Monta l’attesa per i conguagli a credito dei pensionati italiani per via del tasso di inflazione 2023. Che è risultato superiore alle previsioni e al tasso usato a gennaio scorso. In termini pratici, sulle pensioni sono stati erogati importi più bassi rispetto a quelli dovuti derivanti dall’indicizzazione delle pensioni. Si doveva usare l’8,1% e invece è stato utilizzato il 7,3%. Ma non è stata una scelta dell’INPS questa. Perché tutto nasce dal fatto che a gennaio non si aveva ancora certezza del tasso effettivo di inflazione.

A tal punto che è stato utilizzato quello previsionale. E questo ha maturato un credito nei confronti di tutti i pensionati. Un credito differente in base alla pensione percepita naturalmente. E soprattutto, un credito percentuale differente visto che la perequazione segue u meccanismo a scaglioni che non concede a tutti il diritto di vedersi rivalutare le pensioni in misura pari al 100% del tasso di inflazione. La novità del momento però è che il Governo potrebbe avere intenzione di anticipare l’erogazione di questi crediti favorevoli ai pensionati.

“Buongiorno, sono Maria, titolare di pensione minima. Prendo 600 euro al mese e volevo capire cosa avanzo dall’INPS visto che sento parlare di arretrati a favore di noi pensionati. Sembra che da gennaio scorso dovevamo prendere di più e che ci saranno pensionati che riceveranno a gennaio oltre 200 euro. La notizia è vera? E io, con una pensione di 600 euro, quando prenderà di arretrati?”

Arretrati sulle pensioni degli italiani, di cosa si tratta?

La questione arretrati e conguagli a favore dei pensionati nasce da ciò che dicevamo in premessa. La rivalutazione annuale delle pensioni deve essere pari al tasso di inflazione per determinati pensionati e poi ridotta via via, in percentuale, al salire delle pensioni. Senza usare tecnicismi, oggi i pensionati sono a credito nei confronti dell’INPS dello 0,8% di pensione mensile, ma fino ad un determinato importo della pensione.

Alla nostra lettrice quindi spetterebbero 4,80 euro in più al mese. E dal momento che tutto parte retroattivamente da gennaio 2023, con i conguagli di gennaio dovrebbe percepire circa 62 euro una tantum. Alle pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo INPS, che nel 2023 è stato pari a 563,74 euro, spetta l’indicizzazione piena e cioè se il tasso di inflazione è stato dell’8,1%, la rivalutazione è della stessa percentuale. E se è stato utilizzato il 7,3%, evidente ciò che manca e ciò che produce gli arretrati.

L’indicizzazione delle pensioni, ecco il sistema adottato

Per capire bene che genere di arretrati spetteranno ai pensionati, meglio rinfrescare la memoria e sottolineare come funziona questo particolare meccanismo. Abbiamo detto che la rivalutazione del 100% spetta alle pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo. E se per loro si è applicato a gennaio il 7,3% di rivalutazione, dovendo essere pari invece all’8,1%, anche la differenza dello 0,8% sarà al 100% applicata. Con arretrati per tutti i mesi da gennaio a dicembre 2023. Per le pensioni sopra le 4 volte il trattamento minimo e fino a 5 volte, la perequazione è dell’85%. Si tratta quindi dell’85% dell’8,1% e quindi anche della differenza dello 0,8%.

E così avanti man mano che si abbassa la percentuale di perequazione applicata. Perché per assegni sopra 5 e fino a 6 volte il trattamento minimo, è il 53% la percentuale usata. Così come è del 47% per le pensioni alte fino a 8 volte il trattamento minimo, del 37% per quelle fino a 10 volte e del 32% per quelle ancora più alte.

Nuova ipotesi arretrati pensione: a novembre i conguagli a credito dei pensionati

La nostra lettrice ha una pensione che rientra nella piena indicizzazione degli assegni. Lo scorso luglio il governo ha deciso di dare una mano ai pensionati, per combattere la perdita del potere di acquisto degli assegni. Dando incrementi per le pensioni sotto il trattamento minimo e integrate allo stesso trattamento.

Resta il fatto che sono tanti i pensionati a credito. E adesso emerge una novità assoluta.

Tutto sembrava andare nella direzione di conguagli a credito da erogare a gennaio, insieme ai nuovi aumenti per la perequazione del 2024, quella classica che si ripete ogni anno. Invece il governo pare stia valutando l’idea di anticiparli. Potrebbe infatti materializzarsi l’ipotesi di una erogazione già con il rateo di pensione di novembre. Una novità quindi. Ancora ipotetica, ma di cui ne stanno parlando media e quotidiani.