Andare in pensione prima non sempre è conveniente come qualcuno potrebbe pensare. Perché anticipare la pensione non è esente da alcune controindicazioni. Che sia la pensione anticipata ordinaria, la quota 41 per i precoci, le quota 100 e così via, cambia poco. Sugli importi delle pensioni, effettivamente, uscendo prima il taglio è inevitabile. Un taglio che definiremmo fisiologico. A tal punto che probabilmente per molti, meglio la quota 103 che la quota 41 per tutti, oppure meglio anticipare o posticipare l’uscita, diventa la domanda delle domande.
Per questo dobbiamo approfondire il tutto, analizzando alcune particolari situazioni.
“Buonasera, sono Mario e volevo chiedervi se sbaglio qualcosa a considerare la quota 103 una via migliore di pensionamento, rispetto alla quota 41 per tutti che il governo vuole varare. Mi riferisco al fatto che uscendo prima come età ci sono penalizzazioni sulle pensioni.”

Ma la quota 103 può essere considerata come una quota 41 più ridotta?

Il fatto che uscire prima dal lavoro sia penalizzante come importo è una cosa risaputa. Per due motivi. Il minor gettito di contributi, per la carriera che si interrompe, giustamente, prima di arrivare all’età pensionabile. Ma anche perché più giovani si esce dal lavoro, più penalizzante è il coefficiente di trasformazione dei contributi versati in pensione. Il problema tra quota 103 e quota 41 per tutti non si pone. Perché la quota 103 può essere considerata una versione più limitata di quota 41 per tutti. Perché parte dai 62 anni di età. Proprio sull’estensione a tutti della possibilità di pensionamento per quanti raggiungono i 41 anni di contributi versati, si basa la quota 41 per tutti. Obbiettivo che naturalmente la quota 103 non permette di conseguire a chi non ha ancora completato i 62 anni di età. Il vero limite di quota 103 è questo.

La quota 41 per tutti e stop alla pensione a 62 anni

Proprio in virtù del fatto che la quota 103 ha nei 41 anni la carriera minima utile alla misura, possiamo considerarla come una sorta di quota 41 ma ridotta.
L’età di uscita minima è a partire dai 62 anni. Il quesito del nostro lettore che ci chiede se sia conveniente di più quota 41 che quota 103, non ha senso. Perché è evidente che uscendo a 62 anni una misura vale l’altra. Anzi. Possiamo dire che se mai dovesse essere varata una quota 41 per tutti, allora quota 103 potrebbe anche non esistere più. Perché la misura oggi ha delle evidenti limitazioni che la quota 41 per tutti non avrebbe. Parliamo del vincolo che impone un limite massimo di pensione fruibile che non può superare al mese le 2,5 volte il trattamento minimo INPS. Significa che con la quota 103 un pensionato non potrà percepire più di circa 2.500 euro al mese fino a quando non arriverà a 67 anni di età.

Cosa cambia per la pensione dai 60 ai 62 anni

Però va detto che è altrettanto vero che uscire a 60 o 61 anni con una ipotetica quota 41 per tutti, alla fine rischia di far prendere meno di pensione rispetto a chi esce con la quota 103. Ma solo perché si tratta di una uscita che la quota 103 permette a 62 anni. Inutile dire che a carriera uguale, uscire a 62 anni non è come uscire a 61. Torniamo a parlare di coefficienti. Per esempio è pari a 4,62% il coefficiente che viene usato por calcolare la pensione da liquidare ad un lavoratore di 60 anni. Invece è pari a 4,74 quello valido per le pensioni di chi ha 61 anni e 4,88 per per pensioni di chi esce a 62 anni. Con 400.000 euro di montante per esempio, a 62 anni con 41 anni di contributi, il pensionato prenderebbe 1.501 euro di pensione. A 61 anni prenderebbe 1.458 euro al mese mentre a 60 anni 1.421 euro.