Il disegno di legge delega per la riforma fiscale contiene novità importanti sul fronte successioni. Alcuni cambiamenti sono indicati in modo generico e quindi è difficile prevederne gli effetti. Più chiaro appare invece il riferimento all’autoliquidazione dell’imposta di successione. Sulla carta questa novità serve a semplificare la successione. Nei fatti, però, i calcoli non saranno semplici, soprattutto in alcuni casi, e il rischio di fare errori fiscali è più che concreto.

Come si paga l’imposta di successione oggi

A oggi esiste un sistema parziale di auto liquidazione dell’imposta di successione.

Significa che per la presentazione della dichiarazione di successione, propedeutica alla registrazione presso l’Agenzia delle Entrate, è necessario procedere al pagamento di una parte dei tributi dovuti per l’apertura della linea ereditaria.

Praticamente gli eredi in prima battuta versano:

  • l’imposta ipotecaria, pari al 2% del valore dei beni immobili di cui si compone l’eredità (dato che in genere si riferisce alla rendita catastale con applicazione di uno specifico coefficiente);
  • l’imposta catastale in misura dell’1% sempre del valore dei beni immobili ereditari;
  • una serie di micro tributi associati alla successione (imposta di bollo di 85 euro, la tassa di 32 euro per ogni attestazione dimostrante l’avvenuta presentazione della successione, il tributo speciale di 7,44 euro per “diritti di ricerca”; da pagare per ogni Conservatoria dei registri immobiliari competenti in merito agli immobili presenti in eredità, la tassa ipotecaria di 90 euro;
  • i vari “tributi speciali”, ossia tassa di 18,59 euro (per l’esame della dichiarazione di successione ai fini della sua trascrizione), 3,72 euro (per la compilazione di ciascuna nota di trascrizione) e tassa di 1,24 euro (per la compilazione della prima pagina di ciascuna nota di trascrizione).

Autoliquidazione dell’imposta di successione: chi paga in caso di errori?

Di fronte a questi balzelli di diversa natura, la proposta contenuta nella delega fiscale dell’

”applicazione di un’imposta sostitutiva, eventualmente in misura fissa, dell’imposta di bollo, delle imposte ipotecaria e catastale, dei tributi speciali catastali e delle tasse ipotecarie, per gli atti assoggettati all’imposta di registro e all’imposta sulle successioni e donazioni e per le conseguenti formalità da eseguire presso il catasto e i registri immobiliari”

potrebbe indubbiamente comportare una facilitazione di calcolo non indifferente.

Il problema del rischio errore però si annida proprio nello strumento dell’autoliquidazione. Proseguiamo un attimo con l’iter attuale: fatti tutti questi pagamenti, gli eredi trasmettono la dichiarazione di successione al Fisco. Quest’ultima calcola l’importo dell’imposta di successione.

Che cosa succederebbe se invece il calcolo venisse, come vuole fare la legge delega, affidato al contribuente sotto sua responsabilità? Il rischio di errori sale inevitabilmente. Possiamo sacrificare la certezza dei calcoli in nome di una velocizzazione del sistema?