Ci sono misure di pensionamento che rispetto alle altre godono di un maggiore appeal. È innegabile che opzione donna, come misura di pensionamento sia una di quelle che maggiormente ha interessato l’opinione pubblica in Italia negli ultimi anni. Ma una netta impennata da questo punto di vista si è registrata nel 2023. Anche perché la misura quest’anno è stata meno appetibile rispetto al passato per via di modifiche alla struttura stessa della misura che l’attuale esecutivo Meloni ha inserito. Modifiche normative e sui requisiti che hanno nettamente limitato la portata della misura e la platea di riferimento.

Per questo adesso molte lavoratrici che puntavano alla misura per gli anni a venire si chiedono quali modifiche il governo Meloni ha intenzione di apportare per l’anno venturo.

Resta tanta l’attesa per le novità pensionistiche

Un tipico esempio è il quesito di sotto di una nostra lettrice. A cui anticipiamo già che ciò che diremo è frutto di indiscrezioni e ipotesi e che la certezza di ciò che succederà a Opzione donna nel 2024 la si avrà soltanto a legge di Bilancio varata e dopo gli incontri tra Governo e sindacati.

“Buonasera, vi scrivo perché ho bisogno di essere tranquillizzata per quanto concerne Opzione donna. La misura di pensionamento anticipato per noi lavoratrici già quest’anno è stata oggetto di alcuni cambiamenti che rischiano, a mio avviso, di rendere impossibile l’accesso nei futuri anni. Avevo già pensato di sfruttare Opzione donna per lasciare il lavoro prima. Premetto che sono ancora giovane dal momento che ho 55 anni di età, ma vorrei sapere se davvero Opzione donna diventerà una misura strutturale del sistema e se anche noi oggi troppo giovani per sfruttarla, potremmo domani avere le stesse chance che hanno avuto in questi anni molte lavoratrici. Secondo voi ci sono possibilità che la misura torni a come funzionava una volta e non come nel 2023? E ci sono possibilità che venga confermata anche per i futuri anni?

Opzione donna 2024? Ecco come funzionerà secondo le due diverse vie allo studio

Parlare di pensioni in questo momento, e dare certezze in materia a chi ci scrive o a chi ci legge è sempre un problema.

Soprattutto dal momento che probabilmente siamo di fronte a una fase epocale da questo punto di vista. Il Governo e i sindacati infatti hanno messo già in agenda diversi incontri che si terranno nei prossimi giorni e mesi. E, soprattutto, l’esecutivo è chiamato presto a varare la legge di Bilancio per il 2024. Ed è proprio la Manovra finanziaria del Governo il contenitore dove, come ogni anno accade, ci sarà un pacchetto pensioni con tutte le nuove misure per l’anno venturo. Misure che l’esecutivo avrà intenzione e possibilità di varare per il 2024.

Guardare agli anni successivi, invece, è una cosa ancora più difficile da fare perché in questo caso si tratta di anticipare notizie su una riforma pensioni che ancora deve essere messa a punto. Resta il fatto che Opzione donna è una misura su cui molte lavoratrici puntano. Ed è una misura che fa capolino in ogni incontro tra Governo e sindacati. Soprattutto dopo quello che il governo Meloni ha fatto a inizio anno confermando la misura per il 2023, ma correggendone i requisiti e rendendola di fatto poco appetibile per la stragrande maggioranza delle lavoratrici.

Via libera a un nuovo anno di Opzione donna, ma come?

Opzione donna dovrebbe essere confermata dalla prossima legge di Stabilità. Per quanto detto in precedenza usare il condizionale è obbligatorio e quindi possiamo soltanto prevedere le intenzioni che l’esecutivo sembra avere in materia. Pare infatti che Opzione donna così come l’Ape sociale e forse quota 103, sono le misure che il Governo avrebbe intenzione di prorogare per il 2024.

In modo tale da prendere tempo e avere più spazio per approntare una vera e propria riforma previdenziale per gli anni a venire.

Confermare l’Opzione donna come è stata confermata nel 2023, però, servirebbe a poco e lascerebbe l’amaro in bocca a molte lavoratrici che attendono novità. Ecco perché si ragiona su due nuove ipotesi per Opzione donna. Una mira a renderla simile al passato anche se con un’età un pochino più elevata. L’altra invece punta a renderla una specie di Ape sociale per le lavoratrici, a tal punto che già si parla di Ape rosa.

Le due strade della nuova pensione con Opzione donna, ecco le novità

Prima di approfondire le due nuove ipotesi, bisogna fare un riassunto su quello che è successo a Opzione donna nel 2023. La misura, come dicevamo, è stata prorogata di un altro anno da parte del governo Meloni. Infatti l’Opzione donna andava in scadenza il 31 dicembre 2022. Il Governo, quindi, ha provveduto a rinnovare la misura estendendola a tutto il 2023, ma cambiandone i requisiti. Fino a tutto il 2022, infatti, potevano accedere alla misura se entro il 31 dicembre dell’anno precedente completavano 58 anni di età le dipendenti e 59 anni di età le autonome. E sempre insieme a 35 anni di contributi versati.

Opzione donna molto diversa nel 2023 e meno appetibile, ecco perché

Nel 2023 invece la misura è stata modificata portando le uscite a 60 anni di età e 35 anni di contributi versati. E sempre da completare entro la fine dell’anno precedente. La misura però è stata modificata anche dal punto di vista della platea di riferimento. Innanzitutto è destinata oggi soltanto a chi completa età e contributi l’anno precedente ed è dentro una delle seguenti quattro categorie:

  • Caregiver, cioè lavoratrici che assistono un familiare stretto disabile e convivente;
  • Disoccupate che hanno perso il lavoro in maniera involontaria;
  • Lavoratrici assunte da azienda che hanno procedure di risoluzione di crisi aziendali in atto;
  • Invalide con almeno 74% di invalidità certificata dalle ASL.

Per disoccupate e assunte da aziende in crisi, la misura consente l’uscita già a partire dai 58 anni di età sempre con 35 anni di contributi versati e sempre maturati, entrambi requisiti, entro la fine dell’anno precedente.

Sempre a 58 anni di età possono uscire anche invalide e caregiver, se hanno avuto due o più figli durante la loro vita. A 59 anni invece escono caregiver e invalide che possono dimostrare di aver avuto un solo figlio durante la loro vita.

Le due nuove strade di Opzione donna, tra uscite per tutti a 60 anni e Ape rosa

Per quanto concerne le nuove ipotesi che si fanno su Opzione donna invece è inutile sottolineare che il discorso verte su una formula che non preveda discriminazioni tra chi ha avuto figli e chi non ne ha avuti. E soprattutto che non preveda limiti alla portata della misura rendendola utile a tutte le categorie e non solo ad alcune. Quindi un’ipotesi che si fa è quella di consentire a tutte le lavoratrici il pensionamento a partire dai 60 anni di età con 35 anni di contributi versati. Naturalmente resterebbe intatto l’obbligo di accettare il ricalcolo completamente contributivo della prestazione. Fattore che era e che resta alla base di qualsiasi argomentazione che si può fare su Opzione donna. La novità però è che Opzione donna potrebbe essere sostituita da una nuova misura, a tal punto da cambiare anche nome. E verrebbe ribattezzata, come anticipato prima, Ape rosa.

Come funzionerebbe l’Ape rosa?

La misura diventerebbe una specie di misura parallela all’Ape sociale e soprattutto identica a essa dal punto di vista della struttura. Infatti, più che una misura di pensionamento diventerebbe una misura che accompagna al pensionamento una lavoratrice. Nello specifico la misura consentirebbe un anticipo di pensione a partire dai 60 o 61 anni di età. E sempre con 35 anni di contributi versati. La misura però durerebbe fino ai 67 anni di età. Quando la lavoratrice dovrebbe presentare la domanda di pensione di vecchiaia. L’Ape rosa cesserebbe di essere erogata proprio al complimento di quella età. Oltretutto a 67 anni di età la lavoratrice potrebbe godere di un ricalcolo della pensione. L’obbligo di accettare il calcolo contributivo varrebbe soltanto nella fase dell’anticipo e cioè per tutti gli anni in cui la lavoratrice avrà goduto dell’Ape rosa.