Una novità dell’ultima legge di Bilancio ha anticipato la pensione per molti lavoratori. E si tratta di una novità passata in secondo piano ma che come vedremo può risultare importantissima per molti lavoratori, soprattutto donne e discontinui. Dopo gli inasprimenti di quota 103, dell’Ape sociale e di opzione donna, non si è però dato risalto a una novità che potrebbe fare davvero comodo a tanti lavoratori che di fatto anticipano la quiescenza di ben 4 anni. Ci sono lavoratori che anziché puntare al 2028 come anno di pensionamento, potranno farlo subito in questo 2024.

Oggi riproponiamo un quesito di un nostro lettore che ci scrisse nel 2023 una email con una contestazione circa l’operato del nostro sistema pensioni. Un quesito con tanto di sfogo per criticare le regole di pensionamento di chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995.

“Gentili esperti, volevo conferme riguardo al fatto che per me la pensione di vecchiaia arriverà a 71 anni e non a 67. E volevo un vostro giudizio su questo meccanismo che di fatto non mi consente di andare in pensione come tutti gli altri lavoratori, a 67 anni di età. Ho iniziato a lavorare solo nel 2000 e nel 2024 raggiungerò 67 anni di età. Ma i miei contributi non bastano a raggiungere una pensione pari ad una volta e mezzo l’assegno sociale. Dal momento che non arrivo a prendere 750 euro al mese non mi danno la pensione. Avessi iniziato a lavorare a dicembre 1995 invece avrei potuto accedere alla pensione senza vincoli. Nel frattempo danno l’assegno sociale da 500 euro a chi non ha mai lavorato. Una vera ingiustizia. Dico bene?”

In pensione nel 2024 molti che sarebbero dovuti uscire dal lavoro nel 2028, ecco perché

Al nostro lettore all’epoca rispondemmo che effettivamente aveva ragione a 360 gradi, perché la sua pensione sarebbe arrivata a 71 anni e soprattutto perché effettivamente questa era una stortura del sistema contributivo.

Oggi però dobbiamo cambiare risposta. E lo dobbiamo alla legge di Bilancio che ha corretto la stortura. Infatti anche per chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1995, la pensione di vecchiaia si centra oggi con 67 anni di età e 20 anni di contributi. E l’importo minimo da raggiungere è diventato assai più favorevole. Perché adesso basta che la pensione sia pari all’assegno sociale (circa 535 euro al mese). La novità a cui molti non hanno dato il giusto peso è proprio questa. L’eliminazione del vincolo dell’importo della pensione per i contributivi puri a 67 anni.

Anticipo di 4 anni? Ecco i beneficiari

Un lavoratore che, come il nostro lettore, doveva aspettare il raggiungimento dei 71 anni, potrà andare in pensione subito. Lo stesso potranno fare quanti non hanno potuto lasciare il lavoro negli anni passati, per via di questo vincolo. Ci sono tanti lavoratori che oggi hanno 68, 69 o 70 anni, che sono ancora senza pensione perché il loro trattamento non raggiungeva 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.

Grazie alla novità prima citata, nel 2024 questi soggetti potrebbero andare in pensione senza aspettare ulteriormente. Donne che nel tempo hanno dovuto rinunciare a lavoro e carriera per accudire figli e famiglie. Oppure precari e discontinui, che difficilmente completano contribuzioni elevate. Questi soggetti rappresentano il profilo di chi si potrebbe salvare da una pensione che altrimenti sarebbe dovuta arrivare alla veneranda età di 71 anni.

In pensione a 71 anni? Oggi non più

La pensione di vecchiaia per i contributivi puri a 71 anni era l’unica certezza per questo genere di contribuenti. Solo a 71 anni infatti, i contributivi puri potevano accedere alla quiescenza senza dover guardare all’importo della prestazione. Infatti a 71 anni bastano solo 5 anni di contributi per la pensione di vecchiaia. Oggi come detto, tutto cambia, e anche chi doveva aspettare perfino 4 anni per andare in pensione nonostante il raggiungimento dell’età pensionabile dei 67 anni, potrà anticipare la quiescenza.

Un vantaggio non indifferente che può tornare utile come detto a chi pur raggiungendo i 20 anni di contributi, non ha versamenti importanti come importo. Cosa questa fondamentale nel sistema contributivo dove i trattamenti sono commisurati all’entità dei versamenti effettuati.