Praticamente nulle le speranze che da gennaio 2024 la riforma delle pensioni del Governo Meloni dia la possibilità ai contribuenti di accedere alla quiescenza con la quota 41 per tutti. La misura infatti continua a essere difficile da varare. Soprattutto adesso che anche la Corte dei Conti si è espressa come contraria a questa misura. Una misura reputata troppo onerosa per le casse dello Stato e quindi impossibile da varare alla luce delle ristrettezze finanziarie con cui il Governo ha a che fare.

Nel varo della manovra finanziaria di fine anno le possibilità che la quota 41 per tutti veda i natali sono davvero basse.

È evidente quindi che il 2024 si aprirà senza che i lavoratori che auspicavano la quota 41 per tutti possano essere soddisfatti. Questo non vuol dire che con 41 anni di contributi non si potrà uscire anche l’anno venturo. Perché la quota 41 del 2024 esisterà ancora, e sarà la medesima di quest’anno. E riguarda i lavoratori precoci.

“Nel 2024 arriverò ai 41 anni di contributi. Ho 60 anni di età adesso e vorrei sfruttare la quota 41. Sento dire però che nel 2024 probabilmente non si farà la novità. E allora cosa devo fare per poter andare in pensione nel 2024? Devo valutare il versamento dei contributi volontari? Chiedo questo perché a fine febbraio l’azienda per cui lavoro chiude. Io però i 41 anni di contributi li completo lo stesso. Ma se il Governo non mi aiuta mi costringerà a lavorare ancora o a spendere un mucchio di soldi in contribuzione volontaria?”

Nel 2024 ancora una volta in pensione con 41 anni di contributi. Ecco perché e anche senza quota 41 per tutti

Niente quota 41 per tutti nel 2024 e questo ormai sembra quasi una certezza. Questo non vuol dire però che i 41 anni di contributi versati diventino una soglia inutile per una eventuale pensione. Infatti se è vero che la versione per tutti probabilmente non verrà fatta, e anche vero che probabilmente nel 2024 ci sarà ancora la quota 41 per i precoci e pure la quota 103.

Due misure che resteranno anche per il 2024. La prima perché è stato da tempo previsto che fino al 2026 almeno, i precoci avranno questo trattamento agevolato. La seconda perché ogni giorno che passa, aumentano le possibilità di una sua conferma.

In pensione con 41 anni di contributi nel 2024, ma in che modo?

Non una ma due misure quindi. Ed in entrambi i casi e per entrambe le misure, i 41 anni di contributi diventano la soglia minima per accedere al pensionamento. Due misure che permettono il pensionamento proprio con 41 anni di contributi versati. In un caso senza limiti anagrafici, in un altro, con almeno 62 anni di età. Per la quota 103 infatti ci vogliono almeno 62 anni di età. Ma è una cosa che il nostro lettore non può vantare nel 2024.

Niente quota 103 quindi per il nostro lettore, ma probabilmente potrebbe valutare l’ipotesi della quota 41 per i precoci. Questa misura infatti resterà in vigore anche nel 2024 e permetterà a determinate categorie di lavoratori di poter accedere alla quiescenza una volta raggiunti i contributi versati previsti. Nessun requisito anagrafiche è richiesto per questa misura, ma nei 41 anni di contributi versati ci devono essere contributi di un determinato tipo.

La quota 41 precoci ancora nel 2024, ecco per chi sarà

La quota 41 attualmente in vigore non è generalizzata ma è destinata a determinati lavoratori. Riguarda per esempio i disoccupati che da tre mesi hanno terminato di percepire la Naspi spettante. Oppure riguarda gli invalidi, che devono essere stati riconosciuti disabili al 74% almeno dalla commissione medica per le invalidità civile delle ASL. Stessa possibilità per chi assiste un parente stretto convivente e disabile grave da almeno sei mesi prima della presentazione della domanda. Infine disco verde per la pensione con 41 anni di contributi versati senza limiti di età per chi svolge una attività di lavoro considerata gravosa.

Come dicevamo servono 41 anni di contributi versati e non si fa riferimento ad alcun limite di età per poter accedere a questa prestazione.

Ecco gli altri requisiti per i precoci

Il trattamento pensionistico di quota 41 però prevede che dei 41 anni di contributi versati dal lavoratore, 35 anni anni devono essere effettivi da lavoro. E quindi neutri da contribuzione figurativa per malattia indennizzata o disoccupazione INPS. Inoltre sempre dei 41 anni di contributi necessari, almeno un anno deve risultare versato prima del compimento dei 19 anni di età. Questo anno di contribuzione non deve essere stato versato necessariamente di continuo. In pratica l’importante è aver versato 12 mesi di contributi prima dei 19 anni di età anche in maniera discontinua e quindi con lavori intermittenti.