Il reddito di cittadinanza è stato un flop. A dirlo non è solo il leader di Italia dei Valori Matteo Renzi attaccando gli alleati di governo in un acceso dibattito di queste ultime ore, ma anche i numeri. Solo l’1,7% dei beneficiari ha effettivamente trovato lavoro confermando che è meglio stare a casa sul divano che fare qualcosa per il Paese.

Secondo i dati dell’Osservatorio dell’Inps aggiornato a inizio mese, sono 1 milione e 119 mila le domande di reddito e pensione di cittadinanza accolte dall’Inps.

Quelle presentate erano state 1 milione 677 mila, quindi il tasso di accoglimento si è attestato al 67% e ci sono ancora 113 mila pratiche in lavorazione (6,7%), mentre 445 mila (26%) sono state respinte o cancellate. Il reddito di cittadinanza va a 2,5 milioni di persone circa, per un importo medio poco sotto i 500 euro.

Abolire il reddito di cittadinanza per tagliare le tasse

E’ necessario abolire il reddito di cittadinanza – tuona Renzi – affinché il governo trovi le risorse necessarie per tagliare le tasse e riformare l’Iva. Perché si è già visto che, non solo non ci sono risorse per fare queste importanti riforme, ma mancano pure i soldi per sostenere il taglio del cuneo fiscale nel 2021. Finora per il reddito e la pensione di cittadinanza sono stati spesi 4 miliardi e 358 milioni di euro circa. E’ quanto emerge dalle tavole dell’Osservatorio Inps aggiornate a tutto gennaio, sommando gli importi erogati per il sussidio dal mese di avvio, ovvero da aprile. Nel 2019 l’esborso è rimasto sotto la soglia dei 4 miliardi, risultando pari a 3 miliardi 849 milioni di euro a fronte dei 5,6 miliardi stanziati nella legge di bilancio per il 2019: è stato quindi maturato un risparmio di quasi 1,8 miliardi.

Più risorse a tutela dell’occupazione

E’ fondamentale – prosegue Renzi – che le risorse impiegate per il reddito e la pensione di cittadinanza vengano investite nelle aziende affinché possano abbattere il costo del lavoro e assumere personale senza ricorrere a contratti di lavoro precario o capestro che rendono instabile l’occupazione in Italia.

Col rischio, poi, che alla fine debba ancora intervenire lo Stato con gli ammortizzatori sociali spendendo ancora più soldi. Non è col reddito di cittadinanza – conclude Renzi – che si stimola l’economia e la crescita, anzi, tutto il contrario. Si è visto che la gente preferisce stare a casa piuttosto che cercare lavoro e le figure dei navigator non sono servite a nulla se non ad appesantire ulteriormente la spesa pubblica.

Gli effetti del reddito di cittadinanza

A tutti gli effetti il reddito di cittadinanza non ha nemmeno creato i posti di lavoro che dice il governo. Se è vero che quasi 40.000 beneficiari hanno trovato impiego a un anno dall’attivazione del reddito, è altrettanto vero che non tutti i nuovi rapporti lavorativi sono stati attivamente favoriti dalla struttura del reddito di cittadinanza. A spiegarlo ben è l’Anpal, che evidenzia come il 54% dei nuovi impiegati abbia trovato un lavoro entro i primi sei mesi dal riconoscimento della misura. Il che significa che nella maggior parte dei casi il reimpiego è arrivato prima dell’entrata in servizio dei navigator, avvenuta solo nel settembre 2019. Ad oggi, secondo Anpal, i navigatori hanno offerto ai beneficiari di reddito di cittadinanza circa 10.000 tra “vacancies e opportunità formative/orientative”, proposte che non sono necessariamente di lavoro e ovviamente non tutte andate a buon fine.