Il periodo attuale per i cittadini italiani è quello delle dichiarazioni dei redditi. Anche se molti considerano questo periodo quello utile a recuperare la parte di spese detraibili che lo Stato consente di scaricare dalle tasse, il periodo è quello utile al pagamento delle imposte. Infatti che sia il modello 730 o che sia il modello Redditi PF, si tratta degli adempimenti obbligatori con cui i contribuenti pagano le imposte sui loro redditi.

Tra i molteplici dubbi che vengono in mente in questa particolare fase dell’anno, i redditi e le tasse per gli italiani residenti all’estero e viceversa, sono tra quelli più gettonati.

Una materia complicatissima questa, tra doppia tassazione, convenzioni, trattati internazionali e così via dicendo.

“Buonasera, volevo alcuni chiarimenti sulle mie dichiarazioni dei redditi di quest’anno. Nel 2022 ho deciso di trasferirmi in Germania per lavoro. L’ho fatto a settembre 2022, e ho trovato subito lavoro. Ho cambiato la residenza portandola in Germania e adesso non ho ben chiaro come devo fare con le dichiarazioni dei redditi. Premetto che ho lavorato fino ad agosto in Italia lo scorso anno. Poi mi sono licenziato e trasferito. Cosa devo fare adesso? Devo pagare le tasse in Italia aggiungendo i redditi tedeschi o devo fare il contrario?”

Occhio ai rischi di pagare oltre alle tasse pure le sanzioni

L’Agenzia delle Entrate spesso è chiamata a rispondere a quesiti che provengono da cittadini di tutto il Mondo che chiedono spiegazioni sulla tassazione a cui fare riferimento per svariati ambiti e per diverse operazioni. La prima cosa da chiarire è che bisogna fare riferimento ai trattati che gli Stati stipulano tra loro e che fanno capo ad un motivo su tutti.

Parliamo naturalmente dal problema della doppia imposizione fiscale. Perché il rischi di pagare per uno stesso reddito o per una stessa operazione, le tasse sia nel Paese dove si risiede che in Italia, è alto.

In un Mondo globalizzato come il nostro, avere interessi, produrre redditi o comprare e vendere beni in diversi Stati, è all’ordine del giorno. E sono tutte situazioni che vanno affrontate anche dal punto di vista fiscale.

Tasse sui redditi prodotti all’estero, ecco alcuni chiarimenti

In primo luogo, un contribuente che dal punto di vista del Fisco, risulta residente in Italia deve dichiarare tutti i suoi redditi percepiti nell’anno di imposta precedente quello della dichiarazione. E anche i redditi esteri, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Bisogna capire bene se i redditi esteri incassati, debbano essere dichiarati in Italia, oppure all’estero, soprattutto da italiani che decidono di passare a risiedere fuori dal territorio nazionale. Come dicevamo, alcuni interpelli all’Agenzia delle Entrate sono eloquenti nel dimostrare, ancora di più rispetto a quanto si può fare rispondendo al nostro lettore, come funziona il meccanismo.

Per esempio sul sito “Fiscooggi.it” si fa riferimento a due interpelli che riguardano un cittadino italiano spostatosi in Spagna che vende una casa, e un italiano iscritto all’AIRE (Anagrafe italiani residenti all’estero)  ma di fatto di stanza a Singapore.

I chiarimenti del Fisco sono fondamentali per capire dove pagare le tasse

Un italiano che si sposta in Spagna e che vende una casa in Italia, se da questa vendita ha guadagnato una plusvalenza, deve pagare le tasse sul maggior guadagno fatto solo nel paese dove la casa è collocata. Pertanto in Italia. Ma come sottolinea il sito prima citato, ci sono casi assai particolari, dove basta una parola per ribaltare questa regola e per determinare l’aggravarsi della situazione di un contribuente che rischia di pagare due volte le tasse.

Italia e Spagna sono un tipico esempio di due Paesi che hanno stabilito una convenzione contro la doppia imposta.

E nel dettaglio, sulla vendita di immobili viene confermato dalla regola che “gli utili provenienti dalla alienazione di beni immobili sono imponibili nello Stato dove detti beni sono situati”. Ma questo vale solo se tra due Stati e nei trattati sottoscritti, c’è la parola soltanto. Sono imponibili soltanto nel Paese dove l’immobile è situato. Questo il principio cardine. nel trattato tra Spagna e Italia la locuzione soltanto manca e quindi è ammessa anche la doppia tassazione.

Cosa prevede il TUIR sulla doppia imposizione fiscale

Su Singapore invece il discorso è più complesso. Dal momento che convenzioni o meno, Singapore è un Paese inserito in quella che si chiama blacklist. Parliamo dell’elenco dei Paesi dove le tasse sono più vantaggiose. Per questo, i redditi provenienti da quei posti, devono subire la tassazione in Italia. Detto tutto questo, tornando al quesito del nostro lettore, è naturale che debba prestare attenzione e non peccare di superficialità. Perché si rischia di pagare sanzioni anche pesanti sbagliando. Sono molti i contribuenti che percepiscono, a vario titolo, redditi di fonte estera alla pari del nostro lettore.

La residenza fiscale è fattore determinante, come sottolinea anche il Testo unico sulle Imposte sui Redditi (TUIR). L’articolo 2 comma 2 del TUIR infatti stabilisce nero su bianco che “ai fini delle imposte sui redditi si considerano residenti nel territorio italiano le persone che per la maggior parte del periodo d’imposta, sono iscritte all’anagrafe della popolazione residente, hanno domicilio in Italia o hanno residenza nel Bel Paese. Un anno è fatto di 365 giorni. Quindi, serve essere di stanza in Italia per almeno 183 giorni nell’anno di imposta a cui la dichiarazione dei redditi si riferisce.

Paesi esteri, tra blacklist e doppia tassazione

Il trasferimento in Paesi della blacklist prescinde dai fattori prima citati che possono determinare la residenza fiscale italiana. Infatti in questo caso si parla di “presunzione legale di residenza fiscale in Italia”. Per il nostro lettore che a settembre 2022 si era trasferito in Germania, il ragionamento da fare è lo stesso.

I redditi devono essere dichiarati nel Paese di residenza fiscale. Pertanto, avendo vissuto più di 183 giorni in Italia, tutti i redditi vanno dichiarati in Italia. Indipendentemente dal luogo nel quale siano stati prodotti. Se invece la permanenza in Germania fosse stata più lunga di 183 giorni, il discorso cambiava. Non essendo più residente fiscalmente in Italia, i redditi da dichiarare nel Bel Paese sarebbero stato solo quelli prodotti in Italia.