Come trovare lavoro? Per prima cosa serve scrivere un curriculum… oppure no? Il cv non serve più o almeno questo è, in molti casi, quello che emerge dai dati Istat sulle più recenti assunzioni in Italia. E allora come si scelgono i candidati da assumere? Con un altro vecchio sistema che, evidentemente, non è caduto in disuso: la raccomandazione.

Raccomandati: l’89% di chi trova lavoro lo è

Questa parola racchiude in sé due accezioni non del tutto coincidenti nel significato: in senso più dispregiativo si riferisce all’agevolazione di un candidato, a prescindere dalle sue competenze, solo per vincoli di parentela o di amicizia comuni.

E’ una piaga purtroppo difficile da estirpare. Ma nel mondo del lavoro esiste anche una raccomandazione più velata, e forse moralmente più accettabile, che di fatto tiene conto del cv verbale più che di quello scritto. Secondo i dati Istat la ricerca del lavoro è sempre più affidata a canali informali: l’89% delle persone, ovvero il 2,3% in più rispetto allo scorso anno, ammette di avere accesso al colloquio di lavoro per intermediazione di amici e parenti.

La raccomandazione è più influente del curriculum?

Per il datore di lavoro si tratta di una questione di fiducia: assumere persone presentate da conoscenze in comune rappresenta una garanzia di affidabilità. La pratica è intuitivamente più diffusa nelle realtà più piccole, sia a livello ambientale che lavorativo, quindi paesi o aziende a gestione familiare. Nelle grandi aziende e negli ambienti di lavoro internazionali invece si chiama “refer a friend” e si basa sulla presentazione da parte di un dipendente di un conoscente esterno: il sistema è istituzionalizzato tanto che sono previste anche commissioni per l’intermediario che aiuta il datore di lavoro nella ricerca del candidato ideale.

Quest’ultimo però