Riforma delle pensioni nell’arco della legislatura, questo quello che il governo ormai ha messo come obbiettivo. Inutile attendere novità importanti per la prossima legge di Bilancio. Il 2024 si aprirà all’insegna della continuità delle misure oggi in vigore, con una piattaforma di rinnovo che avrà una accelerata nei primi 6 mesi del 2024. La via dell’esecutivo sembra questa. E se prima erano solo indiscrezioni, adesso anche noti esponenti politici della maggioranza di governo lo confermano. E per quanti aspettavano novità già da gennaio, c’è da pazientare ancora qualche tempo.

“Gentili esperti di Investire Oggi, vi chiedo se ci sono davvero concrete possibilità che nasca la quota 41 per tutti. Perché sarebbe la misura che mi consentirebbe di andare in pensione nel 2024. Non rientrando nella attuale quota 41 per i precoci, sia perché non ho l’anno di versamenti prima dei 19 anni e sia perché non rientro nelle categorie a cui si applica, l’estensione a tutti per me sarebbe una specie di toccasana.”

La nuova riforma delle pensioni: si riparte da quota 103 e poi?

Ciò che noi da tempo sosteniamo e cioè che nel 2024 una riforma delle pensioni è praticamente impossibile da varare, viene confermata anche da una recente intervista del Sottosegretario Leghista Claudio Durigon. Sulle pagine del quotidiano romano “Il Tempo” infatti, Durigon ha messo in luce il programma delle pensioni della prossima legge di Bilancio, confermando di fatto le indiscrezioni delle ultime settimane. E con buona pace per quanti si aspettavano novità dal punto di vista della riforma, tutto rimandato al 2024 e nell’arco dell’intera legislatura del governo. Con l’obbiettivo principe che era e resta la quota 41 per tutti.

“Stiamo studiando il percorso per arrivare, nell’arco della legislatura, alla pensione con 41 anni di contributi. Valutiamo per questo le risorse già nella prossima legge di Bilancio. Ma partiamo con una certezza minima: Quota 103”.

Con queste parole Durigon ha bloccato qualsiasi sogno o “volo pindarico” dei lavoratori. Si riparte quindi dalla conferma della misura che nel 2023 consente l’uscita a partire dai 62 anni di età con 41 anni di contributi versati. La misura appare ormai certo, sarà rinnovata per un altro anno.

 

Quota 41 per tutti dopo, adesso ancora la quota 103 per le pensioni

Secondo i dati statistici di questi primi 7 mesi del 2023, sarebbero stati 20.000 i lavoratori che hanno preso la pensione per il tramite di questa misura che adesso viene confermata di fatto a tutto il 2024. Numeri irrisori per i conti pubblici e pure Durigon lo sottolinea. E proprio l’impatto non rilevante sulle casse dello Stato alla base del fatto che la misura può ancora restare in vigore. Un ragionamento diverso rispetto a quello fatto per il 2022 con la quota 100. Quella misura, consentendo uscite a 62 anni di età ma con solo 38 anni di contributi, impattava pesantemente sui conti pubblici, avendo una platea più vasta. E Claudio Durigon è stato sicuramente uno dei Padri della quota 100 che il governo Conte con Lega e Movimento 5 Stelle varò.

Il progetto di riforma solo entro la fine della legislatura

La quota 41 per tutti verrà varata nei prossimi anni, ma come conferma il sottosegretario, c’è da valutare il come. Perché il metodo contributivo nato con la riforma Dini, calcolando le pensioni solo con il sistema contributivo, produce risparmi già in misura preventiva. Le nuove misure, come sarà anche la quota 41, hanno sempre più una parte rilevante di assegno basata sul calcolo contributivo. E questo rende le nuove misure più semplici da varare. Ma non ci sarà solo la quota 41 per tutti. Per esempio, secondo Durigon va potenziato il contratto di espansione, che tira dentro le aziende e che permette di pensionare lavoratori a 5 anni di distanza dalle pensioni ordinarie.

Uno strumento ideale per il ricambio generazionale e per il cosiddetto turnover.