La pace contributiva è una delle misure più importanti che il governo ha deciso di introdurre con la legge di Bilancio. Ma è una misura passata sotto traccia o quasi, perché non ha ricevuto quella popolarità che per esempio è stata data alla quota 103 o all’Ape sociale. Eppure è una misura che può tornare utile a molti lavoratori. Ma è necessario approfondire l’argomento, perché la misura è particolare.

“Gentile redazione, volevo chiedervi se sfruttando la pace contributiva posso andare in pensione subito. Mi spiego meglio.

Ho 16 anni di contributi versati e a maggio del 2024 compio 67 anni di età. Se recupero 4 anni con la Pace Contributiva posso andare in pensione? Credo di averne diritto perché ho iniziato a lavorare nel 1997 e ho diversi anni senza contributi.”

“Buonasera, vi chiedo aiuto. A gennaio faccio 67 anni e mi mancano 14 mesi per completare i 20 anni di contributi. Mi hanno fatto i conteggi e dovrei versare 3.000 euro circa di contributi volontari. Con la Pace Contributiva nel 2024 potrò fare lo stesso? Mi piace l’idea di poter pagare a rate il riscatto. Se uso la nuova misura posso andare in pensione come compio gli anni?”

Pace contributiva solo per chi non ha versamenti al 31 dicembre 1995

La pace contributiva è una misura che non riguarda la generalità dei lavoratori. Infatti bisogna essere totalmente dentro il regime contributivo. Parliamo di soggetti il cui primo contributo versato, a qualsiasi titolo, è successivo al 31 dicembre 1995. Significa che anche il servizio militare riscattato o un contributo figurativo antecedente il 1996, facendo venire meno lo status di contributivo puro, fanno perdere il diritto a questa misura.

Che è una valida possibilità di andare a riempire i periodi di vuoto contributivo, per renderli utili alla pensione. E parliamo sia di diritto alla pensione, che di misura del trattamento pensionistico. Perché una volta riscattati questi vuoti, i contributi diventano utili sia per chi cerca di arrivare ai requisiti minimi per andare in pensione, che per chi vuole prendere una pensione più corposa.

Il recupero di 5 anni di contributi a rate? ecco chi non può sfruttare la dilazione della Pace Contributiva

Per Pace Contributiva si intende la possibilità data ai contribuenti, di rendere buoni per le pensioni, anche alcuni anni non coperti da contributi, sia effettivi che figurativi. Una precisazione questa che va fatta necessariamente. Perché i periodi da riempire non devono essere vuoti per cause diverse dalla completa assenza di attività lavorativa o ammortizzatori sociali. In altri termini, non si può coprire un periodo di vuoto contributivo che dipende per esempio, da mancati versamenti del datore di lavoro.

Inoltre, i periodi che è possibile, di fatto riscattare, devono essere compresi tra l’anno del primo accredito e l’anno dell’ultimo accredito. Per esempio, un lavoratore che ha iniziato a lavorare a maggio del 2000 e finirà a maggio del 2024, potrà riscattare tutti i periodi di vuoto e fino a massimo 5 anni, compresi tra il 1° gennaio 2000 ed il 31 dicembre 2024.

Rate, detrazione e altri vantaggi della pace contributiva per la pensione 2024 e 2025

Si possono riscattare massimo 5 anni quindi, ma a spese proprie. Il lavoratore infatti deve versare il corrispettivo necessario a coprire di contributi questi periodi carenti da questo punto di vista. Per il calcolo, la base è la retribuzione lorda utile ai fini previdenziali degli ultimi 12 mesi. E si deve applicare l’aliquota in vigore nel Fondo a cui si chiede di applicare questo riscatto (per esempio, il 33% nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, ndr).

Quindi, si tratta per il lavoratore di versare i contributi in modo autonomo e a proprie spese. Con la misura che offre però una opportunità abbastanza allettante, perché si può versare l’intero corrispettivo a rate. Infatti con la pace contributiva il lavoratore può versare fino a 120 rate mensili e quindi in 10 anni.

Con il vantaggio aggiuntivo di poter scaricare dal reddito ciò che si versa.

Ma non tutti possono sfruttare l’occasione della dilazione del pagamento. Perché alla pari dei classici contributi volontari o per gli altri contributi da riscatto, per andare in pensione questi versamenti devono essere ultimati. per esempio, i nostri due lettori, sono accomunati dallo stesso destino. Puntando alla pensione già nel 2024, non potranno certo scegliere il pagamento rateale e andare subito in pensione. Dovranno ultimare i pagamenti entro la data del compimento dei loro 67 anni se vogliono rientrare nelle misure pensionistiche che hanno scelto.

Cifre esorbitanti per il riscatto di 5 anni di contributi

Per chi deve recuperare 5 anni di contributi la spesa può essere ingente. La pace contributiva permette però di riscattare il periodo scoperto che serve alle esigenze del diretto interessato. Chi deve recuperare solo un anno può anche arrivare a pagare tutto e subito l’onere del riscatto.

Dal momento che il governo ha riproposto la misura per il biennio 2024-2025, evidente che si tratta di una misura che può servire a chi si trova a dover riscattare pochi mesi di contribuzione. In modo tale da pagare cifre abbordabili e perfino a rateizzare l’esborso.

Chi deve andare in pensione subito nel 2024, si potrebbe trovare a dover versare cifre difficili da sopportare, soprattutto senza il vantaggio della dilazione. Perché aspettare il termine della rateizzazione posticiperebbe di molto la pensione.