L’IMU colpisce gli immobili e tra questi anche le case. La paga il proprietario o chi ha sull’immobile altro diritto reale di godimento (usufrutto, enfiteusi, ecc.). È di competenza comunale e se la casa è adibita ad abitazione principale ci sono delle agevolazioni.

Non si paga IMU se l’abitazione principale appartiene a categoria catastale NON di lusso. Quindi, deve essere diversa da categoria catastale A/1, A8 e A/9. Se, invece, l’abitazione principale è di lusso, allora l’IMU è dovuta, anche se con delle agevolazioni, ossia aliquota più bassa e detrazione di 200 euro.

Per comprendere, tuttavia, quando scatta esenzione c’è da capire quando una casa può essere definita “abitazione principale”.

Abitazione principale nell’IMU: servono residenza e dimora

Secondo la legge IMU (commi 738-783 legge di bilancio 2020), per abitazione principale si intende l’immobile in cui il possessore ha “residenza e dimora abituale” (comma 741 lett. b).

Dunque, perché una casa sia considerata abitazione principale ai fini IMU devono essere rispettate due condizioni in capo al possessore:

  • deve aversi stabilito “residenza anagrafica”;
  • e deve averci stabilito anche “dimora abituale”.

Se manca una delle due, quell’immobile non potrà godere di esenzione IMU abitazione principale o delle agevolazioni laddove di categoria di lusso.

La giurisprudenza conferma

Il concetto appena espresso trova conferma anche in giurisprudenza ed in particolare nella Sentenza 2009/2022 della Cassazione. In quella sede i giudici hanno rimarcato la circostanza secondo cui

l’abitazione principale ai fini IMU è solo quella in cui il soggetto passivo ha stabilito la propria residenza e dimora abituale essendo altresì irrilevante dove abbiano residenza e dimora gli altri componenti del nucleo familiare.

Ciò ha anche modificato lo scenario della doppia abitazione principale per i coniugi. Cosa in passato negata.

Abitazione principale IMU, la dimostrazione della “dimora abituale”

A volte capita che, al solo fine di beneficiare dell’esenzione, il contribuente stabilisca la residenza anagrafica in un immobile lasciando “di fatto” la dimora abituale altrove.

Si pensi, ad esempio, al caso di Antonio che è proprietario di una casa. Questi passa la residenza in tale casa ma effettivamente continua a vivere con i genitori nella casa di proprietà di questi ultimi.

In circostanze di questo tipo, il comune riesce facilmente ad accertare la residenza. Cosa più complicata è, invece, per l’ente accertare che “effettivamente” tutti i giorni Antonio dimora in quella casa.

Un controllo, in tal senso, potrebbe essere fatto ad esempio, sulla base delle risultanze dei consumi delle utenze (elettricità, acqua, gas, ecc.). Bollette del gas e luce esigue dimostrerebbero che quella casa non è abitata con “abitudine”. Ecco perché, è sempre consigliabile per il contribuente conservare copia di dette bollette per dimostrare la propria dimora abituale nell’abitazione.

Altra precisazione da fare è che, essendo l’IMU un tributo dovuto in base ai mesi di possesso nell’anno solare, l’esenzione/agevolazione si applica limitatamente ai mesi dell’anno per i quali l’immobile è stato adibito ad abitazione principale. Quindi, con riferimento ai mesi dell’anno per i quali il contribuente ha fissato in quell’immobile sia residenza che dimora abituale. A questo fine si considera per intero il mese in cui il possesso si è protratto per più della metà dei giorni di cui il mese stesso si forma.

Riassumendo…

  • la legge sull’IMU prevede esenzione abitazione principale di categoria catastale NON di lusso e agevolazioni per quella di lusso
  • l’abitazione principale ai fini IMU è quella in cui il possessore ha residenza anagrafica e dimora abituale
  • se manca la residenza anagrafica e/o la dimora abituala l’immobile non può considerarsi abitazione principale
  • la dimora abituale può dimostrarsi, ad esempio, col le bollette delle utenze.