Gli accordi dell’Italia nell’ottica di lotta all’evasione fiscale con alcuni Paesi, hanno portato all’aggiornamento della black list dei paradisi fiscali. Svizzera, Liechtenstein e Montecarlo hanno favorito il rientro dei capitali facendo cadere il segreto bancario e la voluntary disclosure ha evitato il raddoppio delle sanzioni.     Lussemburgo, San Marino e Città del Vaticano avevano già siglato un’intesa per lo scambio di informazioni anteriore alla legge 186 del 2014. In questo modo la mappa dei paradisi fiscali si focalizza sui Paesi extra Europei, soprattutto isole tropicali.

E’ qui che trovano rifugio più comunemente negli ultimi tempi i capitali in fuga dal Fisco italiano. La possibilità di siglare le intese tra l’Italia e gli Stati della black list è scaduta alla mezzanotte del 2 marzo 2015. Anche Singapore e gli Emirati Arabi, oltre al Principato di Monaco, hanno aderito al Csr (Common Reporting Standard). Si attende la firma di Panama, Filippine, Portorico e Oman e non si esclude quella di Ecuador e Libano. Nella black list dei paradisi fiscali troviamo tra gli altri Granada, Costarica, Liberia e Sant’Elena.

Segreto bancario e accordi Italia-Svizzera: aspetti contradditori

Ovviamente questa mappa aggiornata non va vista come una linea guida per evasori in cerca di paradisi fiscali ma serve a dare un’idea di come si muovono i capitali all’estero. E se si guarda senza dubbio con favore ad accordi per superare il limite del segreto bancario, non sfuggono alcuni effetti contraddittori della vicenda. Partiamo dal più macroscopico: neglie effetti Stati come Svizzera e Lietchenstein verranno considerati come se fossero in “white list” e quindi godranno di un trattamento sanzionatorio più favorevole. Gli illeciti compiuti dal 2005 al 2009 cadranno in prescrizione visto che per la Confederazione dalla “black list” non si applicherà più il raddoppio del termine massimo di accertamento delle violazioni tributarie.