“Le donne sono leader ovunque tu guardi, dall’amministratore delegato che gestisce un’azienda della Fortune 500, alla casalinga che alleva i suoi figli e dirige la sua famiglia. Il nostro Paese è stato costruito da donne forti e continueremo a rompere i muri e sfidare gli stereotipi“, afferma Nancy Pelosi. Le donne, in effetti, sono note per la loro capacità di riuscire ad affermarsi negli ambiti più disparati.

A partire dal focolare famigliare fino ad arrivare al lavoro, non c’è niente che può fermare una donna.

Niente, eccetto la pensione. Non è possibile, infatti, accedere al trattamento pensionistico quando si desidera. Bisogna bensì essere in possesso di determinati requisiti sia contributivi che anagrafici, che il più delle volte sono considerati particolarmente stringenti Ne è un chiaro esempio Opzione Donna, prorogata nel 2023, ma con diverse restrizioni. Ecco cosa c’è da aspettarsi.

Opzione Donna troppo penalizzante, cosa cambia nel 2023

Grazie alla Manovra 2023 il Governo ha deciso di prorogare per tutto l’anno in corso Opzione Donna. Rispetto al 2022, però, questa misura presenta delle novità. Come riportato sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti:

“Prorogata per il 2023 “Opzione donna” con modifiche: in pensione a 58 anni con due figli o più, 59 con un figlio, 60 altri casi. “Opzione donna” è riservata a particolari categorie: caregiver, invalide (invalidità superiore o uguale al 74%) e lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende per le quali è attivo un tavolo di crisi“.

Ecco il correttivo che salva la pensione delle lavoratrici

La Legge di bilancio 2023 ha ridotto la flessibilità che caratterizzava Opzione Donna. Mentre nel 2022 una lavoratrice poteva andare in pensione all’età di 58 anni, 59 anni se autonome, e 35 anni di contributi; a partire dal 2023 la soglia anagrafica aumenta, in determinati casi, fino all’età di 60 anni. Ma non solo, a destare anche qualche polemica sono le restrizioni legate al numero di figli.

In molte, quindi, sperano in un ritorno di Opzione Donna nella vecchia versione. Tra questi anche il Ministro del lavoro Marina Calderone che ha commentato:

“Alcuni interventi non hanno portato consenso, come Opzione donna, ma vi è il massimo impegno per trovare misure con cui rivedere alcuni passaggi della norma”.

In particolare il primo correttivo potrebbe essere quello di togliere l’appartenenza a determinate categorie, così come il vincolo dato dal numero dei figli. In pratica si vorrebbe generalizzare tale misura, stabilendo un unico limite anagrafico, ovvero il raggiungimento di 60 anni di età. Al momento comunque si tratta solo di ipotesi. Bisogna infatti attendere le prossime mosse del Governo per capire quali modifiche verranno applicate ad Opzione Donna, con l’intento di rendere tale misura strutturale.