La riforma delle pensioni di Elsa Fornero ha pesantemente inasprito i requisiti per andare in pensione. Questo luogo comune o dato di fatto, produce come sempre la voglia di riformare il sistema nuovamente. Per rispondere alle esigenze dei lavoratori che pretendono uscite anticipate dal mondo del lavoro. Ma se qualcuno dicesse che proprio la Legge Fornero ha prodotto misure che consentono di andare in pensione prima? La conferma arriva dal fatto che l’età media di uscita dal mondo del lavoro non arriva a 62 anni.

Un autentico paradosso se si pensa che la pensione di vecchiaia ha una età anagrafica di 67 anni. Ma sono le tante misure in vigore che consentono un pensionamento anticipato a rendere l’età media della pensione più bassa rispetto ad un credo collettivo che vede le pensioni allontanarsi nel tempo. Oggi più che rispondere ad un solo quesito di un nostro lettore, facciamo il punto della situazione parlando di tutte le misure di pensionamento anticipato che essendo molto sfruttate, portano l’età media di uscita molto più bassa dell’età pensionabile vigente.

Ecco perché si può andare in pensione prima, e stranamente la legge Fornero da una mano

In primo luogo, abbassano l’età media di uscita dal lavoro quelle misure che non hanno limiti di età. La pensione anticipata ordinaria e la pensione con quota 41 per i precoci sono le due misure che hanno discrete possibilità di uscire a 60 anni di età (ma anche prima o leggermente dopo). Perché il lavoratore che ha trovato una carriera costante e continua nel tempo, se ha iniziato a lavorare presto come età, ha tutte le possibilità di raggiungere l’uscita intorno ai 60 anni. La pensione anticipata ordinaria si centra con:

  • almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
  • almeno 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne;
  • minimo 35 anni di contributi effettivi e neutri da contributi figurativi da malattia o disoccupazione.

Per quanto riguarda la pensione anticipata per i precoci, meglio conosciuta come quota 41 precoci, i requisiti sono:

  • Almeno 41 anni di contributi previdenziali versati a prescindere dal genere;
  • Almeno un anno di contributi versati prima del compimento dei 19 anni di età anche se discontinuamente;
  • minimo 35 anni di contributi effettivi e neutri da contributi figurativi da malattia o disoccupazione.

 

Come arrivare ad uscire a 60 anni con le misure distaccate dai limiti anagrafici

Iniziare a lavorare presto, magari a 18 anni, se la carriera è stata costante, può davvero servire per anticipare di molto la pensione.

E addirittura a 60 anni di età. Questo è ciò che per esempio è possibile per chi esce con la quota 41 per i precoci. Perché una carriera iniziata a 18 anni consente di maturare il requisito di un anno di contribuzione versata prima dei 19 anni di età. E 41 anni di lavoro in aggiunta ai 18 anni dell’inizio della carriera, permetterebbero l’uscita già a 59 anni di età. Che diventano poco meno di 60 per le donne con la loro pensione anticipata ordinaria con 41 anni e 10 mesi di contributi. E poco meno di 61 anni per gli uomini che invece devono raggiungere i 41 anni e 10 mesi per le pensioni anticipate ordinarie.

APE sociale, opzione donna e le quote, tutto serve per accorciare l’età media di uscita dal lavoro

Ma se le pensioni anticipate ordinarie sono misure nate con la legge Fornero che le coniò in sostituzione delle vecchie pensioni di anzianità, anche alcune misure alternative oggi in vigore hanno una età minima di uscita che agevola i lavoratori. La quota 103 di oggi per esempio. Che consente di uscire dal lavoro ben 5 anni prima dei requisiti di vecchiaia ordinari. Infatti con la quota 103 i requisiti sono:

  • almeno 62 anni di età;
  • almeno 41 anni di contributi versati.

La stessa età di uscita della vecchia quota 100, misura ormai cessata nel 2021.

Anche in quel caso, la misura ha permesso quindi la quiescenza con 5 anni di anticipo e nello specifico con:

  • almeno 62 anni di età;
  • almeno 38 anni di contributi versati.

Prima della quota 103 e dopo la quota 100, con una validità di un solo anno, c’è stata la quota 102, che ha permesso un anticipo di due anni peggiore delle altre due misure per quotisti e cioè con:

  • 64 anni di età;
  • 38 anni di contributi versati.

Pensioni in deroga, l’età pensionabile si abbassa

A 63 anni, ma solo per determinate categorie invece, si può ancora oggi lasciare il lavoro (misura nata nel 2017), con l’APE sociale. Bastano 30 anni di contributi per invalidi, disoccupati e caregiver. Invece ne bastano 32 per i lavoratori edili o per i ceramisti, e 36 anni per tutti gli altri gravosi. Opzione donna negli anni ha permesso uscite agevolate già a partire dai 58 anni. Ma solo per le lavoratrici dipendenti fino al 2022, e solo per licenziate o alle prese con aziende in crisi, nel 2023. A 59 anni potevano uscire invece fino al 2022, le lavoratrici autonome. Stessa età di uscita oggi ammessa alle lavoratrici invalide o caregivers, con almeno un figlio avuto. Senza figli queste lavoratrici possono andare in pensione con opzione donna a 60 anni. Con due o più figli avuti invece uscita per invalide e caregivers a 58 anni. Per tutte le varie formule di opzione donna, servono sempre 35 anni di contributi versati. Infine, la pensione anticipata per chi non ha contributi versati prima del 1996, si può prendere a 64 anni. E bastano solo 20 anni di contributi. Ma allo stesso tempo la pensione deve essere di importo pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale per essere liquidata. Si chiama pensione anticipata contributiva.