Famiglie che si separano e coniugi che finiscono con il lasciarsi per sempre sono cose assolutamente all’ordine del giorno di questi tempi. E nove volte su dieci situazioni di questo genere finiscono con sentenze dei tribunali, assegnazione dei cosiddetti alimenti e assegni di mantenimento. Una materia assai complicata questa, anche perché alle norme generali che la regolano, si aggiungono spesso sentenze e pronunce degli ermellini dei tribunali che danno interpretazioni diverse alle normative.

Infatti è capitato spesso che i giudici abbiano negato o revocato l’assegno di mantenimento anche se precedentemente assegnato.

Revoca, per esempio, del mantenimento alla moglie che, incurante delle normative, adotta azioni che i giudici reputano in contrasto con il mantenimento.

“Salve a tutti, sto per ultimare la separazione da mia moglie. Sono preoccupato perché la mia ormai ex moglie mi sta dicendo che chiederà il mantenimento. So che la legge in genere dà sempre ragione alla donna, ma mia moglie fino al mese scorso lavorava nel supermercato della sorella ed era regolarmente assunta. Dal momento che la nostra separazione è litigiosa, lei mi ha già detto che si farà licenziare per spillarmi il mantenimento (se non lo ha già fatto). Ma la legge davvero le tutela in questo modo? Cioè lei può farsi licenziare e passare dall’essere autonoma, dal punto di vista dei redditi, a essere bisognosa del mio assegno?”

Niente assegno a chi si fa licenziare di proposito

Perde l’assegno di mantenimento la moglie che si licenzia di sua spontanea volontà dal proprio posto di lavoro. Questo è quello che ormai è l’orientamento comune dei giudici di diversi tribunali. È la Cassazione che ha stabilito che non ha diritto all’assegno di mantenimento la moglie che perde per propria colpa il suo lavoro. È questo l’oggetto di una recente sentenza che di fatto rischia di portare alla revoca del mantenimento per ex coniugi che adottano questo stratagemma per sfruttare il vitalizio del coniuge.

Un caso non certo isolato questo, perché sovente capita che in prossimità del completamento della pratica di separazione o divorzio, un coniuge si fa licenziare per evitare che il giudice non conceda l’assegno di mantenimento.

Il mantenimento per essere concesso deve passare da sentenza del giudice

La sentenza a cui facciamo riferimento riguarda una donna che lavorava nel momento in cui col marito il matrimonio si stava rompendo. E tra l’altro era assunta nella ditta del padre. Una sentenza che rispecchia quasi fedelmente il caso del nostro lettore che si trova davanti al rischio di finire con il versare il mantenimento alla ex moglie che si farà licenziare dal negozio della sorella. Un licenziamento fatto di proposito per spingere il giudice a conferire il vitalizio per la donna, a carico dell’ex marito.

In genere, in caso di separazione o divorzio al coniuge più debole il giudice assegna un vitalizio a carico dell’altro. Affinché il tenore di vita del primo continui a essere dignitoso come lo era prima della separazione. Se la donna ha un lavoro che le permette di andare avanti, un giudice difficilmente concederebbe il mantenimento. Ma ormai anche gli ermellini stanno iniziando ad approfondire i casi.