La riforma Fornero continua ad essere pienamente in vigore e lo sarà anche nel 2024. Ciò che ha fatto il governo nell’ultima Legge di Bilancio infatti non produce certo il superamento della tanto discussa riforma del governo Monti/Fornero. Solo piccoli interventi tampone, con proroghe di alcune misure pensionistiche con alcuni correttivi penalizzanti per i lavoratori. Dove è finito il tanto atteso superamento della legge Fornero che per esempio Salvini promise già nella scorsa legislatura?

Bella domanda questa, perché il superamento della riforma Fornero anche nel 2024 non ci sarà.

Ma qualche lavoratore, rientrando nelle giuste misure e avendo gli giusti requisiti, potrà fare tutto da solo. Ovvero, dribblare i pesanti requisiti delle misure ordinarie collegate a doppio filo alla legge Fornero.

“Salve, sono Pamela, e ho da porvi alcune domande. Sono stata riconosciuta invalida in misura pari all’80%. Ho una mano che non ha più i tendini e di conseguenza non posso più fare la sarta. Un lavoro che mi piace ancora e che svolgo da tempo. Ho 25 anni di contributi versati e nel 2024 compio 56 anni di età (esattamente il 30 giugno). Secondo voi posso avere diritto alla pensione per gli invalidi?”

Ecco come garantirsi la pensione già a 56 anni per i nati nel 1968

A 56 anni in pensione nel 2024 è una cosa possibile. Potrà sembrare strano, ma chi è nato nel 1968 può davvero andare in pensione. Altro che legge Fornero. Infatti per alcuni lavoratori la pensione può arrivare ben prima dei 67 anni. Età che oggi rappresenta la soglia utile alle pensioni di vecchiaia ordinarie. E con carriere ben più corte dei 42 anni e 10 mesi per gli uomini o dei 41 anni e 10 mesi per le donne, che valgono per la pensione anticipata ordinaria.

La legge Fornero nel 2012 cancellò le pensioni di anzianità che consentivano di accedere alla quiescenza con 40 anni di contributi senza limiti di età.

E introdusse le pensioni anticipate, sempre senza limiti anagrafici, ma con i requisiti prima citati che per gli uomini sfiorano i 43 anni di contributi. E le pensioni di vecchiaia che per le donne si centravano fino al 2011, con 60 anni di età. Oggi sono tutte a 67 anni, a prescindere da lavoro svolto e genere.

Ma un invalido può godere della pensione nel 2024 anche a 56 anni. Si tratta delle donne che rientrano nella pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile.

Cosa serve per la pensione con invalidità specifica?

Evitare la Fornero è possibile avendo delle patologie o delle menomazioni fisiche che portano a una invalidità specifica pari almeno all’80%. Per le donne l’età di pensionamento può essere già a 56 anni, mentre per gli uomini a 61 anni. Ma cosa significa invalidità specifica? Si tratta dell’invalidità pensionabile, ovvero quella che porta ad una riduzione della capacità lavorativa di almeno l’80%. Ma per le specifiche mansioni svolte dal diretto interessato.

La nostra lettrice potrebbe esserne il tipico esempio essendo una sarta con una mano non più funzionante. Noi non possiamo dare la certezza assoluta della pensione per lei. Perché l’invalidità deve essere riconosciuta e certificata dalla commissione medica INPS. Ma, a prima vista, sembra che nel 2024 potrà avere tutti i requisiti completati per lasciare il lavoro a 56 anni. Va detto però che la misura prevede una finestra di 12 mesi per prendere il primo rateo di pensione.

I differenti testi normativi

La nostra lavoratrice dice di essere stata riconosciuta invalida all’80%. Non ci dice però se si tratta di invalidità civile e certificata dalla commissione medica delle Asl. Se così fosse, deve presentare domanda di pensionamento secondo la legge 222 del 1984. Infatti il testo di questa normativa recita testualmente che, “si considera invalido, ai fini del conseguimento del diritto ad assegno l’assicurato la cui capacità di lavoro, in occupazioni confacenti alle sue attitudini, sia ridotta in modo permanente a causa di infermità o difetto fisico o mentale”.

Una cosa diversa quindi rispetto all’invalidità civile che viene definita generica. Infatti, secondo i dettami della legge 118 del 1971, cioè quella sull’invalidità civile, “si considerano invalidi civili i cittadini affetti da minorazioni congenite o acquisite da cui deriva una riduzione permanente della capacità lavorativa generica per qualsiasi lavoro”.

Gli esempi di invalidità civile e invalidità pensionabile

A volte i gradi di invalidità sono differenti tra quella civile e quella pensionabile. Ci sono casi in cui l’invalidità generica è più alta di quella specifica e viceversa. Per esempio, se un lavoratore fa il centralinista, potrebbe avere una invalidità civile più alta di quella pensionabile per menomazioni ad una mano come quella che ha la nostra lettrice.

Invece, al contrario, se il lavoro che svolge ha nelle mani lo strumento fondamentale (e ipotizziamo che per la sarta sia così), potrebbe essere anche il contrario, con l’invalidità specifica più alta di quella civile. Differenze che si materializzano anche dal punto di vista dell’organismo accertatore. Per l’invalidità pensionabile infatti è l’INPS a certificarla.

Se il lavoratore è riconosciuto invalido almeno all’80%, può accedere alla pensione già a partire dai 56 anni di età o dai 61 anni di età, rispettivamente se il richiedente è donna o uomo. E basta una carriera contributiva come quella minima delle pensioni di vecchiaia. Infatti bastano 20 anni di versamenti.