Irpef pensioni e busta paga oggetto di uno studio della Cgia di Mestre che rivela come le addizionali Irpef regionali e comunali bruciano stipendi e pensioni, specie al Sud. 

Irpef in busta paga e pensione, lo studio della CGIA di Mestre

Stipendi e pensioni sotto il peso delle addizionali Irpef, regionali e comunali che sono più gravi per lo più al Sud, con il primato alla Calabria e al Molise. Ad effettuare le indagini del caso è stata la CGIA di Mestre, l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di  Mestre, su un campione di 4 tipologie di contribuenti, lavoratori dipendenti e pensionati, per verificare il peso fiscale su stipendi e pensioni delle addizionali Irpef, sia regionali che comunali.

Irpef pensioni e Irpef busta paga, le quattro tipologie di contribuenti

Pensionato con un reddito annuo di 16mila euro, un operaio con reddito annuo di 20mila euro e un impiegato con reddito annuo di 36mila fino al dirigente che percepisce uno stipendio annuo di 59mila euro. Sono queste le 4 tipologie di contribuenti su cui la CGIA di Mestre ha posto le sue attenzioni per verificare il peso fiscale delle addizionali Irpef.

Irpef pensioni e busta paga, maglia nera alla Calabria

Il quadro che emerge è a dir poco desolante. Maglia nera alla Calabria a cui segue il Molise, le regioni d’Italia in cui più di tutte le addizionali Irpef bruciano gran parte degli stipendi e delle pensioni, con aumenti vertiginosi dal 2010 ad oggi.

Addizionali Irpef e disavanzo sanitario

A fornire le sue considerazioni in merito al fatto che le addizionali Irpef pesano su stipendi e pensioni specie al Sud d’Italia, è lo stesso segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, il quale individua le ragioni soprattutto “nella cattiva situazione in cui versano moltissime regioni del Sud in materia di sanità. Le Regioni in disavanzo sanitario” – ricorda Bortolussi- “sono state obbligate ad elevare l’aliquota base delle addizionali Irpef, pari allo 0,9% sino al 2010, di 0,5 punti percentuali, raggiungendo così quota 1,4%.

Inoltre, a partire dal 2010 quelle in disavanzo sanitario che non avevano rispettato i piani di rientro sono state costrette ad innalzare ulteriormente l’aliquota di altri 0,3 punti percentuali, arrivando a toccare la soglia dell’ 1,7%”. Ma i rincari sulle addizionali Irpef si sono avuti anche con lal manovra salva Italia del Governo Monti, il decreto legge n. 201/11 convertito in legge n. 214 del 2011, con cui si è stabilito l’aumento dell’aliquota base delle addizionali Irpef dallo 0,9% all’ 1,23%. Così le Regioni in disavanzo sanitario hanno dovuto portare l’aliquota all’ 1,73% e quelle che non avevano rispettato i piani di rientro addirittura al valore massimo di 2,03%’. La CGIA ricorda a questo punto che le Regioni in disavanzo sanitario nel 2011 erano Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Piemonte, Puglia e Sicilia, mentre quelle costrette ad elevare l’aliquota sino al valore massimo del 2,03% sono state Calabria, Campania e Molise.