Il legislatore, come noto, riconosce la c.d. detrazione fiscale per familiare a carico. Si tratta di uno sgravio fiscale “forfettario” dall’imposta sul reddito previsto laddove tra i familiari ci siano soggetti che nell’anno d’imposta non superano una determinata soglia di reddito annuo.

Il lavoratore dipendente, in linea generale, comunica nell’anno alla propria azienda se ha familiari a carico. In questo modo, il datore di lavoro, applica già la detrazione fiscale in busta paga. Tuttavia, potrebbe accadere che, per la fine dell’anno, quel familiare abbia superato la soglia di reddito per considerarsi a carico del lavoratore.

Questo significa che il lavoratore non ha diritto alla relativa detrazione e ha due strade percorribili:

  • comunicare all’azienda di togliere quel familiare a carico e, restituire, in sede di conguaglio IRPEF sullo stipendio di dicembre, la detrazione goduta nell’anno;
  • oppure restituire detta detrazione direttamente in sede di dichiarazione redditi.

I requisiti per avere un familiare a carico

Il mese di dicembre, dunque, è anche quello in cui il lavoratore farebbe bene a verificare se il familiare messo a carico abbia o meno rispettato il limite reddituale previsto dalla legge.

Andando nel dettaglio della verifica, con riferimento all’anno d’imposta 2023, un contribuente può considerare fiscalmente a proprio carico il familiare che, nello stesso anno d’imposta 2023 ha posseduto un reddito complessivo:

  • uguale o inferiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili;
  • oppure uguale o inferiore a 4.000 euro, al lordo degli oneri deducibili, se trattasi di figli di età non superiore a 24 anni (il requisito anagrafico è soddisfatto anche se verificato per una sola parte dell’anno).

Per i figli, fino a 21 anni di età, ricordiamo che, la detrazione per familiare a carico è sostituita dall’assegno unico pagato dall’INPS.

Quali familiari

In merito ai familiari che, nel rispetto delle citate soglie di reddito, possono considerarsi fiscalmente a carico di un lavoratore, rientrano:

  • il coniuge non legalmente ed effettivamente separato;
  • i figli (compresi i figli adottivi, affidati o affiliati) indipendentemente dal superamento di determinati limiti di età e dal fatto che siano o meno dediti agli studi o al tirocinio gratuito.

I predetti familiari possono considerarsi a carico anche se non convivono con il contribuente.

Viceversa, invece, possono considerarsi a carico solo se vivono con quest’ultimo, anche:

  • il coniuge legalmente ed effettivamente separato;
  • discendenti dei figli;
  • genitori (compresi quelli adottivi);
  • generi e le nuore;
  • suocero e la suocera;
  • fratelli e le sorelle (anche unilaterali);
  • nonni e le nonne.

Familiari a carico, la verifica di fine anno

Come detto più volte, il lavoratore a fine 2023 deve verificare che i familiari indicati al datore di lavoro come fiscalmente a carico non abbiano avuto un reddito 2023 superiore ai limiti indicati. A questo proposito dalle istruzioni al Modello 730, si evince che, alla verifica di detti limiti non concorrono solo i redditi da lavoro percepiti nell’anno 2023 dal familiare ma anche quelli che lo stesso familiare ha percepito con riferimento a:

  • reddito dei fabbricati assoggettato alla cedolare secca sulle locazioni;
  • retribuzioni corrisposte da Enti e Organismi Internazionali, Rappresentanze diplomatiche e consolari, Missioni, Santa Sede, Enti gestiti direttamente da essa ed Enti Centrali della Chiesa Cattolica;
  • quota esente dei redditi di lavoro dipendente prestato nelle zone di frontiera ed in altri Paesi limitrofi in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto lavorativo da soggetti residenti nel territorio dello Stato;
  • reddito d’impresa o di lavoro autonomo assoggettato ad imposta sostitutiva del regime forfettario o di vantaggio.

Se la somma di tutto supera la soglia (di 2.842,51 ovvero 4.000 euro), il familiare non può considerarsi fiscalmente a carico del lavoratore per l’anno d’imposta 2023. E dovrà restituire al fisco la relativa detrazione laddove goduta.