Opzione Donna 2023: nel pubblico impiego la via per la pensione anticipata è più stretta

Si stringono da quest’anno le vie d’accesso alla pensione anticipata con Opzione Donna. Per le lavoratrici statali la strada è ancora più stretta.
2 anni fa
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donne in pensione con quota 103
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Andare in pensione anticipata con Opzione Donna è diventata una prerogativa riservata a pochissime lavoratrici. Da quest’anno, oltre a requisiti anagrafici e contributivi specifici, bisogna rientrare in una delle tre condizioni di disagio sociale indicate dalla legge.

Cioè, essere invalide, caregiver o disoccupate. Una modifica di legge passata quasi inosservata ai media, ma che abbatterà in misura drastica le nuove richieste di pensioni anticipate con Opzione Donna. Nel 2022 sono state 23.800 (+15%), ma per il 2023 si stima che crolleranno a poche migliaia.

Opzione Donna 2023, i requisiti

La novità che restringe da quest’anno la platea delle beneficiarie di Opzione Donna è appunto l’appartenenza a una o più condizioni sociali di cui sopra. Vediamo attentamente di cosa si tratta e perché nel settore del pubblico impiego per le lavoratrici ci sono meno chances che in quello privato.

Come detto, per fruire della pensione anticipata bisogna essere lavoratrici caregiver, disoccupate o invalide. Le prime devono svolgere assistenza al momento della richiesta di prepensionamento e da almeno sei mesi al coniuge o a un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità (ai sensi dell’art. 3, comma 3, della legge 104/1992). Ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni d’età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.

Le seconde lavoratrici che possono accedere a Opzione Donna sono coloro che soffrono di una riduzione della capacità lavorativa. Invalidità riconosciuta in via definitiva dalle competenti commissioni sanitarie, superiore o uguale al 74%.

Le terze, infine, sono le lavoratrici licenziate da aziende in crisi o ancora dipendenti, per le quali sia stato attivato un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa.

Via più stretta per le dipendenti statali

Analizzando bene le condizioni indicate sopra per Opzione Donna si scopre che, in realtà, solo la prima rappresenta una vera e propria novità in grado di condizionare appieno l’accesso alla pensione anticipata. Cioè, essere caregiver.

Per quanto riguarda, invece, le lavoratrici invalide occorre precisare che la legge già riserva loro la possibilità di ottenere l’assegno ordinario di invalidità. E per giunta indipendentemente dall’età anagrafica richiesta, invece, per Opzione Donna. Semmai questa condizione serve ad anticipare il passaggio alla pensione, non certo a incrementare sostanzialmente le possibilità di uscita.

E veniamo all’ultima condizione introdotta dalla legge di bilancio 2023. Cioè quella delle lavoratrici licenziate da aziende in crisi o che sono in procinto di perdere il lavoro. Ebbene questa particolarità riguarda solamente il settore privato, poiché nel pubblico impiego ciò non può accadere.

 

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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