Mentre si fa un gran parlare della proroga di Opzione donna, di nuovi requisiti, di nuove beneficiarie, oggi parliamo di ciò che le pensionate con Opzione donna perdono come importo. Perché si ragiona sull’estensione delle platee delle beneficiarie, ma il ricalcolo contributivo della pensione non potrà certo essere eliminato dalla misura. Infatti come tutti sanno, la misura ha nel calcolo contributivo ciò che penalizza fortemente gli assegni. Una sorta di sacrificio chiesto alle lavoratrici sull’altare di una pensione centrata qualche anno prima.

Ma a quanto ammonta il taglio è argomento da approfondire, perché bisogna verificare davvero se conviene o no andare in pensione con Opzione donna. 

“Gentilissimi esperti della redazione di Investire Oggi, volevo sapere cosa ci perdo di pensione se decido di lasciare il mio lavoro con Opzione donna nel 2024. Dal momento che il Governo sembra abbia deciso di prorogare la misura, io entro di diritto tra le beneficiarie, perché ho perso il lavoro a febbraio 2023 e a gennaio 2024 finisco la NASPI. Sono disoccupata, compio 60 anni a dicembre 2023 e ho completato 35 anni di contributi ad agosto, grazie ai figurativi da disoccupazione che sto prendendo. Ho iniziato a lavorare nel 1990 e volevo capire se mi conviene o meno uscire dal lavoro con Opzione donna. Grazie mille.”

Nuova Opzione donna, cosa perderanno le lavoratrici? Ecco cosa accadrà nel 2024

Perché sugli oltre 16 milioni di pensionati in Italia, solo 174.000 pensioni sono state liquidate con Opzione donna? Una domanda lecita questa, perché i numeri non mentono mai. Ma la risposta è semplice. Infatti, Opzione donna ha un difetto di importo. Essendo calcolata con il sistema contributivo, fa perdere molti soldi di assegno alle lavoratrici a cui invece sarebbe toccato il più favorevole calcolo misto. Evidentemente il ricalcolo contributivo della pensione è un deterrente forte per le lavoratrici che non scelgono facilmente di andare in pensione con Opzione donna.

E probabilmente, come vedremo adesso, hanno tantissime buone ragioni per comportarsi così. Il sacrificio di cui parlavamo prima risulta essere davvero troppo esoso. 

Differenze tra regime contributivo agevolato per le lavoratrici e pensioni anticipate

Opzione donna quindi è una misura che non sembrerebbe molto conveniente per le lavoratrici, con tagli di ben oltre il 30%. E non sono calcoli campati in aria, perché tutti i numeri che riportiamo provengono dal canonico Rapporto annuale dell’INPS che lo stesso Istituto presenta annualmente a Montecitorio. Ed è proprio da questo rapporto che si evincono i netti tagli per le lavoratrici. Ogni 10 donne in pensione, poco più di una ha scelto Opzione donna per andare in pensione. Sono le statistiche presenti nel Rapporto dell’INPS.

La media delle pensioni pagate con Opzione donna rispetto alle pensioni anticipate è di circa il 40% più bassa. Perché se per il solo calcolo contributivo molte lavoratrici perdono oltre il 30%, l’anticipo incide anche come minori anni di contributi versati. Perché chi va in pensione prima, ci va con meno anni di contributi versati. Oltretutto, va considerata anche l’età di uscita che, essendo più bassa, prevede l’utilizzo di coefficienti di trasformazione dei contributi in pensione, meno favorevoli.