Le pensioni anticipate, oppure quelle di vecchiaia o, ancora, quelle in deroga ai requisiti vigenti. Sono le varie strade che consentono ai lavoratori di andare in pensione oggi e nel 2024. Perché ormai, dopo le ultime conferme, il 2024 si aprirà ancora una volta con una serie di misure che consentiranno di lasciare il lavoro in base a diversi fattori. Ci saranno lavoratori che entreranno nel perimetro delle misure ordinarie, o per età o per contribuzione. Ma ci sarà anche chi riuscirà ad andare in pensione con misure alternative, alcune delle quali confermate nella prossima legge di Bilancio e altre perché strutturali del sistema e non in scadenza.

Oggi al posto di rispondere al classico quesito di un nostro lettore, rispondiamo a tutti quelli che ci chiedono come potranno lasciare il lavoro nel 2024. Perché tanti si chiedono come andranno in pensione, soprattutto alla luce di ciò che il governo farà nella manovra finanziaria di fine anno. Ecco una sintetica guida alle misure che nel 2024 potranno sfruttare i lavoratori che raggiungono determinate età. O che arrivano a completare determinate carriere contributive.

In pensione con le quote, nel 2024 si potranno sfruttare ancora quota 102 e quota 100, oltre alla probabile quota 103

La cristallizzazione del diritto è un aspetto che molti lavoratori devono considerare nel momento in cui pensano alla loro pensione nel 2024. Per esempio: è grazie alla cristallizzazione del diritto che anche nel 2024 c’è chi potrà sfruttare ancora la quota 100. La misura non sarà attiva nel 2024, ma se il lavoratore ha completato i due requisiti previsti in tempo utile, potrà lasciare il lavoro con questa quota. Naturalmente non più a 62 anni e non più con 38 anni di contributi. Perché è passato del tempo dalla maturazione del diritto.

Così come si può ancora utilizzare la quota 102 chi ha completato i 64 anni di età e i 38 anni di contributi entro la fine del 2022.

Misure a quote che si collegano alla conferma di quota 103. Che senza dubbio ormai sembra farà capolino nella manovra. E anche l’anno venturo con 62 anni di età e 41 anni di contributi c’è chi andrà in pensione con la quota 103.

Perché a qualcuno potrebbero servire ancora la quota 100 o la quota 102.

Sembra paradossale che qualche lavoratore possa essere interessato ancora a quota 100 e quota 102 se c’è la quota 103. Qualcuno potrebbe sostenere che se ormai sono passati due anni dallo stop alla quota 100, chi non ha sfruttato questa misura potrebbe lasciare il lavoro nel 2024 con quota 103. Effettivamente, se c’è qualcuno che ha continuato a lavorare e arriverà a 41 anni di versamenti nel 2024, la quota 103 potrebbe essere la via maestra.

Ma se il diretto interessato non lavora più adesso? O se perde il lavoro prima di completare i 41 anni di versamenti? Ecco che la quota 100 con diritto cristallizzato potrebbe tornare perfettamente utile. Stesso ragionamento ma con le opportune differenze dovute all’età per la quota 102 che anziché partire dai 62 anni partiva dai 64 anni. Evidente che nel 2024 solo chi entra nel perimetro dei suoi 66 anni di età può trovarsi ad aver maturato i 64 anni entro la fine del 2022.

In pensione nel 2024? Ecco come andarci e con quali misure: la guida sintetica alle opportunità

Nel 2024 la pensione anticipata ordinaria avrà gli stessi requisiti di oggi. La misura è nata con la legge Fornero nel 2011. Ed entrò in sostituzione delle cessate quota 96 e pensione di anzianità. Quindi anche l’anno prossimo si potrà sfruttare la misura coi requisiti odierni che tra l’altro saranno bloccati fino al 2026. Quindi, con le vie ordinarie, o si va in pensione con le quiescenza di vecchiaia con 67 anni di età e 20 anni di contributi (anche qui requisiti congelati fino al 2026) o con le pensioni anticipate con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi e senza alcun limite di età.

La pensione di vecchiaia con 67 anni di età e 20 anni di contributi, per chi ha iniziato a versare dopo il 31 dicembre 1995, verrà concessa nel 2024 solo se l’assegno supera o è uguale ad almeno 1.5 volte l’assegno sociale.

Niente modifiche per Opzione donna, o piccolo e quasi impercettibile ritocco

Anche per le lavoratrici dipendenti che hanno completato 58 anni di età e 35 di contributi entro il 31 dicembre 2021, vale il meccanismo della cristallizzazione del diritto di cui parlavamo per quota 100 e  quota 102. Perché si tratta di lavoratrici che rientrano nella prima versione di Opzione donna. Per loro anche nel 2024 Opzione donna sarà senza vincoli particolari e limitazioni di platee. Chi ha completato entro la fine del 2021 i 35 anni di contribuzione, e i 58 o 59 anni di età rispettivamente per lavoratrici dipendenti e lavoratrici autonome, potranno accedere ad opzione donna nel 2024. Chi invece non ci è risuscita, e magari ha completato i requisiti nel 2022, dovrà sottostare alle regole odierne che, probabilmente, resteranno invariate o quasi nel 2024.

Cosa potrebbe cambiare per Opzione donna

Invalide e caregiver con almeno 60 anni di età e 35 anni di contributi, e licenziate. O assunte in aziende con procedure di crisi avviate al Ministero del Lavoro con almeno 58 anni di età e sempre con 35 anni di contributi. Sono queste le beneficiarie di Opzione donna 2023 e probabilmente della versione 2024 della misura. Per invalide e caregiver nel 2023 c’è un anno di sconto sull’età in presenza di un figlio, e due anni di sconto sempre sull’età in presenza di due o più figli. L’unica variazione 2024 potrebbe riguardare proprio queste due categorie. Scomparendo il vincolo dei figli, infatti, anche loro potrebbero lasciare il lavoro a 58 anni e con 35 anni di contributi. Ma se completati entrambi entro la dine del 2023.

Quota 41, per la pensione nel 2024 disco verde per le stesse categorie di oggi

Quota 41 per i lavoratori precoci non scade e quindi anche nel 2024 sarà una misura fruibile alle stesse medesime condizioni di oggi.

I lavoratori che hanno versato almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni, in maniera continuativa o meno, potranno andare in pensione raggiungendo almeno 41 anni di contributi. La misura, come per la pensione anticipata, non prevede limiti anagrafici. Ma possono accedere a questo canale di uscita anticipato solo i disoccupati, i caregiver, gli invalidi o i lavoratori alle prese con il lavoro gravoso. Per la quota 41 sono 15 le attività di lavoro gravoso previste.

Ancora l’Ape sociale nel 2024?

Sempre invalidi, caregiver, disoccupati e lavoro gravoso sono le categorie che dovrebbero poter sfruttare ancora nel 2023 l’Ape sociale. Ma i lavori gravosi dell’Ape sociale sono molti di più dei 15 previsti per la quota 41 per i precoci. Con l’Ape sociale si andrà in pensione nel 2024 con 63 anni di età almeno. Per quanto riguarda i contributi, invece, variano in base alle categorie di appartenenza. Pertanto serviranno anche l’anno prossimo 30 anni di contributi per invalidi, disoccupati e caregiver. 32 per edili e ceramisti e 36 per tutte le altre categorie di lavoro gravoso. L’ipotetica estensione ad altre attività di lavoro logoranti ha perso appeal, e il Governo probabilmente lascerà stare l’ipotesi.

Pensioni anticipate per invalidità o per i contributivi puri

Con la pensione anticipata contributiva anche nel 2024 potranno andare in pensione i cosiddetti contributivi puri. Basteranno ancora una volta 64 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Ma a condizione che il primo contributo, a qualsiasi titolo, sia successivo al 1995. Inoltre, servirà un trattamento previdenziale minimo che deve superare o essere pari a 2,8 volte l’assegno sociale in vigore l’anno venturo. L’invalido con l’80% di disabilità specifica certificata dalle commissioni mediche dell’INPS, potrà pensionarsi ancora con 61 anni di età se uomo, 56 anni di età se donna, e con 20 anni di contributi versati.

In pensione nel 2024 con 15 anni di contributi

Quei pochi rimasti nel perimetro della pensione in deroga con 15 anni di contributi, potranno sfruttare ancore le tre deroghe Amato. Si tratta della pensione a 67 anni per chi ha completato i 15 anni di contributi entro il 1992. Oppure per chi, sempre con almeno 15 anni di versamenti, è stato autorizzato alla contribuzione volontaria entro il 1992. O ancora, per i discontinui, lavoratori cioè che hanno l’iscrizione alla previdenza pubblica vecchia di 25 anni e che hanno 10 anni di lavoro coperti da contributi inferiori alle 52 settimane per anno solare.

Infine, quanti non riescono ad andare in pensione con la vecchiaia ordinaria, vuoi per questione di contribuzione o perché come contributivi puri non raggiungono la pensione pari ad 1,5 volte l’assegno sociale, possono pensionarsi nel 2024 a 71 anni. Bastano in quel caso solo 5 anni di contributi.