Entro fine anno molti lavoratori potrebbero riuscire a ottenere un assegno fino a 1.500 euro al mese come fosse una pensione e già a partire dai 63 anni di età. Infatti, in attesa che si passi a una vera riforma delle pensioni, con nuove misure e nuovi strumenti pensionistici, meglio focalizzarsi sulle opportunità oggi in vigore. Soprattutto considerando il fatto che ci sono misure che spesso vengono erroneamente poco considerate. Via dal lavoro e pensione 4 anni prima anche da 1.500 euro al mese è più di una possibilità, perché si tratta di una misura ormai in vigore dalla Legge di bilancio del 2017.

L’anticipo pensionistico consente a molti lavoratori e non, di poter anticipare di ben 4 anni la quiescenza. Solo che la misura spesso non viene considerata.

“Buongiorno, volevo capire che possibilità di pensionamento ho adesso che ho compiuto 63 anni di età. Ho superato i 62 anni ma non arrivo ai 41 anni di contributi necessari per la quota 103 o per i precoci. Infatti a settembre completo i 38 anni. Mi trovo in una condizione particolare, perché di fatto non rientro in nessun anticipo. E devo lavorare ancora per oltre 4 anni sia per la pensione di vecchiaia che eventualmente per le pensioni anticipate. Ma vi giuro che non me la sento più di lavorare, sono stanchissimo. Solo noi carpentieri edili sappiamo cosa significa lavorare con queste alte temperature di adesso o con i rigidi inverni. Non è che voi sapete cose diverse che possono mandarmi in pensione prima?”

Via dal lavoro e pensione 4 anni prima anche da 1.500 euro al mese

Il fatto che per accedere alle pensioni anticipate, sia ordinarie che in deroga, servano carriere lunghe almeno 41 anni, è una cosa incontestabile. Anche la quota 103 prevede una carriera lunga almeno 41 anni insieme a una età minima di 62 anni. La stessa carriera che serve ai precoci con la loro quota 41 odierna.

O che servirà a tutti se davvero entrerà in funzione la quota 41 per tutti. Per le pensioni anticipate ordinarie invece si deve arrivare alla soglia dei 42,10 anni di versamenti per i lavoratori o di 41,10 per le lavoratrici.

Ma non è vero che esistono solo queste misure di pensionamento che consentono di anticipare la quiescenza. Perché a 63 anni come il nostro lettore dice di aver compiuto, c’è una misura che potrebbe fare al suo caso. parliamo dell’Ape sociale, misura che ha una netta connotazione assistenziale, ma che di fatto è una specie di pensione anticipata che accompagna il soggetto interessato ad arrivare ai 67 anni. La misura viene pagata dall’INPS mese per mese e liquidata come una normale pensione. Ma cessa di essere spettante al pensionato, a 67 anni quando lo stesso dovrà presentare la domanda di pensione di vecchiaia.

Ape sociale, valido strumento per anticipare l’uscita dal lavoro

Chi si trova nelle condizioni di aver maturato 63 anni e di aver centrato i contributi necessari, può sfruttare l’Ape sociale per lasciare in anticipo il lavoro. Ma deve rientrare in determinate categorie e deve accettare tutte le limitazioni che la misura impone. L’Ape sociale è fu introdotta come detto in premessa, dalla legge di bilancio 2017. Non è strutturale, ma è stata prorogata fino al 31 dicembre 2023 dalla legge di bilancio 2023. E probabilmente verrà prorogata ancora una volta fino al 31 dicembre 2024 dalla nuova manovra di bilancio. Più che una vera e propria pensione, l’Ape sociale è una indennità a carico dello Stato, che accompagna il diretto interessato alla pensione di vecchiaia a 67 anni.

Infatti in attesa di arrivare a quella età, il soggetto interessato può prendere l’Ape mese per mese come fosse la sua vera pensione. L’importo del trattamento è commisurato alla pensione spettante alla data di uscita con l’Ape sociale, quindi senza penalizzazioni.

Ma ciò che si prende con l’Ape sociale, non può superare 1.500 euro al mese. Inoltre la misura a differenza delle pensioni normali, non paga la tredicesima essendo una misura basata sulle dodici mensilità.

Ecco a chi tocca la pensione a 63 anni per il tramite dell’Ape sociale

Non tutti i lavoratori possono beneficiare dell’Ape sociale perché si tratta di uno strumento che riguarda solo le seguenti categorie di contribuenti:

  • Addetti alle mansioni gravose che al momento della domanda svolgono queste attività da tempo e precisamente per 7 anni degli ultimi 10 o per almeno 6 anni degli ultimi 7 anni di carriera;
  • Invalidi civili con disabilità certificata al 74% o più alta;
  • Disoccupati;
  • Caregiver che assistono da almeno 6 mesi un parente stretto convivente e disabile sempre almeno al 74%.

Per la prima categoria, serve avere oltre ai classici 63 anni già compiuti, anche 36 anni di contributi versati. Solo per edili e ceramisti ne bastano 32. Per le altre categorie invece servono 30 anni di contributi. Il nostro lettore da quanto capiamo, rientra tra gli edili, e ha superato le soglie contributive utili alla pensione in regime di Ape sociale. Potrebbe pertanto averne pieno diritto. Sempre che lui abbia svolto tale attività per gli anni che servono negli ultimi anni di carriera.

Cos’altro conoscere sull’anticipo pensionistico

Una misura piuttosto limitata come platea. Ma soprattutto per i lavori gravosi, il governo ha aumentato l’elenco delle attività che danno diritto all’Ape sociale.  Il Governo infatti recentemente ha allungato a molte ulteriori attività rispetto alle 11 inizialmente previste (ma già nel 2018 ci fu una estensione ad ulteriori 4 categorie), la facoltà. L’elenco delle attività di lavoro gravoso che consentono l’accesso al prepensionamento con l’Ape sociale è presente sul sito istituzionale dell’INPS. Va ricordato che il vincolo dei 1.500 euro è a termine. Perché a 67 anni quando sarà il momento di passare a percepire la vera pensione di vecchiaia, il limite dei 1.500 euro scompare e chi ha diritto ad una pensione più alta, prenderà di più.

L’Ape sociale oltre a non avere la tredicesima, non si indicizza al tasso di inflazione, non prevede le maggiorazioni (al pari delle pensioni contributive anche se non è una misura contributiva) e non è reversibile in caso di decesso prematuro del beneficiario.