Sono solo due i casi che nel sistema previdenziale italiano collegano pensioni e indennità per disoccupati INPS. In entrambi i casi si tratta di due misure che permettono il pensionamento anticipato. A partire dai 63 anni con l’Ape sociale o senza limiti di età con la quota 41 per i precoci. Il collegamento sta nel fatto che entrambe le misure hanno tra la platea dei potenziali beneficiari proprio i disoccupati nel perimetro della Naspi. Ma il collegamento tra pensioni e Naspi però riguarda anche la contribuzione figurativa.

Perché i periodi trascorsi in disoccupazione da parte di un contribuente valgono spesso, sia ai fini del diritto che del calcolo della pensione. Su questo connubio i quesiti dei lettori sono sempre tanti. E riguardano ogni aspetto di questo collegamento.

“Buonasera, mi chiamo Davide e volevo sapere come contano i contributi figurativi per le disoccupazioni che ho preso nella mia vita. Soprattutto in passato, ho fatto spesso ricorso a questi ammortizzatori sociali. Visto che sto per arrivare a 67 anni, volevo capire se sono utili come calcolo della mia pensione.”

Buonasera, volevo sapere che tipo di disoccupato devo essere per prendere la quota 41 per i precoci. Adesso sto lavorando, ho 62 anni e se è il caso, potrei lasciare il lavoro visto che ho 41 anni di contributi già completati.”

Naspi e pensioni: come incide la disoccupazione INPS su diritto e calcolo della pensione e in quali misure pensionistiche

La Naspi è l’indennità per disoccupati INPS. Si tratta dell’indennità di disoccupazione che viene pagata a quanti perdono involontariamente il loro lavoro. Si tratta dell’ammortizzatore sociale principe di oggi. Ma come funzionamento nulla cambia con le indennità del passato. Infatti in passato con lo stesso meccanismo della Naspi odierna funzionavano la disoccupazione ordinaria, la disoccupazione con requisiti ridotti, l’Aspi e la mini-Aspi.

In ogni caso, come detto in premessa, i lavoratori dipendenti hanno diritto alla relativa contribuzione figurativa per i periodi trascorsi disoccupazione.

E a prescindere dalla misura utilizzata tra quelle prima citate. In termini pratici, un disoccupato gode anche della copertura contributiva. E questi contributi tornano utili spesso sia per poter andare in pensione (per raggiungere i giusti requisiti) che per prendere una pensione più elevata di importo.

Quando i contributi della Naspi non servono per lasciare prima il lavoro

I contributi figurativi della Naspi in linea di massima sono validi sia per il diritto che per la misura della pensione. Infatti, per esempio, sono utili nel computo dei 20 anni per la pensione di vecchiaia. Ma a volte questa contribuzione non è utile per alcune misure o per completare alcuni particolari requisiti di altre misure. Negli estratti conto spesso i contributi figurativi vengono riportati con una nota che sottolinea come non sono validi per le pensioni di anzianità.

La cosa da dire certamente è che per esempio, le attuali pensioni anticipate ordinarie, hanno nei 42 anni e 10 mesi di contributi a qualsiasi titolo versati (per le donne 41 anni e 10 mesi), la soglia utile al pensionamento. E la frase “a qualsiasi titolo versati” mette dentro i contributi da riscatto, quelli volontari e pure i figurativi di ogni specie. Ma dei 42 anni e 10 mesi, almeno 35 devono essere effettivi da lavoro. E pertanto i contributi da disoccupazione, come quelli da malattia, non servono per il limite dei 35 anni. Valgono al 100% per calcolare la pensione, ma non per il diritto.

Figurativi ma non solo, la Naspi serve pure per rientrare in alcune misure

Niente contributi figurativi da disoccupazione invece per Opzione donna. La misura di pensionamento più favorevole per le donne ha questo vincolo che rende i contributi figurativi da disoccupazione non utili a centrare i 35 anni previsti dalla stessa misura. Per quanto riguarda invece il connubio tra Ape sociale e quota 41 precoci con la Naspi, va detto che il meccanismo si è diversificato tra le due misure nel recente passato.

Infatti per la quota 41 (e prima valeva anche per l’Ape sociale), possono andare in pensione prima quanti hanno terminato da 3 mesi di percepire la Naspi.

In pratica, anche raggiungendo i 41 anni di contributi, gli interessati devono aver preso tutti i mesi di Naspi spettanti (massimo 24 mesi per chi ha lavorato di continuo negli ultimi 4 anni). E poi aspettare 3 mesi dall’ultima mensilità di disoccupazione presa per andare in pensione. Per l’Ape sociale il meccanismo è lo stesso. Ciò che viene meno è il vincolo dei 3 mesi dall’ultima Naspi spettante.