I pagamenti in contanti per piccole somme a volte servono anche ad “alleggerire il portafoglio” dal peso e dall’ingombro di monete e spicci. Sono soprattutto quelle di bronzo da 1, 2 o 5 centesimi ad infastidire tanto che si era anche discusso di abolirle: piccole e di poco valore finiscono ovunque, spesso si perdono e sono “poco spendibili”. Ma il negoziante può rifiutare un pagamento in contanti se il cliente consegna tutte monete o soprattutto spicci da 1,2 o 5 centesimi?

Il codice penale sul punto è chiaro: chiunque rifiuta di ricevere monete aventi corso legale nello Stato è punito con la sanzione amministrativa fino a 30 euro.

Quindi la risposta la dubbio di prima è NO, non si possono rifiutare monete in corso legale anche se questo “costringe” il cassiere a perdere tempo per contarle. Se quindi avete rotto il salvadanaio e volete liberarvi di tutte le monetine facendo pagamenti in contanti con gli spicci sappiate che nessuno potrà impedirvelo. Lo stesso vale anche al contrario: nessun cliente può rifiutare il resto in monete. Certo, se la somma è importante nasce anche un problema di peso e trasporto quindi pagare con le monetine potrebbe diventare scomodo: si dovrebbe andare in giro con sacchetti di plastica invece del portafogli. In questo caso può essere certamente più pratico cambiarle in banca. L’impiegato allo sportello è costretto a cambiare le monete in tagli grossi di banconote? Una sentenza del 1981 ha stabilito che “non si può punire il funzionario di banca che rifiuti di ricevere in versamento moneta metallica sia per accrediti sul conto del cliente sia per emissione di assegni circolari se le quantità rilevanti di tale moneta possono determinare una ragione di obiettivo disagio e di effettiva difficoltà per la banca”. I giudici hanno previsto che il funzionario di banca che rifiuti monetine metalliche sia punibile solo se risulta un atteggiamento di negligenza e noncuranza della legge.

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