Andare in pensione nel 2023 potrebbe essere più facile, ma serve che dalle parole e dalle ipotesi di passi ai fatti e a misure concrete. Per il momento si può solo parlare di stallo, anche perché il governo nuovo non si è ancora insediato e di riforma delle pensioni non si è ancora parlato. Ma è anche vero che al governo dovrebbero andare delle forze politiche che in passato sulle pensioni hanno dimostrato di non assecondare certo i diktat europei e l’autentica austerity previdenziale dettata dalla parsimonia in termini di conti pubblici.

Alzi lamano chi si aspettava nel 2019 il varo di una misura come la quota 100, forse unica misura che davvero è riuscita a consentire a diversi lavoratori di lasciarsi alle spalle la riforma Fornero. E molti lavoratori si chiedono se davvero nel 2023 qualcosa in meglio cambierà per loro.

“Buongiorno, mi chiamo Andrea e più che un quesito per la vostra redazione vi chiedo se considerate possibili variazioni significative nel 2023 per le pensioni. Si sentono tante voci in giro e tante misure sembrano in procinto di essere valutate per un possibile inserimento nel sistema previdenziale. Io ho 59 anni di età. Ho 35 anni di contributi versati e stando alle regole attuali dovrei andare in pensione a 67 anni o forse più se nel frattempo l’età pensionabile tornerà a salire. Per la pensione a 67 anni potrei anche smettere di lavorare oggi, anche se poi non saprei come fare per tirare avanti nella vita. In alternativa dovrei lavorare all’incirca altri 8 anni per arrivare alla pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi di contributi. Ma più o meno ci arriverei sempre a 67 anni. Sembra però che l’anno venturo potrebbe materializzarsi la pensione 8 anni prima anche per gli uomini. Di cosa si tratta?”  

Non chiamatela più opzione donna ma pensione 8 anni prima per tutti 

Per il nostro lettore le speranze di andare in pensione prima del previsto allo stato attuale delle cose si basano solo su ipotesi e progetti più o meno facili da realizzare.

Ecco perché se la domanda che ci pone riguarda le possibilità che nel 2023 si metta in atto una riforma di questo genere, da parte nostra è più lo scetticismo che la fiducia. Una soluzione per accedere prima alla pensione il nostro lettore potrebbe trovarla in quota 41, misura già oggi attiva e valida per i precoci.

Tutti i requisiti per accedere alla pensione come precoci

Bisogna vedere se il nostro lettore è un precoce, nel senso che occorre capire se ha un anno di contributi versato prima dei 19 anni di età. Se così fosse, anziché 8 anni di lavoro dovrebbe farne 6 e uscire a 65 anni e non a 67. Anche se pure in questo caso i dubbi restano dal momento che la quota 41 precoci al momento è fissata al 2026. E poi occorrerebbe verificare se il nostro lavoratore svolge una delle attività di lavoro gravoso previste dalla quota 41 precoci. Oppure se riesce a rientrare come invalido, disoccupato o con invalidi a carico. Sempre che il nuovo governo non apra davvero ad una quota 41 per tutti.   

Come funzionerebbe la quota 41 per tutti 

Nel caso in cui ciò che la Lega di Matteo Salvini da anni propone, ovvero la quota 41 per tutti, diventerà realtà adesso che proprio la Lega formerà la squadra di governo con Fratelli d’Italia e Forza Italia, l’argomento sembra tornare di attualità. Con una misura del genere non ci sarebbero vincoli di categoria. Niente più lavoro gravoso, invalidità, disoccupazione. La quota 41 sarebbe aperta a tutti i lavoratori indistintamente, quasi quanto una nuova pensione anticipata ordinaria. E senza limiti anagrafici.  

Anche gli uomini in pensione 8 anni prima come le donne  

Una idea alternativa, che però potrebbe anche fare capolino insieme alla quota 41 e non solo come alternativa, è una specie di opzione donna per tutti.

In pratica ciò che oggi è consentito alle lavoratrici potrebbe diveltarlo anche per gli uomini. Per esempio potrebbe nascere una pensione già a 59 anni di età con 35 anni di contributi in perfetto stile opzione donna. Compreso naturalmente il calcolo contributivo della pensione. In questo caso il nostro lettore si troverebbe nelle straordinarie condizioni di poter lasciare il lavoro già nel 2023. La pensione con questa “opzione uomo” o opzione per tutti sarebbe però da valutare da ogni singolo lavoratore.

Per i misti il problema sarebbe grave

Essendo che la stragrande maggioranza dei lavoratori con 35 anni di contributi oggi, ricadono nel misto, i tagli subiti da loro sarebbero tanti. Avendo carriere partite da lontano ed abbastanza lunghe nel sistema retributivo, il taglio di assegno sarebbe ingente. Sono molti i lavoratori che hanno il diritto al calcolo retributivo fino al 2012 perché hanno più di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Per loro a fronte di 8 anni di anticipo si potrebbe materializzare la perdita di 1/3 della pensione teoricamente spettante, continuando a lavorare fino a 67 anni. Il calcolo contributivo infatti incontra in chi ha carriere pari o superiori a 18 anni prima del 1996, i soggetti più penalizzati.