“Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario“, affermava Steve Jobs. Proprio l’istinto e il coraggio, in effetti, accompagnano i titolari di partita Iva che decidono di mettersi in gioco pur di portare avanti il proprio progetto lavorativo.

Un compito indubbiamente non semplice, anche perché bisogna fare i conti con le possibili difficoltà che il lavorare in proprio può portare con sé.

Tra queste si annoverano la ricerca di clienti, la formazione continua, l’investimento di denaro e il dover star dietro la burocrazia. A tal proposito, ad esempio, si ricorda che il governo Meloni, grazie alla Legge di Bilancio 2023, ha introdotto dei nuovi requisiti per accedere al regime forfettario. Ecco di quali si tratta.

Chi può accedere al regime forfettario: i requisiti

Nel corso del 2023 si deve fare i conti con delle novità sul regime forfettario. Soffermandosi sui requisiti, infatti, così come si evince anche dal sito dell’Agenzia delle Entrate, possono accedere a tale regime i contribuenti che nel corso dell’anno precedente hanno contemporaneamente:

  • conseguito ricavi o percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a 85.000 euro (il precedente importo di 65.000 euro è stato così modificato dalla Legge di Bilancio 2023). Se si esercitano più attività, contraddistinte da codici Ateco differenti, occorre considerare la somma dei ricavi e dei compensi relativi alle diverse attività esercitate
  • sostenuto spese per un importo complessivo non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costituito da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari”.

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Una volta visti i requisiti per accedere al regime forfettario, è bene soffermarsi su alcune peculiarità di quest’ultimo.

Entrando nei dettagli è bene ricordare che in caso di passaggio dal regime ordinario a quello forfettario, nella dichiarazione Iva precedente l’applicazione del regime bisogna barrare il rigo VA14.

Per quanto riguarda le fatture, invece, i forfettari non devono pagare l’Iva. In alternativa devono apporre un’imposta di bollo da euro due euro per importi superiori a 77,47 euro. Nel caso in cui un forfettario emetta per errore una fattura con Iva, non deve preoccuparsi. Questo, infatti, non viene considerato come la manifestazione di voler passare al regime ordinario. Bisogna ovviamente rimediare il prima possibile all’errore attraverso una nota di credito.