Vediamo come andare in pensione nel 2023. Precisamente, quali sono i potenziali scenari se nel 2022 non si dovessero maturare i requisiti di uscita anticipata dal lavoro. E vediamo anche quali sono i vantaggi. E, soprattutto, i potenziali rischi. Visto che la riforma delle pensioni del Governo Draghi è sostanzialmente solo una misura tampone valida per il 2022. Così come è riportato in questo articolo.

Nel dettaglio, i primi dubbi, per andare in pensione nel 2023 se nel 2022 non si maturano i requisiti di uscita, sono rappresentati dal requisito anagrafico.

Ma anche dall’eventuale proroga o meno di alcune misure. Quelle che, pur confermate per il prossimo anno, non è detto che poi siano accessibili pure nel 2023.

In pensione nel 2023 se nel 2022 non si maturano i requisiti di uscita. I vantaggi e quali sono i rischi

Nel dettaglio, per andare in pensione nel 2023 se nel 2022 non si maturano i requisiti di uscita, potrebbero non bastare i 64 anni della Quota 102. In quanto proprio la Quota 102 ha ufficialmente, ad oggi, una validità di soli 12 mesi.

Quindi, in caso di mancata conferma della Quota 102 anche nel 2023, l’età pensionabile per il ritiro anticipato dal lavoro, con il sistema delle quote, potrebbe aumentare di altri uno. O forse di due anni. Nel caso in cui, rispettivamente, fosse introdotta la Quota 103 oppure la Quota 104.

I vantaggi e quali sono i rischi in caso di uscita anticipata dal lavoro tra due anni

Il ritiro anticipato dal lavoro tra due anni, e non nel 2022, porta con sé il vantaggio di aver maturato un anno in più di anzianità contributiva. Ma ad oggi, proprio con il sistema delle quota, non si sa con certezza quale sia il requisito anagrafico per andare in pensione nel 2023. Proprio se nel 2022 non si dovessero maturare i requisiti di uscita anticipata dal lavoro.

Che ne sarà, inoltre, dell’Ape Sociale e di Opzione Donna nel 2023? Allo stesso modo non è dato saperlo.

In quanto, a loro volta, anche queste due misure di pensionamento anticipato non sono strutturali.