PRESSIONE FISCALE ITALIA A LIVELLI RECORD 

Nei precedenti interventi abbiamo già parlato della pressione fiscale italiana, che nel 2012 raggiungerà il livello record del 43,8 per cento. Una situazione abbastanza difficile quindi, aggravata anche dalle ultime statistiche che vedono l’Italia, insieme ad Estonia, Malta, Slovenia e Cipro come gli unici paesi dove la pressione fiscale è aumentata negli ultimi anni. Occorre però rimarcare il fatto che sebbene l’Italia sia uno dei paesi che nel 1957 hanno aderito alla comunità europea, gli altri paesi hanno dovuto fare notevoli sacrifici economici per rientrarci ( è questo uno dei motivi dell’aumento della pressione fiscale in questi paesi).

REINTRODUZIONE ICI PRIMA CASA

Con il nuovo governo , come preannunciato dal neo premier Mario Monti, verranno effettuati nuovi interventi in materia di tassazione e fisco. Tra i primi obiettivi del governo tecnico vi è sicuramente quello di reintrodurre l’Ici per la prima casa e di aumentare l’imposta sul valore aggiunto. L’intervento sull’ici ( che in futuro avrò natura locale a seguito dell’introduzione di diversi decreti fiscali e prenderà il nome di Imu), vale almeno 3,5 miliardi di euro al netto degli aumenti previsti grazie alla rivalutazione delle rendite catastali ( che ricordiamo sono ferme sin dal 1996). Ad esempio un aumento del 10 per cento, produrrebbe per l’erario un incasso  di circa 4,7 miliardi di euro ( compreso le prime case), mentre se la revisione raggiunge quota 20 per cento l’incasso sarebbe di circa 6 miliardi di euro.

AUMENTO IVA: PER ORA SOLA UNA IPOTESI

Ancora più corposo il capitolo relativo all’imposta indiretta. Un aumento dell’iva  di un punto percentuale ( che porterebbe l’aliquota ordinaria al 22 per cento e l’aliquota agevolata all’11 per cento) permetterebbe allo Stato di incassare circa 6 miliardi di euro. Tuttavia non è così scontato che un intervento sull’iva si concretizzi con l’aumento di un punto percentuale.

Potrebbe anche essere studiato un sistema che permette un aumento di 2 punti dell’aliquota e particolari sgravi ed agevolazioni per i redditi più bassi.

Pertanto una correzione dell’ici ed una conseguente modifica dell’iva, potrebbe permettere all’erario di incassare oltre 16 miliardi di euro. Naturalmente i maggiori incassi dovrebbero essere destinati all’abbattimento del debito pubblico e a risorse per la crescita. Inoltre vista la situazione di decrescita economica attuale, la pressione fiscale tende ad aumentare anche se le tasse rimangono stabili. Per cui occorrerà agire sulla leva fiscale e sui tributi in particolare, anche in virtù del fatto che le tasse applicate sugli immobili, in media, sono al disotto del livello medio europeo.

L’introito potrebbe ad esempio essere destinato a coprire l’eccessivo divario che si è venuto a creare tra quanto percepiscono netto in busta paga i lavoratori e quanto spendono le aziende per lavoratore. Su tale versante occorre ricordare che la media europea a livello Ocse è del 30,2 per cento ( percentuale dello stipendio di un lavoratore medio che viene destinato a tasse e contributi), a fronte di un 37,2 per cento che si registra in Italia. Altro indicatore da tenere sempre sott’occhio è poi l’inflazione, visto che ad esempio già l’aumento di un punto percentuale iva ha fatto balzare l’inflazione allo 3,4 per cento su base annua

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