anni, e quelle senza figli a 61 anni.

La prestazione è calcolata con il sistema contributivo, risultando pertanto penalizzante. Inoltre, è necessario soddisfare i requisiti di età, invalidità e contribuzione entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello della richiesta.

Invalidità specifica, la pensione molto in anticipo non è impossibile

Le donne beneficiano di un ulteriore vantaggio relativo a una misura previdenziale specifica, ovvero la pensione anticipata per invalidità pensionabile. Possono lasciare l’attività lavorativa già a 56 anni di età con 20 anni di contributi, mentre gli uomini necessitano di almeno 61 anni di età e 20 anni di contributi.

Questa misura impone un periodo di attesa di 12 mesi per l’avvio e richiede che la disabilità sia almeno all’80%, specifica per il lavoro svolto, anziché generica.