Fino a quando il Fisco può richiedere il pagamento del canone Rai non pagato? Come canta Mahmood: “Ho capito in un secondo che tu da me volevi solo soldi, soldi”. I soldi, in effetti, sono necessari per ottenere i vari beni e servizi di nostro interesse. Ne sono un chiaro esempio i canali televisivi a cui, a conti fatti, non si accede in modo gratuito.

Innanzitutto bisogna avere a propria disposizione una televisione. Si deve inoltre pagare l’energia elettrica necessaria a permettere il relativo funzionamento.

Se tutto questo non bastasse, tutti coloro che possiedono un apparecchio televisivo presso la propria abitazione devono provvedere a pagare il canone Rai, a meno che si abbiano i requisiti per l’esenzione.

Dopo quanti anni possono richiederti il canone RAI non pagato

Considerata la tassa più odiata dagli italiani, sono tanti i cittadini che nel corso degli anni hanno cercato di fare i furbi evitando di effettuare il relativo pagamento. Proprio per cercare di contrastare tale fenomeno, a partire dal 2016 la tassa sulla TV di Stato si addebita direttamente nella bolletta della luce.

Non mancano comunque coloro che riescono a evitare il relativo pagamento. A tal fine, ad esempio, utilizzano un bollettino attraverso cui pagano solamente la quota inerente l’energia elettrica.

Un comportamento che non passa di certo inosservato agli occhi del Fisco che può pertanto decidere di inviare dei solleciti e in seguito delle cartelle esattoriali. Ma dopo quanti anni possono essere richiesti i soldi per il canone Rai non pagato?

A fornire chiarimenti in merito ci ha pensato di recente la Corte di Cassazione attraverso l’Ordinanza numero 33213 datata novembre 2023. Per l’occasione i giudici hanno dovuto esaminare il caso di un uomo che ha impugnato le cartelle esattoriali inerenti crediti erariali e tributi locali, rivendicando l’intervenuta, a suo dire, prescrizione quinquennale.

Tale ricorso è stato accolto in primo grado. Inoltre è stato rigettato l’appello del Concessionario della riscossione che per questo motivo ha deciso di fare ricorso in Cassazione. Quest’ultima ha quindi fatto sapere che in assenza di una determinata norma derogatoria bisogna applicare quanto previsto dall’articolo numero 2946 del codice civile. Stando a quest’ultimo:

“Salvi i casi in cui la legge dispone diversamente, i diritti si estinguono per prescrizione con il decorso di dieci anni”.

Ne consegue, pertanto, che il canone Rai va in prescrizione dopo dieci anni. Trascorso tale lasso temporale non possono più essere richiesti i soldi per il mancato pagamento di tale tassa.

I crediti erariali si prescrivono dopo dieci anni

Entrando nei dettagli si ricorda che non può essere applicata la prescrizione a cinque anni per i pagamenti periodici. Questo perché, come spiegato già nel 2022 su Fisco Oggi, la rivista online dell’Agenzia delle Entrate:

“In tema IRPEF, IVA, IRAP ed imposta di registro, il credito erariale per la loro riscossione si prescrive nell’ordinario termine decennale assumendo rilievo, quanto all’imposta di registro, l’espresso disposto di cui all’art. 78 del DPR n. 131 del 1986, e, quanto alle altre imposte dirette, l’assenza di un’espressa previsione, con conseguente applicabilità dell’art. 2946 c.c., non potendosi applicare l’estinzione per decorso quinquennale prevista dall’art. 2948 c.c., comma 1, n. 4, per tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi, in quanto l’obbligazione tributaria, pur consistendo in una prestazione a cadenza annuale, ha carattere autonomo e unitario e il pagamento non è mai legato ai precedenti bensì risente di nuove e autonome valutazioni in ordine alla sussistenza dei presupposti impositivi (cfr. Cass. n. 12740 del 2020)”.