Quest’anno è entrata in vigore una misura che non ha fatto altro che prolungare l’esperienza dei lavoratori con le pensioni per i cosiddetti quotisti. Infatti nel 2023 è entrata in vigore la quota 103, una misura che ha preso il posto della quota 102 che a sua volta aveva preso il posto della quota 100. Misure diverse, ma con un meccanico praticamente identico perché consentono il pensionamento nel momento in cui sommando età e contributi si raggiunge la quota prestabilita. Rispetto al passato la quota 103 ha innalzato il numero di anni di contribuzione che servono per avere accesso al pensionamento in anticipo.

In pratica è stato innalzato il requisito contributivo, passato dai 38 delle due precedenti misure, ai 41 di quella di oggi. E questo è un serio problema per chi non riesce a raggiungere i 41 anni di contribuzione previdenziale versata. Ma a tutto c’è una soluzione, anche se solo per determinati lavoratori.

“Salve a tutti, volevo un chiarimento da parte vostra. Sono convinto di poter andare in pensione anche se a dicembre 2023 completo 40 anni di contributi e 64 anni di età. Infatti la quota 103 non mi tocca perché mi manca un anno di contribuzione. Ma dovrei avere diritto alla quota 100 anche se la misura non è più valida. Ho letto altre vostre precedenti pubblicazioni e credo di aver capito che sia giusto così. Ma vorrei una risposta vostra più specifica in base ai miei dati anagrafici e contributivi che vi ho segnalato prima.”

Quota 103, pensione più distante rispetto alle altre misure che l’hanno preceduta

Il nostro lettore si trova a non aver ancora completato i 41 anni di contributi versati che servono per tutti coloro che vogliono rientrare nella quota 103. E pertanto, anche avendo superato i 62 anni di età che sono l’età pensionabile della misura (il nostro lettore infatti ha compiuto 64 anni di età o li compirà a dicembre insieme ai 40 anni di versamenti), non può accedere alla misura.

Il problema di fondo è che la misura non è flessibile e quindi le due soglie minime da completare devono essere entrambe centrate per poter dare accesso alla pensione. La somma di età e contributi fa 104. Una quota superiore alla 103 prevista, ma è inutile perché manca del requisito contributivo fermo a 40 anni a dicembre 2023. Questo però non vuol dire che il nostro lettore non abbia possibilità di andare in pensione. Perché come lui stesso dice, può sfruttare le regole del passato e non quelle per la 103.

Il nostro lettore è uno dei tanti che ha completato i requisiti per le misure pensionistiche del passato e oramai cessate. Ma sono misure che se hanno determinato la maturazione del diritto per un lavoratore, consentono di essere sfruttate anche dopo la loro cessazione. Ed in virtù di quel principio della cristallizzazione di cui tanto si parla.

In pensione nel 2023 e con la quota ma senza i 41 anni di contributi: ecco quando è possibile e come

A prescindere che sia stata una sua dimenticanza, oppure la volontà di rimanere al lavoro, o ancora la mancanza di conoscenza delle regole previgenti, il nostro lettore può avere diritto alla quota 100 perché potrebbe aver maturato il diritto a questa misura entro il 2021. A conti fatti il lettore a dicembre 2021 ha completato 62 anni di età e 38 anni di contributi. Soglie che rappresentavano quelle in vigore per la quota 100 di allora. Come è evidente, dalla quota 100 alla quota 103, solo l’età pensionabile è rimasta identica e ferma a 62 anni. la contribuzione è salita da 38 a 41 anni. Ma il nostro lettore rientra in questa specie di salvaguardia che gli consentirebbe a dicembre prossimo di accedere a una misura a cui aveva diritto già nel 2021.

In altri termini il lettore poteva uscire dal lavoro nel 2021, oppure lo scorso anno.

Ma se ha deciso di restare al lavoro può sfruttare la misura quest’anno. Oppure potrà farlo nel 2024, a 65 anni di età quando però arrivando a 41 anni di contributi potrebbe anche optare per la nuova quota 103, nell’eventualità che il Governo la prorogasse ancora.

La cristallizzazione del diritto, occhio ad alcune particolarità

Per capire come funziona la cristallizzazione, la situazione del nostro lettore è una di quelle che permettono meglio di comprendere il tutto. Detto che avendo già al 31 dicembre 2021 62 anni di età e 38 di contributi, il nostro lettore ha congelato a suo nome il diritto alla quota 100. L’anno successivo entrò in vigore la quota 102. I contributi da racimolare restarono pari a 38 anni. L’età però salì a 64 anni. Il nostro lettore è fuori dal perimetro della quota 102. Infatti non ha fatto in tempo a completare l’età utile alla misura. A dicembre 2022 si è ritrovato con 39 anni di contributi (soglia ok quindi), ma con 63 anni di età mentre la quota 102 ne prevedeva 64.

E lo stesso discorso può essere fatto per la quota 103. Il lettore non rientra nella misura, perché se cessa di funzionare il 31 dicembre 2023, si troverà, come lui stesso sa e ci dice, con 64 anni di età (soglia superata e ok quindi), ma con 40 anni di contributi e non con i 41 previsti. L’unica sua via disponibile quindi era e resta la quota 100.