“La casa è il solo spazio di libertà. Anzi, è il solo spazio d’anarchia. È il solo luogo sulla Terra in cui un uomo può decidere di getto di cambiare la disposizione dei mobili, fare esperimenti o indulgere a un capriccio […]. Un uomo può indossare vestaglia e pantofole nella propria casa, mentre sono sicuro che non glielo permetterebbero al Savoy“, affermava GK Chesterton. In casa, effettivamente, ci sentiamo tutti liberi di essere noi stessi.

Per questo motivo ognuno di noi cerca di rendere la propria abitazione la più accogliente possibile e soprattutto in grado di riflettere i propri gusti personali.

Per comprare i vari beni e svolgere gli interventi volti a raggiungere tale risultato dobbiamo ovviamente pagare. Non sempre, però, si dispone del denaro necessario. Partendo da questo presupposto, pertanto, è facile intuire perché tante famiglie hanno deciso di chiedere l’erogazione dei bonus edilizi messi a disposizione dal governo. Ma cosa succede se non si finiscono i lavori? Ecco cosa c’è da aspettarsi.

Lavori in casa: chi non li finisce deve restituire i bonus

I soggetti che hanno deciso di sfruttare i bonus edilizi per svolgere i lavori in casa hanno potuto scegliere tra alcune opzioni come la cessione del credito. Per poter beneficiare di questa opportunità è fondamentale che gli interventi che hanno generato il credito d’imposta risultino finiti e pagati entro i termini stabiliti dal contratto. Unica eccezione è rappresentata dal Superbonus, per cui è prevista la possibilità di cedere il credito anche con lavori conclusi solo in parte. Entrano nei dettagli è necessario che il SAL, ovvero lo Stato di Avanzamento Lavori, sia pari almeno al 30%.

Ma quali sono le conseguenze per chi ha deciso di ricorrere alla cessione del credito ma non è riuscito a finire tutti i lavori previsti? Ebbene, la situazione differisce a seconda del fatto che il credito sia stato già utilizzato o meno.

Nel primo caso i soggetti interessati rischiano di essere accusati di danno erariale, perché usufruiscono indebitamente di un’agevolazione fiscale dovuta a lavori mai effettuati. Il Fisco potrebbe quindi dare il via a un accertamento fiscale, per poi rivalersi sul cedente e sul primo cessionario.

Ravvedimento operoso

L’operazione di recupero da parte dell’Erario, infatti, riguarda il beneficiario e il primo cessionario, ma non chi è subentrato nell’operazione in un periodo successivo. Questo eccetto il caso in cui si riesca a dimostrare che quest’ultimi abbiano operato con dolo o colpa grave. Onde evitare di dover fare i conti con le possibili conseguenze derivanti dall’accertamento, i soggetti interessati potrebbero decidere di porre rimedio alla situazione grazie al ravvedimento operoso.

In tale caso bisogna provvedere al pagamento dell’imposta dovuta sulle spese sostenute.  A queste bisogna aggiungere gli interessi e una sanzione per il pagamento svolto in ritardo. Nel caso in cui il credito non sia stato già utilizzato, invece, non si rischiano ripercussioni da parte dell’Erario. In tale circostanza, infatti, non si crea alcun debito nei confronti del Fisco e quest’ultimo non potrà pretendere nulla. I soggetti interessati, comunque, dovranno mettersi d’accordo su come saldare la quota inerente gli interventi già portati a termine.