Cara pensione. Potrebbe iniziare così la lettera di un pensionato. Come il classico di tutte le lettere che si scrivono ad un lontano parete o amico.

Una frase che esprime un sentimento di “mancanza” e di affetto. La nostalgia di ricordi e vita vissuta insieme. E’ proprio così, perché chi oggi percepisce la pensione ha nostalgia della pensione percepita fino a qualche anno fa o addirittura nostalgia dello stipendio fisso nei suoi anni di lavoro.

Pensione e stipendio che hanno permesso di affrontare spese non indifferenti, come sposare un figlio, ristrutturare casa, comprare una casa.

Pensione che permetteva una vita comoda ed agiata senza il timore o la paura di non arrivare a fine mese.

Con l’inflazione di oggi, che si aggira intorno all’8%, il potere di acquisto è a picco. Un pensionato che percepisce 1.300 euro mensili non riesce più ad affrontare le stesse spese fatte fino allo scorso anno. E non parliamo di spese lussuose ma del vivere quotidiano.

Siamo giunti al punto in cui bisogna scegliere se pagare la bolletta della luce o il bollo auto, se fare la spesa o pagare la tassa sulla spazzatura.

Ora è periodo di campagna elettorale. I partiti politici propongono. C’è chi promette pensioni minime a 1.000 euro e chi una riforma pensioni con maggiore flessibilità di uscita dal mondo del lavoro. I pensionati, invece, chiedono e necessitano di aiuti adesso.

Pensione, la rivalutazione automatica

Per adesso l’unico strumento certo che si ha per combattere l’inflazione (e la perdita del potere d’acquisto della pensione) è la “perequazione automatica”. Si tratta della rivalutazione annua che l’INPS applica sull’assegno pensionistico per adeguarlo al nuovo tasso di inflazione.

E’ un’operazione che avviene all’inizio di ogni anno. Quindi, questo significa che la prossima ci sarà agli inizi del 2023.

Tuttavia, proprio con l’intento di intervenire nell’immediato, con il decreto Aiuti bis, è stabilito l’anticipo della rivalutazione pensioni al mese di ottobre 2022.

Tale anticipo sarà del 2% a cui aggiungere un altro 0,2%. Dunque, aumento complessivo di 2,2 punti percentuale. Questo significa che già ad ottobre, una pensione media di 1.000 euro mensili avrà un aumento di circa 28 euro lordi al mese. Quindi, 84 euro lordi nel trimestre ottobre-dicembre (senza considerare la tredicesima).

In termini di cifre si tratta, comunque, di importi abbastanza irrisori.

La vera rivalutazione ci sarà solo agli inizi del nuovo anno. Qui però il rischio per le casse dello Stato è alto. Infatti, presumendo un tasso di inflazione che si assesti intorno all’8%, significa che l’INPS dovrà pagare un qualcosa come 5,7 miliari di euro. LA speranza è che questo rischio poi non si ripercuota sui pensionati stessi, in altro modo.