Come andare in pensione con 64 anni di contributi? Tra le tante domande che i lavoratori si pongono in materia pensionistica, quelle legate a determinate età sono le più diffuse. Molti chiedono come poter lasciare il lavoro prima di compiere, per esempio, i 67 anni che servono per la normale pensione di vecchiaia. E 64 anni di età è un limite classico, anche perché oltre a essere la soglia della pensione con la quota 102 in scadenza il 31 dicembre ormai prossimo, è l’età della pensione anticipata contributiva.

Una misura questa ormai fissa e strutturale nel sistema. Tra l’altro, sul sito dell’INPS nella scheda della pensione anticipata ordinaria c’è una intera parte dedicata proprio a questa anticipata contributiva. Una misura che per ovvie ragioni non è destinata a tutti i lavoratori ma solo a una parte. E che è assoggettata a dei vincoli che espongono i potenziali richiedenti a errori che possono escluderli dalla stessa misura.

“Buongiorno, mi chiama Marco e sono un lavoratore del settore spedizioni. Faccio il magazziniere per una grande azienda che conta oltre 100 dipendenti. Lavoro con loro da oltre 20 anni. Ho 64 anni di età compiuti a ottobre e 27 anni di contributi versati. Ho iniziato a lavorare solo dal mese di febbraio del 1996 e pensavo di avere diritto alla pensione anticipata contributiva non avendo contributi da lavoro prima di quell’anno. Ma l’INPS mi ha respinto la domanda perché anni fa decisi con un mio amico che lavora come civile al Comando Militare della mia città, di riscattare gratuitamente l’anno del militare. In pratica per colpa di quell’anno di servizio militare perdo il diritto alla pensione anticipata e dovrò restare al lavoro fino al 2025? E’ giusto secondo voi o posso fare qualcosa?”

Come funziona la pensione anticipata contributiva

La misura che il nostro lettore ha cercato di percepire è la pensione anticipata contributiva.

Si tratta di quella misura destinata a chi non ha contributi a qualsiasi titolo versati prima del 1996. Qualsiasi titolo perché non bisogna avere nemmeno un contributo, anche se figurativo, versato prima di quella data. Per poter accedere alla misura che consente il pensionamento già a partire dai 64 anni di età occorre essere un contributivo puro, come vengono definiti quelli che in effetti hanno una carriera iniziata a partire dal 1° gennaio 1996. Le pensioni contributive sono sicuramente svantaggiose dal punto di vista degli importi della pensione. Essendo calcolate interamente con il sistema contributivo, l’assegno è nettamente inferiore a una pensione calcolata con il sistema retributivo, oppure con il sistema misto. Penalizzazioni ne ha anche in termini di uscita dal mondo del lavoro. Infatti un contributivo puro che non raggiunge una pensione pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale, non potrà accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria nonostante abbia 67 anni di età e più di 20 anni di contributi versati. In pratica, nonostante abbia già completato i due requisiti utili alla pensione di vecchiaia.

I vantaggi della pensione anticipata contributiva e gli errori da evitare

Ma ci sono anche dei vantaggi nell’essere contributivi puri. Uno di questi è proprio la possibilità di uscire dal lavoro a 64 anni. Servono almeno 20 anni di contributi versati oltre naturalmente all’età anagrafica minima prevista. E oltre all’assenza di versamenti antecedenti il 1996, serve che la pensione sia liquidata in misura pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. L’assegno sociale è la principale misura assistenziale erogata dall’INPS agli over 67 ed è commisurata a determinate condizioni reddituali. Essendo una prestazione assistenziale è fissata annualmente dall’INPS e indicizzata, sempre annualmente al tasso di inflazione. Per il 2022 l’assegno sociale è stato di importo pari a 468,28 euro al mese. Significa che per poter accedere nel 2022 alla pensione anticipata contributiva, il richiedente deve raggiungere la non bassa soglia di 1.311 euro al mese di pensione lorda.

Se non si raggiunge questa soglia la pensione anticipata contributiva non può essere percepita e il pensionamento slitta ai 67 anni della pensione di vecchiaia o ai 71 anni se non si raggiunge nemmeno una pensione pari a 1,5 volte l’assegno sociale, cioè 703 euro circa al mese con i parametri INPS di oggi.

Il servizio militare può essere deleterio sulle pensioni anticipate contributive

Con la rivalutazione del 7,3% dei trattamenti previdenziali e assistenziali dell’INPS dal prossimo primo gennaio, come confermato anche da Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, gli importi prima citati saliranno. E l’assegno sociale dovrebbe superare la soglia dei 500 euro. Pertanto anche i limiti per rientrare nella pensione anticipata contributiva saranno più alti. Una pensione pari a 2,8 volte l’assegno sociale sarà di almeno 1.402 euro al mese. Ancora peggio quindi per chi intende andare in pensione a 64 anni di età. Ma non è il limite della pensione a bloccare l’uscita dal lavoro al nostro lettore. Infatti lui ha commesso, inconsapevolmente, un errore molto comune.

La carriera utile è tra i 20 ed i 27 anni di contributi

Ha riscattato il periodo del servizio militare portandolo a essere valido, come normativa prevede, per la pensione. Un anno in più di contributi, ma penalizzante per la misura che ha cercato di percepire. Ha di fatto perduto lo status di contributivo puro e pertanto è uscito fuori dal perimetro della pensione anticipata contributiva. E nulla può essere più fatto, dal momento che una volta riscattato il periodo figurativo di contribuzione non può più essere cancellato. Aveva diritto alla misura e probabilmente avendo raggiunto il limite massimo di contributi per poter essere un contributivo puro (non più di 27 anni altrimenti la carriera per forza di cose sarebbe partita prima del 1996), superava nel 2022 la soglia di 1.311 euro di pensione al mese. Ma per colpa della fretta nel riscattare il periodo del servizio militare, ha commesso un errore irreparabile.